1) L'inizio di tutto

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Il mio sogno si stava realizzando...ero riuscita a superare l'esame all'accademia per fare la profiler.
Ma andiamo in ordine...io mi chiamo Mary, ho 26 anni e abito a Bologna. Era stata un'impresa riuscire a fare l'esame all'accademia di Quantico; finché non ho deciso di affittare un appartamento direttamente là dovevo viaggiare dall'Italia agli Stati Uniti molto spesso e sinceramente era molto scomodo, ma ne è valsa la pena.
E ora ero lì, davanti alla sede dell'FBI, a chiedermi se lo volevo davvero quel lavoro e ovviamente mi risposi di si. Misi da parte le emozioni e varcai la soglia della porta. Appena entrata tutti iniziarono a fissarmi, ma non ci feci caso.
《è normale》 pensai tra me e me
《sei nuova qui e nessuno ti conosce ancora》.
Dopo 5 minuti che stavo li a guardarmi intorno con lo sguardo perso nei miei pensieri sentii chiamare il mio nome.
《Mary. Mary. Venga qui per favore. La stavo aspettando.》
Entrai nell'ufficio dell'agente che mi aveva chiamato.
《Tu devi essere Mary》 disse lui mentre io lo guardavo ammirata 《io sono l'agente Aaron Hotchner e sono il capo supervisore della squadra dedicata all'analisi comportamentale》
Io non avevo parole...mi sembrava ancora un sogno.
L'agente Hotchner stava scrivendo sulla tastiera con uno sguardo allegro.
《Cosa c'è signore? Perché ride?》 Chiesi io con uno sguardo interrogativo.
《Stavo leggendo la sua scheda Mary, e vedo con piacere che lei ha due lauree, una in matematica e una in sociologia, ha anche un curriculum notevole》.
《Grazie signore》risposi allegramente.
Io nel frattempo lo stavo ancora fissando perché lui rappresentava tutto ciò che volevo diventare: un agente federale e una persona rispettata e di successo.
Dopo aver finito di leggere il mio curriculum l'agente Hotchner mi fece delle domande basilari come da prassi e mi disse che avevamo finito il colloquio.
《Bene. Allora dovra aspettare minimo due giorni per sapere l'esito di questo colloquio》 disse l'agente, che nel frattempo si era alzato e stava aprendo la porta invitandomi ad uscire, ma io poco prima di incamminarmi verso l'uscio chiesi all'agente chi era la donna nelle foto sopra alla sua scrivania.
《Lei è o meglio era mia moglie Haley》rispose lui con tono malinconico e io intravidi un luccichio nei suoi occhi che mi fece commuovere e decisi di lasciarlo solo.
《Arrivederci signore》 dissi io nervosa.
《Arrivederci a lei》 rispose.
Dopo una stretta di mano io mi diressi verso l'uscita con atteggiamento allegro, consapevole del grande successo del colloquio ma smisi subito di saltellare e ripensai al fatto di aver fatto riaffiorare dei brutti ricordi al mio probabile futuro supervisore e mi sentii un po' in colpa. Nel frattempo ero già arrivata al parcheggio, entrai in macchina e cominciai a guidare verso casa...

Sono emozionatissima all'idea di scrivere il seguito (cosa che farò subito), vi ringrazio in anticipo per la visualizzazione. So che è un po corta come prima parte ma è solo un introduzione alla 2'... non vi spoilero niente :-)

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