Capitolo tre

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In quasi tre stancanti ore di viaggio, Yana ebbe la fortuna di conoscere meglio le due guardie, anche con l'aiuto di Zelem, che non smetteva di fare domande.
Il più grande si chiamava Dune, un ragazzo alto e muscoloso, con i capelli corti e di colore castano scuro, gli occhi azzurri leggermente sul grigio, aveva ventinove anni ed era padre di due gemelli di pochi mesi, la moglie era la pasticciera del palazzo, una donna molto cocciuta e permalosa, lo diceva con il sorriso, promise che gliel'avrebbe fatta conoscere.
Si vedeva che li amava tanto perché non smetteva di elogiarli entrambi, infatti portava sempre con sé una fotografia.
Il più giovane si chiamava Valence, ma tutti lo chiamavano Vane, non parlava molto ma sembrava che Zelem li stesse parecchio simpatica.
Da quel che aveva capito si frequentava con l'erborista di palazzo, che si occupava delle medicine e intrugli per le creme o cure, ed era in buoni rapporti con la famiglia reale.
Si fermarono e Yana sentì la voce stupita di Zelem, si concesse di dare un'occhiata all'esterno.
Rimase affascinata da tanta eleganza.
Il castello era gigantesco, dal cancello partiva un cortile di ghiaia e finiva in un'immensa piazza dove vi si stavano parcheggiando altre carrozze uguali alla sua, sicuramente le altre invitate. Al centro della piazza una fontana in circolare con raffigurata una sirena su uno scoglio.
Le mura in pietra antica emanavano un tocco misterioso all'edificio.
La parte centrale era accantonata da quattro torri altrettanto grandi e le ogni piano aveva almeno una ventina di finestre e altrettanto balconi.
La piantagione era rigogliosa e stupenda e si notava all'istante che era molto curato all'occhio umano. Cespugli di rose di tutti i colori erano sparse per il sentiero che portava dietro il castello, dove Yana poteva intravvedere la stalla dei cavalli e un gruppo di cespugli che formavano un curioso labirinto verde.
Aspettarono un paio di minuti prima che una serva aprisse la porta e invitò Yana che la seguisse gentilmente.
La signora era di fretta e non ascoltò la richiesta di Yana riguardo sua sorella minore né disse una parola.
Ella guardò speranzosa Valence, che capendo all'istante, accarezzò affettuosamente la testa di Zelem e disse qualcosa a Dune, che le fece l'okay con la mano.
Non le rimaneva che fidarsi, nonostante le procurava un immenso disagio. Non avrebbe visto sua sorella per un tempo indeterminato, questo la rendeva vulnerabile ed esposta a qualsiasi pericolo, poteva capitargli di tutto! Si girò allontanandosi dalla fila che ormai stava aspettando con le altre invitate ma la serva la prese per la manica della vestaglia e facendo segno di no con il dito la riportò accanto a lei.
« Ma devo andare da mia sorella! » si giustificò lei.
La serva la guardò per buoni secondo e indicò le guardie con cui era arrivata, sorrise e le fece segno con le mani che sarebbe andato tutto bene.
« È per caso muta? » chiese Yana.
La donna annuì, la guardò un'altro po' dalla testa ai piedi e sembrò soddisfatta, guardò un'altra domestica in fondo alla fila e le fece un fischio. L'altra quando la vide sorrise complice e le indicò di venire da lei.
In pochi secondi sorpassammo l'intera fila delle altre ragazze che stavano aspettando le sarte e raggiungemmo la donna di mezz'età, che portava una taglia molto larga, portava un chignon di colore biondo cenere e aveva degli occhi verde smeraldo. A differenza della mia accompagnatrice, parlava anche troppo.
« Oh, ragazza mia! Ma questo è inaudito! Una ragazza così bella ridotta in questo modo! Ma guarda che corpicino disgraziato, che capelli sciupati! Hai le labbra tutte screpolate! Sembra che la tua pelle non abbia mai visto un sapone in vita sua! Ma cosa fai nella vita? »
« Preferisco occuparmi di mia sorella » risposi seria, se avesse continuato così credo che l'avrei piantata lì e me ne sarei andata.
« Non ti preoccupare, non è per vantarmi, ma so fare miracoli quando si tratta di bellezza! » e senza curarsi minimamente delle lamentele della gente dietro di loro, mi portarono in una stanza e mi tolsero la lo straccio che ero solita portare per tenere fermi i capelli, che mi sciolsero con fatica, essi raggiungevano i fianchi e dovevo confessare che non mi ricordavo l'ultima volta che li avevo pettinati.
« Guarda! Tutti sporchi! Possiamo friggerci le uova qua sopra! Ah cara, non ti preoccupare, ora ti mettiamo in ordine noi » disse la donna disperata controllando se effettivamente non avevo i pidocchi, per mia fortuna ne ero illesa.
Dopo una lunga discussione e lamentele mi tolsero la veste e mi presero la misura per il vestito che poi avrei rivisto con la sarta, per poi immergermi in una vasca di porcellana bianca e farmi un bagno caldo con aggiunte l'aroma di rose profumate che non facevo da tantissimo tempo.

YanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora