*nello stesso istante*
Caro Diario,
Non riesco a mantenere la calma, i troppi sguardi rivolti mentre raccolgo i miei cimeli fanno salire l'irritazione al massimo, se fossi in un cartone animato si vedrebbe il fumo fuoriuscire dalle orecchie.<<Cazzo.>>continua ad imprecare, grattandosi via dalla maglietta la macchia incrostata i caffè.<<Mi devi un lavaggio in lavanderia.>>azzarda, parlandomi con tale arroganza da farmi scattare con lo sguardo nella sua direzione.
Io:<<Non farmi ridere.>>sbotto senza controllo, allacciando la cereria per chiudere il baule.<<Noto che, oltre ad un pessimo carattere, hai anche la mente offuscata. Al massimo, sei te che mi devi mille euro in vestiti eh>>mi picchietto il dito sul mento in maniera beffarda.<<Vediamo. Più o meno, venti libri nuovi. Approssimativamente, ecco.>>afferro quello che rimane del cartoccio di Starbucks e lo stringo forte fra le dita, distruggendo quello che rimane della forma da bicchiere. Guardo la sua espressione rabbiosa e contraccambio lo sguardo gelido, per poi far cadere l'occhio sull'alto orologio di stazione, che segna approssimativamente le undici e un quarto. A quel punto, il viso diventa rosso e la frenesia del ritardo innesca in me un'ansia prematura: a quest'ora dovrei essere già in un bar del centro aspettando con calma e fermezza l'arrivo della ragazza che, di principio, sarà la mia coinquilina e che, secondo gli accorti, mi accompagnerà fino alla UCLA. <<Ascolta, posso dimenticare tutto. Non ho tempo da perdere, oggi mi sento particolarmente buona.>>gli dico senza incrociare quello sguardo fulmineo, mi limito a caricarmi fra le braccia la valigiona scura e ad iniziare a camminare, pregando lentamente che la giovane ragazza non mi aspetti da tanto.
Il problema è avvertire forti dita bloccare il mio polso e il forte profumo di sapone invadermi le narici e non lasciare via di fuga alla mia pelle, provando nel retro del collo forti brividi accusatori, sensazioni potentissime che non dovrei provare.
'Axel, piccola, mantieni la calma.'
Le sue labbra all'orecchio, il suo farmi girare di scatto e farmi fissare i suoi occhi gelidi, il suo continuare a squadrarmi con tale conviene da farmi rabbrividire; è talmente strana questa situazione, perché le gambe tremano? Scuoto il capo e mi riprendo, sgrano gli occhi e tolgo il polso dalla presa della sua mano, mi tocco le labbra istintivamente ma non abbasso il capo, la sua arroganza non avrà la meglio.
'Axel, piccola, fatti valere. Torto o ragione, i tuoi principi non di mettono in discussione.'
La voce di Eddy mi da quel briciolo in più di coraggio, tanto da fare un passo indietro così da non sentire più il suo caldo fiato di menta sul collo.<<Mi devi seriamente un lavaggio in lavanderia, cara 'Mrs. arroganza'.>>quasi sibila le parole, portandomi al limite della sopportazione.nelle orecchie sento solo lo scoccare dell'orologio, ogni attimo segnalato, ogni secondo indica un ritardo maggiore, sento solo le grida del passato. Quello che ho subito per un ritardo mi tortura la mente, non posso rimanere ancora qui immobile, anche solo il pensiero mi fa avvertire nuovamente tutto il dolore.
<<Caro 'Mr. simpatia', se ora non mi lasci andare, inizio ad urlare.>>accennò un sorrisetto soddisfatto, per poi vederne comparire uno pieno d'odio sul suo viso, tra le tenui fossette.* * *
'Basterebbe un attimo, un piccolo istante per farti guardare con i miei occhi, la bellezza del mio mondo. Il che non tratta di droga, di alcolici, il mio universo parla di paesaggi, di musica classica, di canzoni d'amore e di naturalezza. Parla delle piccole cose, i semplici gesti che farebbero la differenza. Il mio mondo parla di me. Parla di te. Parla di noi.'Sento ancora la sua voce, le bellissime parole che leggeva da quel vecchio libro, i brividi mentre mi toccava le mani, mentre sfiorava le mie guance, la mia pelle con le sue dita morbide, appena odoranti del suo profumo preferito. Cammino velocemente per le viuzze della città, mille macchine che scorrazzano a tutta birra sull'asfalto, facendo rispuntare il rumore dei motori, dei clacson ad ogni semaforo mancato, l'educazione nel lasciar passare ogni passante. Vedo l'insegna del bar in lontananza, già mi immagino le parole della giovane, tanto genitale da essere stata la prima ad offrirsi per un passaggio sul sito della scuola. Eh ora, che sono in ritardo, non so neanche come spiegarle l'assenza di Eddy, non ne ho il coraggio, la forza di non piangere mentre ne parlo. Illumino la schermata del telefono premendo il bottoncino d'accensione con il polpastrello dell'indice, voglio vedere ancora una volta il suo viso: ricordare nuovamente , mentre sostengo una camminata veloce, che è grazie a lui se ora sto per raggiungere il mio primo obbiettivo.
