Capitolo Uno-Una brava ragazza

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Billings, Montana, Stati Uniti D'America
Poco prima delle 11 PM.

Persi la verginità a 17 anni.
Mi ritrovai dentro una vecchia Pontiac con gli interni ammuffiti che sapevano di candeggina non molto lontanto da Wox Street, lì c'era un campo molto utile dove appartarsi, ebbene ero lì con il mio primo cliente.
C'era una regola sola.
No forse due.
"Se ti chiedono quanti anni hai di sempre che sei maggiorenne" aveva detto Pedro.
"Di che hai 22, o che cazzo ne so 19 anni,
basta che tu dica di essere maggiorenne"
E poi c'era la seconda regola.
"Se arriva la polizia scappa".
E quella era la parte che meno mi spaventava, il 70% degli agenti di Billings
erano clienti abituali, almeno così mi era stato detto.
Avevo solo paura dei depravati, depravati era il termine con la quale Sharon chiamava i clienti.
Non aveva fatto altro che ripetere "Depravati".
Fatto sta che il mio primo "depravato" non era proprio come me lo aspettavo.
Era un operaio, con tanto di guanti ed elmetto, aveva detto che lavorava al cantiere del nuovo hotel che stavano tirando su in centro.
Lo Sheraton.
Pesava su per giù ottanta chili, aveva una barba incolta e masticava un bastoncino alla liquirizia, portava piccoli occhiali e ad occhio e croce non aveva più di trent'anni.
Almeno non era un lurido vecchio, pensai.
"I soldi, subito!" dissi io
"Ok, ti pago prima vabene, ma sta calma."
Aveva detto il tipo.
Prese trenta dollari dal giacchetto e me li porse.
"Bhe iniziamo?"
Sharon mi aveva dato dei consigli, iniziare sempre con dei preliminari era importante, giocare un po' di mano serviva a quasi tutti i clienti, ma non dovevo mettere la bocca a meno che il cliente non l'avesse richiesto, a quel punto la tariffa sarebbe stata di dieci dollari in più.
Tirò fuori il suo buffo pene, era rilassato
e piccolino, era il primo che vedevo e pensavo di trovare qualcosa di più grosso sinceramente. Lo toccai e piano piano iniziai a lavorarci sopra, su e giù roboticamente, mentre un odore di pesce mi assaliva le narici, pensai oh cazzo, anche la nostra vagina ha questo dannato odore?
Su e giù e piano piano era diventato molto più grosso, e anche duro.
Pensai che stavo facendo del mio meglio,
e potevo aver conferma anche dalla sua faccia, che era in pieno godimento.
Mi fermò la mano poco dopo.
"Direi che può bastare" disse l'operaio.
Il tanfo di quella macchina si era mischiato all'odore del suo pene, che ora mi ritrovavo anche sulla mia mano.
"Ti spoglio io o fai tu?"
Sharon mi aveva sconsigliato di farmi spogliare dai depravati, aveva detto che loro provavano un senso di potere troppo forte e che alcuni non sapevano gestirlo, era meglio evitare, e così risposi "Non c'è bisogno, faccio io in un attimo".
Ma quale attimo, ero agitatissima.
Tremavo.
Mi tolsi i pantaloni mentre tremavo, lui credeva tremassi dal freddo, almeno non destavo sospetti, fu anche così gentile da accendere i riscaldamenti.
Tolsi il giacchetto e la maglia, poi il regiseno, e infine sfilai via le mutandine.
Anche lui aveva fatto, era nudo d'innanzi ai miei occhi, era abbastanza sciupato il suo fisico.
Il pene eretto penzolava a destra e a sinistra, finché non me lo ritrovai dietro il culo. Mi aveva messo a novanta gradi, sui sedili posteriori, e lui dietro di me che si preparava. Tirai fuori il preservativo, e guardai attentamente mentre se lo infilava. Sharon diceva che dovevamo infilarlo noi, ma io non avevo idea di come fare, fortunatamente fece tutto lui.
Sentii che quel coso entrava, e cazzo se faceva male, un po' meno per lui che dopo pochissimi secondi era già in preda a versi di puro piacere. Lui godeva ed io stringevo i denti dal dolore, uscì del sangue dalla mia vagina, gli chiesi di fermarsi ma lui m'ignorò completamente.
Venne dopo 7 minuti.
I sette minuti più lunghi della mia vita, mi pulii immediatamente la vagina, e mi rivestii in pochissimi secondi, era fatta.
Non credevo che fosse già tutto finito.
Non avevo sentito però per niente piacere, e forse sotto sotto ero delusa da questa cosa.
Non vedevo l'ora di raccontare tutto a Sharon, il tizio mi riaccompagnò su Wox Street dove avrei dovuto aspettare altri clienti. Ma fortunatamente quella sera non ci furono.
Alle 3 in punto Pedro mi venne a prendere.
Dormivo in una palazzina non molto lontano dal centro commerciale di Billings, insieme ad altre dieci o unidici ragazze.
Alcune di loro non parlavano inglese, c'erano delle ragazzine che venivano dalla Russia, altre dall'Ucraina e alcune parlavano spagnolo e ne dedussi che venivano dal Messico.
Chiesi a Pedro di portarmi da Sharon, ma mi rispose che era fuori ancora e che lo sarebbe stato per tutta la notte.
Scelsi un letto vicino la finestra nella camerata dove dormivo c'erano, in quel momento, cinque ragazze, poco dopo venne Tarah, era incazzata nera, un cliente l'aveva derubata, una notte a vuoto praticamente, venne vicino al mio letto e mi tirò i capelli, "dammi questo posto bambinella, è il mio letto questo!".
Mi alzai senza fare storie, Tarah si spogliò davanti a me e si mise una vecchia tuta per andare a dormire.
Scelsi un altro letto e andai a dormire anche io.
Sentivo la vagina che bruciava.
Oh santo cielo ma per quanto ancora mi avrebbe fatto male così?
Dio solo lo sapeva.
Mi svegliai poco più tardi quando altre due ragazze della mia camerata iniziarono a masturbarsi a vicenda, una strillava dal piacere e mi rendeva impossibile dormire.
Capii che era inziata una vera e propria vita di merda.
La mia vita di merda.

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