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Faccio un'altra strada per tornare a casa, Jason ha accompagnato Emily con la macchina e sembravano procinto di fare cose zozze, così ho rifiutato gentilmente il loro passaggio.

Passo davanti al localo più in della zona, il Club 17: non so perché si chiami così, ha un'enorme insegna luminosa sul tetto dell'edificio, i muri in pietra e delle finestre alte e lunghe ai lati della porta. Sui vetri neri della porta c'è un foglio: CERCASI CAMERIERA CON ESPERIENZA, tiro la maniglia ed entro.

Sulla sinistra c'è un bancone lunghissimo in legno scuro, dietro al quale sono posizionate le macchine per il caffè, bicchieri e tazze. Scorrendo la parete ci sono bottiglie di alcolici di ogni tipo, una luce al neon le illumina da sopra illuminando il vetro colorato. Dietro il bancone c'è un ragazzo alto e magro, porta la barba lunga ma ben curata, i capelli mori portati indietro con il gel sulla testa, e gli occhi azzurri, indossa una camicia nera abbottonata fino al collo e un papillon bianco: lancia in aria un shaker e le signore sedute sugli sgabelli davanti a lui lo guardano ammirate quasi con la mia stessa attenzione.

Alla mia destra invece si stendono dei tavoli addossati alle pareti con panche rivestite di pelle rossa, delle lampade a luce soffusa pendono dal soffitto e arrivano fin sopra il centro del tavolo, più o meno all'altezza della testa di una persona.

Dei clienti stanno mangiano e una ragazza alta e magra sta sparecchiando dei tavoli, riposando le stoviglie in un contenitore grigio che tiene con una mano e poggia sul fianco: ha i capelli biondi con dei colpi di sole rilegati i uno chignon disordinato, ha gli occhi azzurri e le labbra sono tinte di un rosso scuro. Anche lei è vestita con la camicia nera e il papillon bianco, anche i jeans attillati sono neri e porta un piccolo grembiule bianco legato in vita. E' davvero bella.

I tavoli ricoprono il perimetro del locale solo per metà, e si fermano abbastanza lontano da lasciare spazio ad un palcoscenico non tanto grande. Il muro sopra la scena è ricoperta di lampadine rotonde, adesso spente, e delle casse enormi sono posizionate agli angoli del palco. Al di sotto c'è dello spazio, probabilmente per ballare, e poi ci sono degli altri tavoli al centro della sala.

Ammiro questo posto di cui mi hanno parlato benissimo, la cucina è fantastica e la musica è sempre di ottimo gusto, e devo dire che l'aspetto complessivo del locale è davvero bello.

-Serve un tavolo?- mi domanda il ragazzo dietro il bancone. Le donne sedute gustano soddisfatte il loro drink.

-Ehm, veramente sono qui per il posto di cameriera. Posso parlare con il responsabile?- dico avvicinandomi.

-Ci stai parlando dolcezza- dice lui sfoderando un sorriso perfetto- hai esperienza di qualche genere?- chiede.

-Sì, ho una copia del mio curriculum in borsa- tiro fuori qualche foglio spillato l'uno con l'altro, e glielo porgo. Porto sempre un duplicato, in caso si presentasse l'occasione.

Lo legge attentamente e poi dice- Bene, Aubrey, da quello che dice qui sopra, direi che per me va bene- dice sorridendo e io gli sorrido a mia volta.

-Kendall, vieni qui per favore?- alza un po' la voce, ma solo per farsi sentire dalla ragazza bionda che viene verso di noi con il contenitore ormai pieno.

-Dimmi, Thomas- dice lei, in effetti ancora non sapevo il nome di questo ragazzo.

-Vorrei assumerla- spiega lui indicandomi, e lei si gira seguendo il suo dito.

-Mi chiamo Aubrey- le porgo la mano, prima di stringermela esita un attimo per scrutarmi da capo a piedi, ma poi sorride. Apre la bocca come per dire qualcosa, ma viene interrotta dal suo telefono che le squilla dalla tasca del grembiule. Si scusa, e va a rispondere.

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