*flashback*
Le luci della sala sono spente, il televisore è l'unica fonte di luce; mi stringe forte fra le sue braccia e mentre le vecchie proiezioni scorrono, facendo passare davanti agli occhi immagini su immagini, mi sussurra tutte le sue preoccupazioni.<<Perché mi sento così stupido vicino a te. Te sei così dannatamente intelligente da poter sostenere l'esame di diploma a soli diciassette anni.>>il fatto che mi reputi così superiore alla norma mi fa sentire davvero bene, è come se le tue doti vengano messe in risalto per la prima volta. Non ribatto non perché non ha torto, nonostante parecchie università abbiano mandato fogli d'ammisione, sapendo che ho finito le medie a soli dieci anni e mezzo e che ho dato l'esame per passare alle High University school a soli quindici anni, non vuol dire che io sia ragionevole e sensata; rimango in silenzio solo per pensare alle parole giuste, a come non confondermi fra i termini. Mi dispiace pensare che lui si possa sentire inferiore, lui non è affatto più stupido o meno intelligente, lui ha mille altre doti rispetto a me. Lui mi ha fatto uscire dalla droga, mi ha aiutata ad uscire da quella vita. Lui è migliore di me in tutti i sensi. Il fatto di essere una ragazza con materia grigia superiore alla norma non vuol dire che io sia migliore degli altri. Anzi, io sono il peggio. <<Eddy, per favore, smettila di essere così superficiale. I miei voti, la quantità di studio, non fanno di me una bella persona. Perché, alla fine, cos'è un voto? Cos'è una classe, cos'è l'età? A cosa serve studiare se poi tenti di ammazzarti con le tue stesse mani? A cosa serve sapere il patrimonio culturale americano se, poi, vedi tutto sotto l'effetto della droga? Non sono più intelligente di te, sono solo>>mi giro per fissare i suoi occhioni azzurri.<<diversa. Tu, Edward Coleman, sei migliore di tutte le persone degli Stati Uniti messe insieme.>>Basta un tocco sulla spalla per farmi riprendere, una manina delicata mi punzecchia la spalla con le dita, che mi fa voltare di scatto e mi fa corrugare ala fronte con confusione. Una matassa di ricci prende forma davanti ai miei occhi, delle graziose guance rosate e degli occhi profondi, che ispirano sicurezza e affetto.<<Te devi essere Axel Shawn, giusto?>>mi porge la mano con un sorriso stampato in faccia. Faccio un cenno con il capo, tralasciando per un secondo il mio dolore, e mi limito a stringerle la mano per sembrare cortese, pronta a chiedere scusa per il ritardo.
Io,0:<<Eh tu sei Natalia, giusto?>>mi riprendo subito dallo school iniziale provocato dal suo sorriso tenero, cercando di non passare come la classica ragazza scontrosa e impertinente.<<Scusa per il ritardo ma, ecco, ho avuto un contrattempo.>>quasi balbetto, cercando di non entrare troppo nei dettagli. Il battito del cuore rallenta nel vedere la sua espressione tranquilla, tutti i re vi si rilassano nel guardarla sorridere e dire, compiaciuta, un semplice:<<Tranquilla, Los Angeles è una città affollata, nulla di cui preoccuparsi, sono qui solo da cinque minuti.>>non mi squadra affatto, rimanere perennemente con lo sguardo fisso sul mio viso stanco, in silenzio, deliziata dal dolce vento californiano. <<Ehm, vogliamo avviarci verso l'auto? Il viaggio è abbastanza lungo ma poco turbolento. Un oretta e arriveremo alla UCLA in tempo, oggi le lezioni mattutine erano sospese, quindi non hai ore di assenza abbonate.>>afferra la mia valigia e mi conduce lentamente verso una Citroen rossa laccata, pulita e splendente sotto i raggi forti e caldi del sole di mezzogiorno.
<<Forse mi sbaglio, ma avevi parlato anche di un certo Edward Coleman.>>mi dice mentre sistema il mio bagaglio a mano nel bagagliaio della sua auto. Ed ecco, un grosse tonfo nel petto, il risentire del dolore, le gambe che tremano nel veder apparire, davanti agli occhi, la visione del viso morto e pallido del mio signorino Coleman.
Io:<<No, ecco, lui, beh>>mi mordo il labbro per non piangere, il dolore è talmente forte che si vedono le lacrime far luccicare gli occhi, che subito asciugo voltando i nella direzione opposta e meno affollata. In città come queste, si percepisce a miglia di distanza il pulcino nero. <<Lui ha avuto un ripensamento, ecco, sono venuta da sola.>>mi chiudo in macchina prima di vedere la sua espressione imbarazzata e al contempo scossa per la mia reazione. <<Axel.>>sento la sua tenera voce al mio fianco, mentre si carica sul sedile del guidatore e mette in moto la macchina, premendo la mano sullo stereo per azionare una dolce e delicata musica lenta, il classico ritmo da Prom.<<Volevo solo garantirti che ti troverai bene al campus. I miei amici non vedono l'ora di vederti.>>volto il viso verso il finestrino mentre il veicolo si immette in strada, mi concentro sul rumore delle ruote a contatto con l'asfalto, il frastuono della marmitta, gli alberi che passano lesti davanti agli occhi e che liberano nell'aria odore di foresta. Ci divide solo la staccionata di metallo dell'autostrada, riesco a sentire il versetto irritante degli uccellini che ,in questo momento, è la perfetta ninnananna.~\\un piccolo disastro.
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- Stay strong -
RomanceIo:>esito> ammetto, a fior di labbra. Mi accarezza la guancia e sghignazza. L:>esita> 'Rimanere legati , nonostante gli imprevisti , è davvero difficile. È questo che succede alla nostra Axel. Il suo piccolo amore è semplicemente una turbine di disa...