capitolo 1

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Durante il mio primissimo giorno di scuola, ero triste perché vedevo gli altri bambini accompagnati dai propri genitori, io invece ero col mio maggiordomo, Wilson. I miei genitori erano dei musicisti di musica classica famosi in tutto il mondo ed erano sempre fuori casa per delle tuonar e io lì vedevo di rado, per questo motivo mi aveva accompagnato Wilson a scuola, e sarebbe stato sempre così.
Quando entrai in classe, andai a sedermi in fondo da sola. Durante la ricreazione presi la mia merenda che era stata preparata dalla cuoca, ad un tratto mi accorsi che una bambina si era seduta accanto a me.
<<Che cosa vuoi?>>, le chiesi un po' seccata. Quella bambina fissava la mia merenda come se se la volesse mangiare.
<<Me ne dai un po'?>>, mi chiese continuando a fissare la mia merenda.
<<No, mangia la tua di merenda>>.
<<Me la sono mangiata prima di entrare in classe, era troppo buona e non ho saputo aspettare>>, mi confessò colpevole.
<<Non è colpa mia se sei golosa e non sai aspettare>>. Quella bambina era seccante.
<<Ma io ho fame>>, piagnucolò. Aveva gli occhi tristi. In fondo mi faceva un po' pena.
<<E va bene, ma solo per questa volta>>. Era contentissima.
Divisi la mia merenda con lei, che gustò con piacere. Da allora divisi la mia merenda con lei ogni giorno e diventammo inseparabili. Quel giorno trovai la mia migliore amica.

