CAPITOLO I

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Siamo in una galleria e con la moto sfrecciamo alla massima velocità, zigzagando tra le automobili ferme in coda.
Quest' ultime, però, più che vere sembrano ombre, come delle memorie che dovrei ricordare, ma che la mia mente si rifiuta di visualizzare.
Mi stringo ancora di più a Duncan perché ho il terrore di cadere dalla moto.
In qualche modo, so che se cadessi tutti i nostri tentativi di raggiungere la luce si rivelerebbero vani e io verrei trascinata nell' oscurità,  senza alcuna possibilità di uscirne.
È questo non deve accadere, è da ormai troppo tempo che cerchiamo di uscire da questo maledetto tunnel, che sembra infinito.

In questo momento, di sole due cose sono convinta: devo uscire da questo posto, e non sono pazza, anche se a volte delle voci rimbombano nella mia testa. Mi dicono che mi devo svegliare, anche se io non so cosa intendano, dato che sono perfettamente sveglia.

Duncan, per tutto questo viaggio è stato sempre con me. Non so perché sono convinta che si chiami Duncan, dato che non mi ha mai parlato. Lo so e basta.

Ogni secondo che passa, la luce diventa più intensa, e per la prima volta mi ritrovo a chiedermi cosa succederà quando l'avrò raggiunta: mi sveglierò veramente? Dove andrò? Cosa farò? E soprattutto, Duncan sarà con me?

Non ho idea del perché, ma una parte di me mi dice che non lo rivedrò per molto tempo.
Spero che non sia vero, perché in questo periodo mi sono affezionata veramente tanto a lui, e ho paura che senza questa parte della mia vita, perché ormai lui fa parte della mia vita, mi sentirò incredibilmente sola.

Chiudo gli occhi, e quando li riapro la luce è talmente intensa che devo richiuderli.
Rimango con gli occhi chiusi, stringendomi sempre di più a Duncan, fino a quando perdo i sensi e vado dalla moto.

Ho solo una certezza: sono appena uscita dal tunnel.

_._._._._._._._._._._._._._._

Riprendo coscienza, ma non apro gli occhi.
Perché? Semplice, perché ho il terrore di farlo.
Non ho idea di cosa ci sia al di là delle mie palpebre, ma ammetto che non ho alcuna voglia di scoprirlo.

"Beth, non so se tu possa sentirmi o no, è so anche che ti sto ripetendo questa frase da almeno due anni, ma ti prego, svegliati. Non posso farcela senza di te."

Riconosco subito la voce di mia madre. Aspetta, due anni?

"Sai, ricordo ancora quando avevi cinque anni e parlavi tutto il tempo. Io mi lamentavo sempre e ti chiedevo di stare in silenzio almeno per un minuto. Non hai idea di quanto rimpiango la tua voce, è forse la cosa che mi manca di più."

Una lacrima mi riga la guancia e non posso fare a meno di sorriderle e di stringerle la mano.
Apro gli occhi e vedo mia madre fissarmi stupita.

"Beth, sei... Sei sveglia!"
"Sì mamma, sono sveglia"

Iniziamo entrambe a piangere, mentre io chiudo mia madre in un abbraccio.

_._._._._._._._._._._._._._._

"Quindi sono stata in coma per due anni?"
"Esatto"
"E perchè mi sono svegliata proprio adesso?"
"Questo non lo sappiamo, ma ricordi qualche cosa prima del coma?"

Flashback
"Ehm, scusi. Io non posso entrare in acqua..."
" è perchè non puoi, signorina Young?"

Maledetti professori.
Proprio in piscina dovevano portarci?

"Allora Elizabeth Young, mi spieghi perché non puoi entrare in acqua?"
"Ehm, sto poco bene"
"Capisco... Vai a sederti."

Ok... In realtà non sto male, solo che sono terrorizzata dall' acqua, lo sono sempre stata.
Mia madre non ha mai fatto pressione, ed io non ho mai imparato a nuotare.
Anche fare la doccia per me è un problema, so che è una cosa psicologica, ma quando le gocce d'acqua toccano il mio corpo, è come se la mia pelle bruciasse.

"La verità è che ha solo paura!"

Katherin Smoke, brutta stronza orgogliosa. Perché deve sempre fare la stronza con tutti?

Sono veramente furiosa, ma quando vedo Katherin fissarmi impaurita urlando e additarmi, la rabbia si trasforma in paura.

Le mie mani stanno letteralmente andando a fuoco, anche se io non sento la pelle bruciare.

"Buttati in acqua, maledizione, stai bruciando" sento qualcuno urlarmi, ma sono troppo terrorizzata per fare anche solo un passo. Restò lì, immobile, a fissarmi le mani ardenti, fino a quando qualcuno mi spinge.

Ricordo la caduta, l'impatto con l'acqua, e poi niente. Semplicemente niente.

Ricordo di essermi svegliata in moto, dietro a Duncan, nel tunnel, dove, a quanto pare, sarei rimasta per due anni, fino ad adesso.

"Duncan!"
"Chi è Duncan?"
" è un ragazzo. Quando ero in coma è sempre stato con me, ma ora non so più dove sia..."
"Elizabeth, mi spiace, ma non c'è stato nessun ragazzo ai piedi del suo letto, tranne qualche suo compagno, che però se ne è andato subito."
"È impossibile dottore, lui è sempre stato con me, l'ho visto."
"Senta Elizabeth, ho ragione di pensare che Duncan non esista, che sia solo una sorta di personificazione della sua voglia di svegliarsi..."
"Le ripeto che è impossibile dottore"

Il dottore fece una pausa, poi ricominciò a parlare.

"Spesso ci capita, mentre dormiamo, di sognare persone, e quando ci svegliamo forse ci ricordiamo il nome, ma non ci ricordiamo il viso, o i vestiti. Questo perché il nostro cervello non è in grado di creare persone. Se è vero quello che dice, mi dica: di che colore aveva i capelli Duncan, come erano i suoi occhi? Come era vestito?"

Mi fermo un attimo a pensarci, ma quando mi rendo conto di non ricordarmi niente di tutto ciò iniziò a piangere.

Forse il dottore ha ragione, forse Duncan non esiste...

Like IceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora