CAPITOLO V

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"Dove l'hai trovato?"

Mia madre è appena tornata e, adesso che ha visto il bracciale, sembra sconvolta.

"Beh, nel tuo baule c'era una scatola con delle strane incisioni e io non ho potuto fare a meno di aprirla. E dentro ho trovato questo. È bellissimo, vero?"
"Nel mio baule non c'era nessuna scatola strana..."

Più che con me, sembra parlare da sola.
Io veramente non la capisco, è solo un bracciale... Devono averglielo regalato tempo fa e lei se ne deve essere dimenticata...

"Forza tesoro, toglilo."
"Perché?"
"Toglilo e basta!"

Provo a toglierlo, ma più cerco di sfilarlo, più il bracciale si stringe sul mio polso.

"Non ci riesco!"
"Come non ci riesci!"
"Non so... Prima mi stava un po' largo, ma ora è strettissimo. Non riesco a sfilarlo!"

Mia madre si avvicina e cerca di aiutarmi, ma il bracciale si stringe sempre di più, fino quasi a farmi male.

"Ahi, mamma. Basta."

Nel momento stesso in cui mia madre si allontana, smettendo di tirare, il bracciale si allarga e io noto che mi ha lasciato un orribile segno rosso, come di una bruciatura, sul braccio.

"Tesoro, devo uscire ancora."
"Ma sei appena tornata ed io ho bisogno di un aiuto con questo coso..."

Indico il bracciale. Lo ammetto, non ho veramente voglia di toglierlo, mi sento così bene e tranquilla da quando ce l'ho al polso, solo che il fatto che non riesco a toglierlo mi inquieta abbastanza.

"Scusa, ho dimenticato una cosa, ma torno subito."
"Ma..."

Non mi da neanche il tempo di finire la frase.
Apre la porta con le chiavi e, dopo essere uscita, se la sbatte alle spalle. Ma cosa le prende? Non ricordo bene come erano le cose con lei prima del coma, ma non credo fossero così strane.

Mi accascio a terra (le mie gambe non reggono più il peso del resto del corpo) e cerco in tutti i modi di rimpiangere il momento in cui mi sono messa il bracciale. Chiaramente non ci riesco, e al posto che maledirmi per la mia stupidità, mi godo la pace dei miei pensieri, chiudendo gli occhi e sdraiandomi completamente per terra.

Proprio quando mi libero da qualsiasi pensiero, nella mia mente balena l'immagine di una piccola fiamma, seguita immediatamente da altre, sempre più intense.

Sento improvvisamente caldo in tutto il corpo.

Apro gli occhi e urlo: il mio braccio sta andando a fuoco (di nuovo).

Terminato il primo momento di shock (in cui ho tentato in tutti i modi di spegnerlo, non ottenendo però risultati), mi tranquillizzo e mi rendo conto che la mia pelle non sta veramente bruciando, insomma, non sento dolore.

"È solo una allucinazione..."

Penso ad alta voce.

Chiudo allora gli occhi, concentrandomi in tutti i modi per spegnere il fuoco e ripetendo tra me e me che è solo frutto della mia mente, è solo quando me ne sono convinta al cento per cento, dopo un po' di riluttanza, apro gli occhi: il fuoco è sparito.

C'è un lato positivo e uno negativo: il positivo è che non morirò bruciata, il negativo è che questo vuol dire che....

Prendo il telefono e chiamo mia madre.

"Mamma"
"Sì?"
"Sto diventando pazza!"

._._._._._._._._._._._._._._._.

"Vieni con me"

Mia madre è appena tornata a casa e le ho appena spiegato cosa è successo durante la sua assenza.

Ora mi sta trascinando fuori dalla porta.

Ci sediamo in auto e lei inizia a guidare.

La cosa strana è che non sembra stupita, e non credo che pensi che sono veramente pazza, sembra solo spaventata. Come se sapesse che un giorno mi sarei accesa come un fiammifero, ma non fosse molto desiderosa che questo giorno arrivasse. Il problema è che il giorno è arrivato, ed è proprio oggi.

"Mamma, tu sai perché prendo fuoco, vero? Non è tutto frutto della mia immaginazione, vero?"
"Tesoro, non è il momento di parlarne. Non vedi che sto guidando."

Se prima era spaventata ora è terrorizzata.

"Dove stiamo andando?"
"Al cimitero."
"Ma', al cimitero? Non sarebbe meglio andare tipo da un medico, o qualche cosa del genere?"
"In questo caso non ti serve un medico."
"Mamma, ho le allucinazioni, è chiaro che mi serve un medico."
"Senti, stai zitta e basta!"

Come? È la prima volta che è così scorbutica con me.

Finalmente si ferma davanti al cimitero. Forse ora riuscirò a capirci qualche cosa in questa storia.

Il cimitero è terrificante. Non me lo ricordavo assolutamente, anche perché ci sarò stata un paio di volte e la mia stupida mente dopo il coma ha tenuto a mente solo le cose veramente importanti (e chiaramente anche la scuola non fa parte di queste).

All'entrata, che è larga all'incirca tre metri, si ergono due state che rappresentano degli scheletri abbastanza inquietanti.

Mia madre mi trascina dentro e passiamo vicino alle tombe ti tantissime persone morte, alcune di queste tombe sono molto curate, piene di fiori, altre sembrano invece dimenticate. Sono grigie, spoglie, e alcune sono talmente rovinate che non si vede neanche la foto.

Passando di fianco a delle tombe veramente messe male, decido che chiederò a qualcuno di essere cremata quando sarò morta. Non ho nessunissima intenzione di essere dimenticata.

"Eccoci"

Mia madre si è fermata davanti ad una lapide.

Mi avvicino e leggo il nome: Jade Firestone. Mai sentita... Perché ci siamo fermate qui?

Mia madre si inginocchia e spolvera la foto, che con il tempo si è ricoperta di uno spesso strato di polvere, e rivela una donna giovane, con i capelli rossi come i miei, i miei stessi occhi, la mia stessa piccola fossetta sul mento, il mio stesso viso arrotondato... Insomma, siamo molto simili.

"Tua madre ed io eravamo molto amiche..."
"Aspetta, tu sei mia madre."
"Lei era diversa, ma ci volevamo comunque molto bene, eravamo inseparabili."
"Mamma, ti senti bene? Sei tu mia madre, cosa stai dicendo?"
"Ma un giorno, poco dopo la tua nascita, lei è stata uccisa. Io ho sofferto molto, e ti ho accudito, come se fossi mia figlia."
"Ma io sono tua figlia!"
"No, Beth. Non sono io tua madre, ma lei! Jade Firestone è tua madre!"

Cosa?

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