Capitolo 14

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So give me a reason
to keep holdin' on,
something that makes me believe
that my life's gonna change.
Simple Plan, Lucky One

«Tu non vai da nessuna parte la sento urlare mentre corro su per le scale.

La ignoro e raggiungo la mia camera, chiudendomi la porta alle spalle prima che lei la possa aprire.

Afferro in fretta la borsa e ci getto dentro un cambio di vestiti puliti, portafogli, telefono, cuffie e sigarette. Corro in bagno e prendo anche lo spazzolino.

Prendo un profondo respiro e riapro la porta. Con mia grande sorpresa non c'è nessuno ad aspettarmi fuori, per cui mi fiondo al piano di sotto il più velocemente possibile.

«Cosa credi di fare?»

Mia mamma è in piedi in fondo alle scale, le braccia incrociate e lo sguardo fisso su di me.

Non accenno a fermarmi, proseguendo verso l'uscita.

«Me ne vado.» sollevo le spalle.

«Dove?» si avvicina a passo incerto, gli occhi ormai velati di lacrime.

La ignoro ancora una volta. So che se le dicessi dove vado mi raggiungerebbe nel giro di un quarto d'ora. Voglio solo starmene lontana da lei per un po'.

«Rose.» mi afferra per un braccio non appena abbasso la maniglia della porta. Mi guarda per parecchi istanti prima di ricominciare a parlare, la voce rotta e ridotta ad un sussurro. «Resta qui. Possiamo parlarne. Possiamo risolverla insieme, come abbiamo sempre fatt-»

«Scusa?» mi volto di scatto, liberandomi dalla sua presa. «Come abbiamo sempre fatto? Tutto quello che tu hai sempre fatto è stato mentirmi o costringere papà a fare lo stesso. Fosse stato per te a questo punto non saprei nemmeno ancora di Thomas.» sibilo tra i denti, cercando di mandar giù il nodo che mi si è formato alla base della gola. Non so da quanto tempo non pronunciassi il suo nome ad alta voce. Da sveglia, intendo.

«Non è stato facile.» scuote lei la testa, muovendo qualche passo indietro.

«Che cosa? Nascondere la verità solo per paura del giudizio altrui? Tu hai anche solo una minima idea di ciò che abbiamo dovuto attraversare io e papà mentre tu non ti scomodavi neanche di raggiungerci in Inghilterra?» alzo la voce, senza preoccuparmi di non farmi sentire da qualcun altro.

Lei si limita ad abbassare gli occhi, per poi coprirsi il volto con le mani.

Scuoto la testa, sospirando.

Non cambia mai. Non cambierà mai.

Le sue solite scenate volte a farsi compatire non funzionano più. Ho passato la mia vita a sentirmi in colpa per questo genere di cose. Troppo tardi mi sono accorta di quante bugie mascherassero.

Deciso finalmente di uscire, sbattendomi la porta alle spalle.

Cammino in fretta, mentre l'aria gelida mi sferza il viso.

Devono essere quasi le nove, a giudicare dal colore del cielo. È deprimente il fatto che sia già così buio.

Tiro fuori il cellulare dalla tasca, cercando sulla rubrica il numero di Alex.

«Rispondi.» mormoro senza fermarmi.

«Pronto?» esordisce la sua voce al sesto squillo.

Stubborn Youth // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora