Un sogno premonitore?

67 7 3
                                    

2 marzo 2014
Caro diario,
torno a scriverti un po' perplessa, anche perché sono le quattro di notte (speriamo che i miei genitori non si accorgano di nulla!), ma non posso assolutamente resistere a narrarti il sogno che ho fatto e che é la causa del mio brusco risveglio: sono ancora tutta sudata, non so se per la paura o per lo stupore e l'angoscia che il sogno ha provocato in me. Comunque devo assolutamente parlarti di questo sogno, perché, sai, é come quelle cattive azioni che compi e che poi devi dire a qualcuno, per confidarti, per quella terribile necessità di condividere con qualcuno il tuo peso: in poche parole, un senso di colpa.
In realtà non mi sento in colpa per il sogno che ho fatto, però non é certo il genere di sogni che racconteresti ai tuoi genitori, soprattutto ai miei genitori! Ma a te lo posso dire, di te mi fido, come non potrei, in fondo? Sei un diario: carta, tanta carta inanimata, non puoi parlare!
Ebbene, inizio: non saprei dire esattamente quando  ho iniziato a sognare, ma dovevo certo essere già nella fase REM, non c'é dubbio; la parte iniziale del sogno era strana, indefinita e totalmente incomprensibile, perché era tutto buio attorno a me, sembrava quasi che non mi fossi ancora addormentata, ma giacessi nel buio della mia stanza, quando ormai tutte le luci della casa sono spente; tuttavia non potevo essere nella mia camera, perché l'aria puzzava di umido e di muffa, non si riusciva quasi a respirare, tanto era rarefatta, e  nella stanza, doveva essere abbastanza piccola, la temperatura era molto elevata, tuttavia io mi sentivo gelare: un freddo strano, che mi pervadeva l'interno del corpo, mentre la mia pelle era fradicia di un sudore che mi torturava e mi provocava un bruciore su braccia e gambe che non riuscivo a calmare,  quasi come se quelle parti del corpo fossero coperte di tagli che diventavano molto più dolorosi con i sali presenti nel sudore.  A questa situazione sconveniente, si aggiungeva una sensazione di completa impotenza nei confronti di me stessa, delle mie condizioni: volevo cercare di asciugarmi il sudore, che mi penetrava addirittura negli occhi, ma era come se le mie manni fossero state legate, eppure le vedevo libere; volevo cercare di placare il dolore agli arti, ma non riuscivo a muovermi; volevo parlare, urlare, gridare aiuto, ma tutto ciò che riuscivo a emettere era un suono sommesso, un lamento che mi faceva venire i brividi.
La cosa peggiore era che non potevo vedere niente vicino a me, scorgevo a stento le mie mani, non ero sicura di essere sola, ma neanche che ci fosse qualcuno e, sinceramente, non sapevo cosa sperare: ero in uno stato di completa confusione, non ricordavo niente di quello che mi era successo, a dire il vero, e questo era il fatto più angosciante, non ricordavo più niente di me stessa, della mia vita, del mio passato; per quanto cercassi di tornare indietro nel tempo, di ripensare alla mia famiglia, ai volti dei miei genitori, mi comparivano solo immagini confuse e sfocate, sembrava che qualcuno avesse cancellato tutti i ricordi della mia infanzia, tutte le mie conoscenze, le mie certezze, la mia vita, tanto che a un certo punto iniziai a chiedermi quale fosse il mio nome, quanti anni avessi, chi fossi io! Non puoi capire, caro diario, una sensazione terrificante, mi sembrava di essere da sola nel mondo, senza memoria, senza famiglia, senza persone, senza luce. A un certo punto, però, mi parve di svenire, perché a quella terribile situazione si sostituirono immagini completamente diverse, altrettanto macabre, ma diverse (una sorta di sogno nel sogno): questa volta non ero più immersa nel buio, ma una luce bianca, quasi accecante, pervadeva la stanza e mi permetteva di guardarmi le braccia e le gambe: erano veramente tagliate, ma sembrava che le ferite si stessero auto ricucendo, una strana situazione, non era doloroso, ma mi impressionava vedere la pelle che lentamente si stava rimarginando, non sapevo come, ma stava accadendo davanti ai miei occhi, perciò ci credetti; non ero più consapevole che attorno a me esistesse il mondo, quindi mi sembrava di aver trovato in quel momento la pace eterna, perché non mi curavo del fatto di essere completamente sola.
A un certo punto, dal nulla, cadde un coltello perfettamente pulito e luccicante che si conficcò nel pavimento: la cosa strana fu che il coltello non si limitò a piantarsi nel pavimento, ma continuò a penetrare e a un certo punto la superficie su cui ero seduta sembrò iniziare a gonfiarsi: io cercai di scappare, ma di nuovo quel senso di impotenza mi impediva di muovermi, perciò mi arresi e iniziai a sprofondare nel pavimento, il coltello sempre fisso davanti a me, sentivo delle urla di terrore delle quali non comprendevo l'origine, poi, improvvisamente, di nuovo il buio.
Ero di nuovo in quella stanza, ma questa volta l'oscurità era molto più intensa e lo spazio che mi circondava sembrava molto più ampio, immenso, direi, tanto da farmi sentire come una formica sospesa nell'universo: piccola e insignificante, ma, soprattutto, sola. L'ultima parte del sogno é ancora più inspiegabile e strana, perché nel buio sono comparsi due occhi azzurri ghiaccio, in questi occhi, non so perché, ho rivisto il mondo, la mia vita, la salvezza e l'amore, ma anche tanta tristezza; poi alcune semplici parole:<Non temere, ora sei con me: sei salva.>, dolci e rassicuranti, e il sogno finì.
Credimi caro diario, nella mia vita, per quanto breve possa essere, ho appena 15 anni, ho fatto molti sogni, alcuni strani, altri divertenti, altri interessanti, altri inquietanti, ma un sogno simile, così reale e profondo, non l'avevo mai fatto! E continuo a interrogarmi su chi potesse celarsi dietro quegli occhi azzurri, ma ora, caro diario, sono stanca e assonnata, la paura e l'angoscia sono scomparse e non ho più voglia di pensare o scrivere, quindi ti saluto e ti aggiornerò oggi pomeriggio.
Buonanotte caro diario,
tua Elena

Un amore pericolosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora