Parole

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A soul afraid of breaking

Capitolo 4 - Parole

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Le parole possono essere le nostre migliori alleate

e le nostre peggiori nemiche.

Possiamo trasformarle in armi affilate

o in una dolce nenia che lenisca ferite,

che cancelli orrori.

E noi, sì, noi due,

che faremo con le nostre parole?

Saremo sufficientemente saggi

da adoperarle nel migliore dei modi?

O, ancora una volta,

saranno l'astio e la stupidità a guidarci?

Draco aspettò con impazienza crescente che Zabini e Signora varcassero la soglia della sala dove aveva intenzione di accoglierli. Si versò un bicchiere di firewhiskey che sorseggiò lentamente, come se farlo potesse calmarlo e, in effetti, a modo suo quel liquido ambrato esercitava un potere catartico su di lui.

Furono solo pochi minuti d'attesa, eppure quante domande si susseguirono con una velocità destabilizzante nei suoi pensieri? Era improbabile che Blaise avesse dimenticato di renderlo partecipe di qualcosa di così importante, per non parlare del fatto che lui aveva sempre sospettato che Zabini e Daphne un giorno si sarebbero sposati; possibile che si fosse sbagliato? Ma quando posò infine i suoi occhi grigi sulla figura femminile che incedeva quasi incerta al braccio di Blaise, si ritrovò a pensare che il mondo si fosse capovolto, che il suo migliore amico dovesse essere impazzito e, soprattutto, che sarebbe stato un uomo morto.

Aveva sentito il respiro mozzarsi, i polmoni annaspare inutilmente alla ricerca di aria e, probabilmente, per un istante, la sua vera espressione doveva esserglisi dipinta in volto perché la sorpresa era stata talmente sconvolgente da coglierlo seriamente alla sprovvista.

Avanzò, andando loro incontro dopo aver inspirato profondamente e le prime parole che rivolse ai suoi ospiti furono cariche di rabbia.

«Per Salzar, Zabini, sei impazzito? Che ci fai lei qui?» chiese, sperando di ottenere una risposta che fosse il più lontano possibile da ciò che aveva supposto.

«Voleva...»

«Vorrei parlarti» Hermione osò coprire con la propria voce quella di Blaise e non seppe nemmeno dove trovò il coraggio di prendere parola. Nel momento in cui aveva messo piede in quella stanza, certa che i propri occhi si sarebbero posati sul principe azzurro dal mantello macchiato, aveva dovuto lottare contro il respiro che voleva spezzarsi e aveva dovuto cercare di imporsi un certo contegno che non era sicura di possedere. Era stato persino difficile distinguere il rumore dei propri passi dall'eco causata dal battito galoppante e imbizzarrito del cuore che le riecheggiava nel petto.

«Non posso tollerare la sua presenza al Manor! Dimmi che non hai sposato la Granger... io... davvero, manco per qualche mese e...» scosse la testa incredulo e persino incapace di comprendere perché avesse stupidamente mostrato quella sua debolezza. Era sì infuriato con la saputella, ma avrebbe volentieri stretto le mani attorno al collo di Blaise! Doveva essere il suo migliore amico e invece... invece brancolava nel buio e si ritrovava costretto a indagare, a chiedere perché in realtà aveva bisogno di venire rassicurato, di fugare ogni dubbio o di trovare un valido ed esplicito motivo per estrarre la bacchetta e avventarsi contro il moro. Sì, perché il pensiero che l'amico potesse essersi impadronito della donna che lui... della Granger, era insostenibile.

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