CAPITOLO VII

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"41.5, ci siamo quasi."

Sono passati quindici giorni da quando la mia vita è stata completamente sconvolta.

Quindici giorni in cui i miei capelli sono passati da un bello ma sbiadito rosso scuro, a un rosso accesso, assumendo anche sfumature di blu e giallo.

Quindici giorni in cui la mia temperatura è iniziata ad aumentare, senza mai smettere.

Quindici giorni in cui i miei occhi marroni sono diventati sempre più scuri, fino quasi a raggiungere il nero.

Quindici giorni passati a pensare al mio passato e al mio futuro.

Quindici giorni passati a pensare a Duncan, che compare di giorno nei miei pensieri e di notte nei miei sogni.

"Quindi manca mezzo mese..."
"...e poi partirai."

Vedo una lacrima scivolare sulla sua guancia. Una lacrima solitaria, che però rappresenta molto bene il dolore che, al momento, entrambe stiamo provando.

"Allora... Cosa ti va di fare oggi?"
"Non saprei... devo ancora preparare la valigia, ma sinceramente non so cosa metterci dentro... Cioè, insomma. Farà caldo o freddo? Ti prego, aiutami."
"Beh, ricordo che tua madre indossava quasi sempre uno specie di giubbotto rosso che le stava decisamente troppo grande, quindi penso che faccia freddo, ma non ne posso essere sicura perchè lei veniva a trovarmi solo d'inverno. Sai, eravamo amiche di infanzia, e quando lei è sparita, non pensavo che sarebbe tornata cinque anni dopo, raccontandomi di essere un elemento. Ma un inverno è tornata, e da quel momento ha fatto lo stesso anche negli anni successivi: restava tutto l'inverno, e all'inizio della primavera spariva di nuovo."
"Quindi..."
"Non saprei... Porta un po' di tutto"

Dopo tutto quel discorso mi aspettavo una risposta migliore...
Devo ammettere che sono un po' delusa.

"Ti va se ordino la pizza oggi? Non ho voglia di cucinare."
"E me lo chiedi anche? Sai che io amo follemente la pizza!"

Mia "madre" sorride, e per la prima volta in questi quindici giorni, mi sembra quasi di essere tornata alla normalità: a prima del coma, a prima che tutto questo accadesse, quando passavamo le serate davanti ad un buon film, con in mano la pizza, a ridere.

Allora passavo quasi tutto il tempo con "mia madre"
Non ho mai avuto amici, mi sentivo diversa e non riuscivo a relazionarmi, quindi i miei unici compagni durante la mia infanzia sono stati il mio cellulare, un paio di cuffie, un bel libro, e lei.

"Intanto che ordini la pizza, cerco un bel film su Netflix"
"Ok"

._._._._._._._._._._._._._._.

È notte, e io non riesco a dormire.

Ogni volta che mi tocco la fronte, noto con dispiacere che è bollente, e ogni secondo che passa la mia temperatura sembra aumentare.

Continuo a rigirarmi nel letto, cercando in tutti i modi una posizione comoda, ma non riesco a smettere di pensare alla mia temperatura.

Alla fine cedo. Mi alzo dal letto, vado in corridoio, apro il cassetto dei medicinali e prendo il termometro, mio grande compagno in questi ultimi quindici giorni.

I dieci minuti da aspettare prima di guardare la temperatura passano lentamente, molto lentamente, e in tutto questo periodo mi ripeto in testa che andrà tutto bene, che ho ancora mezzo mese, senza però riuscire a convincermi che questa sia la verità.

Sono calda, troppo calda.

Dopo un po' guardo l'orologio e noto con una sensazione di piacere, curiosità e terrore.

"Oddio, 43 gradi"

Come è possibile? Questa mattina erano 41.5.

Sento la porta di mia "madre", che si trova in fondo al corridoio, aprirsi, e i passi leggeri di mia "madre" avvicinarsi sempre di più.

"Beth, che succede? Perché sei sveglia."

Il tempo passa e io non riesco a trovare il coraggio di risponderle. So che piangerà, e forse piangerò anche io, e non sarà piacevole. Spero inutilmente per qualche secondo di trovare un modo per evitare tutto tutto questo.

Dopo quello che sembra un infinità di tempo, trovo il coraggio e le mostro il termometro.

Mia madre inizia a piangere, e io la seguo immediatamente.

"Mancava mezzo mese, perchè è salita così tanto in così poco tempo?"
"Non lo so, Beth, non lo so... Ma è il momento di fare le valigie, manca poco."

Annuisco, continuando a piangere, e lei mi stringe in un abbraccio.

"Andrà tutto bene."

Mi sussurra all'orecchio, ma io so che mente, lo sappiamo entrambe, niente andrà bene: tra pochissimo mi porteranno via da lei, e io non la rivedrò per molto tempo, troppo tempo.

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