<<Alex, sveglia!>>. Come ogni giorno la mia migliore amica Marta, mi svegliava per andare a scuola insieme. Chissà perché si divertiva a saltellare sopra di me per svegliarmi.
<<Mm... dammi ancora un minuto>>, mi voltai dall'altra parte.
<<Su, sveglia pigrona!>>. Era sempre la stessa storia, io volevo dormire un altro po' e lei per svegliarmi mi tirava via le coperte.
<<Uffa! Mi chiedo dove la trovi tutta questa energia?!>>, mi lamentai come al solito.
<<Mia cara, al contrario di te, io vado a dormire presto>>, si mise le mani suo fianchi in segno di disapprovazione. Ma fu tradita dal suo sorriso. Il suo sorriso. Contegno Alex!
<<Be', almeno io non vado a dormire presto come le galline>>. Presi il cuscino e glielo tirai colpendola in pieno in volto.
<<Ti conviene scappare Alex, prima che ti uccida!>>. Era decisamente infuriata.
Scappai via. <<Non mi prendi, sei troppo lenta>>, la derisi, ma lei mi correva dietro con una ciabatta in mano, sembrava una pazza. Come mi diverte.
<<Ragazze, un giorno di questi vi farete male>>, ci rimbeccò Wilson quando gli passammo accanto. Tutti i giorni era sempre la stessa storia.
Dopo che ci fummo calmate, andammo a scuola con la mia auto sportiva che tutti m'invidiavano. Visto che i miei erano sempre assenti colmavano il vuoto con il denaro. Ovviamente ne approfittavo.
Marta ed io frequentavamo il penultimo anno di liceo e andavamo in una scuola pubblica, anche se i miei genitori erano contrari. I miei visto il loro nome volevano che frequentassi una scuola privata, di prestigio, ma io mi opposi perché volevo stare con la mia migliore amica. Sua madre era morta qualche anno fa e il suo patrigno non si poteva permettere una scuola privata, così andai con lei in una pubblica.
Scesi dall'auto e andai ad aiutare la mia amica. Ci recammo come ogni giorno agli armadietti e andammo a lezione. Insomma, solita routine. Frequentavamo le stesse lezioni, eravamo sempre insieme, nessuno ci poteva separare, infatti c'era chi ci chiamava le sorelle siamesi, ma io appena li sentivo li fulminavo con lo sguardo e nel frattempo Marta se la rideva come una matta. La mia Marta.
Lei ed io eravamo le più popolari dell'intera scuola. Lei era la più bella e corteggiata dai ragazzi, anche se non era né ricca né aristocratica, sembrava che lo fosse, era molto raffinata, era un'amante della musica classica e dell'arte. Era una spanna più bassa di me ed era magra, ma non troppo. Aveva dei bellissimi capelli castano scuro, erano lunghi e le ricadevano morbidi sulla schiena. Aveva degli occhi bellissimi, erano castani chiari, con il sole diventavano dorati e poi brillavano di una luce propria. La cosa che la rendeva più bella erano i vestiti che indossava, ed era sempre ben curata, attenta ai dettagli.
Io invece ero popolare perché ero la più ricca della scuola e avevo dei genitori famosi. Quando c'erano dei nuovi studenti, tutte le ragazzine mi correvano dietro credendo che fossi un ragazzo, visto il modo in cui mi vesto e il taglio di capelli, quando scoprivano che ero una ragazza ci rimanevano un po' male, ma chissà il perché, a san Valentino ricevevo più lettere e regali io di chiunque altro. Portavo dei vestiti maschili rigorosamente di colore scuro e costosi. Com'ero io fisicamente? Be', che dire... avevo i capelli biondi tagliati alla moda e corti ed occhi chiari che cambiavano sempre colore, verde, azzurro, blu, erano ribelli come me. Ero più alta di molti ragazzi e avevo un fisico atletico. Poi be', avevo un bel faccino, almeno così diceva Marta.
<<Oggi abbiamo il compito di fisica, cosa fai, copi da me come sempre?>>, mi domandò Marta.
Mi voltai e la guardai con aria innocente. <<Ehm, se non è un problema per te>>.
<<Uffa, quando ti metterai a studiare?!>>, brontolò.
<<Fammi pensare...>>, mi misi in una finta posa. <<mai>>, ridacchiai.
<<Non cambierai mai>>, incrociò le braccia e voltò la testa dall'altra parte per la rabbia.
<<Su, non fare così>>, la punzecchiai col dito.
<<Un giorno di questi ci beccano e se rovinerà la mia media scolastica, non ti parlerò mai più>>, mi guardò torva.
<<Non è mai successo e mai accadrà>>, me la risi.
<<Oh be', non si sa mai>>. E no, così portava sfiga!
<<Su, non essere così negativa, farai piovere>>.
Mi fulminò con lo sguardo. <<Ah ah ah non mi hai fatto ridere>>. Mi sa che avevo esagerato.
<<A volte mi sembri una vecchia per quanto sei seria>>.
Lei pensava sempre che scherzassi su questa cosa, ma non sapeva che in realtà dicevo sul serio.
All'ora di pranzo andammo alla mensa come tutti i giorni ma rispetto agli altri, Marta ed io ci portavamo il pranzo da casa che preparava la mia cuoca. Anche se tutti volevano sedersi con noi, rifiutavamo sempre e ce ne stavamo per i fatti nostri a mangiare e a chiacchierare senza che nessuno ci disturbasse. Eravano nel nostro mondo che nessuno poteva oltrepassare.
<<Devo dirti una cosa, Alex>>, mi disse timidamente ad un tratto.
<<Cosa?>>, le chiesi curiosa. Che ne abbia combinata un'altra delle sue? Mi chiesi.
<<Sai, quel ragazzo dell'ultimo anno...?>>. Oh no, non dirmi la mia nemesi, ti prego.
<<Intendi quel Ben?>>, le chiesi.
<<Sì, mi ha chiesto di uscire con lui>>.
<<E tu cosa gli hai risposto!?>>. Quel tipo non mi piaceva affatto. Era la mia nemesi.
<<Gli ho detto di sì>>, mi disse come se fosse colpevole di una brutta azione.
<<Sei impazzita per caso!? Quel tipo si da tante arie e cerca solo una cosa, non mi piace. E poi lo sai che ci odiamo>>, ero totalmente contraria.
<<Dai è carino e a me piace, e poi non è colpa mia se non ti sta simpatico nessuno>>.
Ci guardammo per un attimo interminabile.
<<Se fa qualcosa che non vuoi, chiamami immediatamente>>, le dissi rassegnata, tanto con lei era fatica sprecata, riusciva sempre ad ottenere tutto quello che voleva.
<<Va bene>>, mi disse tutta contenta.
Di certo non l'avrei fatta uscire da sola con quel tipo. Ogni volta che usciva con un ragazzo senza che lei se ne fosse mai accorta, la pedinavo, con al seguito Wilson, e ci portavamo anche come arma uno spray al peperoncino, fortunatamente non era mai successo niente di male, ma non si sapeva mai.
<<Quando sarebbe quest'appuntamento?>>, le chiesi.
<<Dopo scuola>>.
<<Perciò ritornerai a casa da sola...>>. Questo mi complicava un po' le cose.
<<Se permetti, vado un attimo in bagno>>. Mi alzai dalla sedia.
<<Ci sei andata prima>>, mi ricordò.
<<Sì, ma devo fare un'alta cosa>>, le dissi imbarazzata.
<<Oh, allora vai>>.
In realtà andai in bagno per chiamare Wilson. Mi chiusi dentro un gabinetto. <<Pronto?>>, chiese Wilson dall'altro capo del telefono.
<<Wilson, abbiamo un problema>>, gli comunicai.
<<Che genere di problema, signorina?>>.
<<Marta, dopo la scuola esce con un ragazzo>>.
<<Vuole che dopo le lezioni mi faccia trovare lì?>>, mi chiese rassegnato. Oramai era sempre la stessa storia. Povero Wilson.
<<Sì, dobbiamo sorvegliarla>>.

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