Capitolo 10

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In a moment all went screaming wild,
until the darkness killed the light.
Royksopp, Running to the Sea

Sposto lo sguardo sull'orologio digitale che si trova sul mio comodino.

«Merda.» impreco a bassa voce, accorgendomi che sono quasi le quattro del mattino.

Con uno sbuffo mi ricordo che tra poche ore dovrei alzarmi per studiare chimica.

"L'ultima, poi giuro che chiudo." mi prometto mentalmente, iniziando a digitare il titolo della canzone nella barra di ricerca di iTunes.

Raining in Paris, The Maine.

Non appena la chitarra inizia a suonare mi abbandono sul letto, il pc sulle mie ginocchia, le cuffie nelle orecchie e la testa affondata nel cuscino.

È sempre una delle sensazioni migliori di questo mondo.

Midnight comes in
Paris and as
I light my cigarette
the rain hits my face.

Non sono mai stata a Parigi, e visitarla non è neanche una delle mie priorità. Ci sono decine di città che mi attirano di più, ma questo brano mi ha sempre fatto venire le farfalle allo stomaco.

Abbasso le palpebre, iniziando a sentire la stanchezza pesarmi addosso.

Le parole di Bec mi riaffiorano alla testa.

Sostiene che Genn mi abbia guardata per buona parte della serata, ma lei è fatta così.

Tende ad esagerare qualsiasi stupidaggine quando si ha a che fare con i ragazzi.

E poi me ne sarei accorta. Dopo l'episodio della ruota panoramica, Genn ha trascorso tutto il tempo rimanente ad ignorarmi. Non che lo stessi tenendo d'occhio, certo.

Mi chiedo soltanto cosa gli sia preso.

Qual è il suo problema? Non è colpa mia se si è dimenticato di chiudere la porta di quella dannata camera.

Decido di smettere di pensarci, e passano soltanto pochi minuti prima che mi addormenti, cullata dalla voce di John O'Callaghan.

Un boato assordante, le urla, la confusione.

Poi il silenzio totale, un silenzio sordo e ovattato.

Sto andando a fondo.

L'acqua ghiacciata mi perfora la pelle, e tutto intorno a me si fa sempre più buio e silenzioso con una lentezza straziante.

Tengo le braccia rigide lungo i fianchi; non riesco a muoverle di un millimetro, come se qualcuno me le avesse legate al corpo con un filo trasparente.

Stringere i pugni è l'unica cosa che posso fare.

Sollevo la testa e noto la luce sopra di me diventare debole e lontana.

Non sono sola; credo di avere sentito una voce, una voce maschile. Si sta facendo sempre più chiara e vicina, ed io mi rendo conto di conoscerla.

«Andrà tutto bene.» scandisce ad intervalli regolari.

Cerco di guardarmi intorno, ma non ci riesco.

«Andrà tutto bene.» ripete, ed io vorrei urlare di no, perché so che non andrà tutto bene, ma quando apro la bocca capisco che l'acqua salata mi ha già invaso i polmoni, e anche se provo a tossire non ne sono in grado.

Stubborn Youth // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora