Capitolo 7- Fusione

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Capitolo 7 - Fusione

Sfiorarsi per poi toccarsi,

unirsi per poi fondersi;

entrare in noi in profondità;

lacerare la superficie per scorgere

quello che per anni abbiamo nascosto,

riportarlo alla luce e poi dargli vita.

Diventare un tutt'uno, inscindibile,

amalgamarsi, mischiarsi, sporcarsi e redimersi.

Unirsi per non allontanarsi.

Mai più.

Sorrideva come un'ebete; si sentiva frivola, ma che poteva farci se stava volando oltre la coltre di nubi, fra il bagliore di quella certezza che aveva condannato come illusione troppo a lungo? Aveva relegato nei meandri dimenticati del cuore il sentimento provato per Draco, ma finalmente ora poteva farlo rivivere, riportarlo alla luce e lasciarlo splendere. Non se ne vergognava affatto, era stata una scelta consapevole la sua. In quel ragazzo cresciuto troppo in fretta era in grado di scorgere i motivi per cui amarlo, apprezzarlo e stargli vicino; erano talmente evidenti agli occhi del suo cuore che sarebbe stato impossibile continuare a ignorarli, fingere che non vi fossero.

Non le interessava il giudizio altrui, era convinta che insieme avrebbero dimostrato al Mondo che si sbagliava, che le persone non sono mai o buone o cattive e che tutti hanno diritto a una seconda opportunità. Hermione ne era certa così come sapeva, in fondo, che avrebbe dovuto cercare di renderne più consapevole anche Draco. Sì, perché doveva ammettere di aver percepito che lui non si sentiva all'altezza; anche se non le aveva aperto il suo cuore, non completamente, lei era riuscita a scorgerne le remore, i motivi per cui sembrava quasi tentennare. Hermione era conscia che col tempo, lui avrebbe imparato a lasciarsi guardare nel profondo; intanto sarebbe stata paziente e lo avrebbe aiutato, gli avrebbe mostrato come fare.

Un brivido caldo le invase la pelle al ricordo delle labbra di Draco sulla sua fronte. Non aveva voluto sentire ragioni e l'aveva riaccompagnata a casa. Non le aveva permesso di materializzarsi da sola, per quanto non ci potessero essere pericoli in agguato e Hermione si era lasciata cullare da quelle premure che solitamente avrebbe respinto perché oppressive, ma non in quel momento, non dopo una serata così strana.

La cena si era svolta in un'atmosfera bizzarra; la Parkinson si era congedata con la scusa di un impegno e aveva lasciato il Manor prima che iniziassero a desinare, probabilmente infastidita. Era di dominio pubblico che durante gli anni trascorsi a Hogwarts la Serpeverde non avesse perso occasione per mostrare la propria disponibilità a Draco e, anche se forse un po' le dispiaceva per quella ragazza, capendo appieno quanto doloroso fosse non venire ricambiati, Hermione non poteva non dirsi sollevata che avesse deciso di andarsene.

La reazione degli altri commensali invece l'aveva stupita, seppur non del tutto. Persino Narcissa aveva dialogato con lei come se non fosse una nata babbana, facendola quasi sentire a suo agio. Non appena avevano varcato la soglia della sala da pranzo, Draco aveva rivolto un'occhiata gelida ai propri ospiti ed Hermione era certa che fosse stata ammonitrice; era anche convinta che se la padrona di casa non l'avesse tollerata, non le avrebbe nemmeno fatto mettere piede al Manor, anche se era troppo educata e ligia all'etichetta per trattarla in maniera sconveniente.

Hermione non fece altro che rigirarsi fra le candide lenzuola del proprio letto e immaginare cosa e come Narcissa Black Malfoy avrebbbe affrontato il discorso con figlio. Fu per tale motivo che trascorse una notte agitata, praticamente insonne.

Era ancora decisamente troppo presto quando dei rumori provenienti dal piano inferiore la fecero balzare in quel sonno leggero e scombussolato. Scrupolosa come pochi, decise di controllare. Afferrò la bacchetta e si diresse verso la sala da cui sembravano arrivare i suoni.

A soul afraid of breakingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora