capitolo 12

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Mamma non prese molto bene la notizia della festa di San Valentino da fare a casa nostra. Diede di matto. Papà cercò di convincerla, in realtà ci provammo tutti. Credo anche che mia madre accidentalmente abbia dato un pugno a mio padre, perché mentre lei urlava sentimmo un lamento da parte di lui. Alla fine, non so come, la convincemmo ad organizzare la festa a casa nostra, ma aveva ingaggiato un servizio di sicurezza e fatto installare delle telecamere. Ci teneva proprio alle sue cozzaie.
La cosa peggiore fu lo stand dei baci, che era pronto solo per me. Non volevo proprio baciare l'intera scuola. Probabilmente Ben avrebbe pagato per un bacio e sicuramente anche Miriam. Che avevo fatto di male nella vita per meritarmi tutto questo? Io volevo baciare solo e solamente la mia dolce e tenera Marta. Solo lei. Anche se non l'avrebbe ammesso, lei non voleva che baciassi le altre ragazze, ma diceva che mi servivano i crediti extra.
<<Bene Alex, tu ti siederai qui>>, la rappresentante d'istituto mi indicò una sedia, che era posta dietro ad un tavolo con una tovaglia rossa con dei cuori disegnati e con un cartello con su scritto: Fate una donazione per il ballo di San Valentino, in cambio un bacio dalla vostra amata Alex. Mi volevo sotterrare, per fortuna avevo ideato un piano.
Quando mi sedetti la rappresentante richiamò tutti e diede inizio alla raccolta. Era incredibile quanti ragazzi e ragazze volessero baciarmi, la maggior parte, per non dire, quasi tutti, neanche li conoscevo o non gli avevo mai parlato.
La prima a presentarsi fu una ragazza con l'apparecchio che offrì una somma generosa. Si sporse verso di me per darmi un bacio ferroso. Probabilmente sperava in un bacio sulle labbra, ma io mi limitai a darle un bacio sulla guancia, era questo il mio piano.
La rappresentante mi tirò per la cravatta, quasi mi strozzò. <<Alex, ma che fai?>>, mi disse diggrignando i denti.
<<Niente, le ho dato un bacio, come mi hai detto tu>>.
<<Ma io intendevo sulle labbra>>.
<<Ma tu non hai specificato>>, dissi beffarda con un sorrisetto che la fece sciogliere. Funzionava sempre quando volevo ottenere qualcosa.
<<Va bene, continua pure>>, disse sognante. Le feci l'occhiolino e continuai.
Nonostante non ricevessero un bacio sulle labbra da parte mia, non si lamentarono. Alla fine era pur sempre un bacio da parte mia. Purtroppo, poi fu la volta di Ben. Orrore. Mi avvicinai a lui, ma per sicurezza con un mano gli teni ferma la testa, non volevo rischiare un altro spiacevole incidente. Poi toccò la volta di Miriam, ma stranamente fu lei a darmi un bacio sulla guancia, lasciandomi di stucco, per poi farmi l'occhiolino e andarsene.
Finalmente, dopo un tempo che fu un eternità, baciai l'ultima persona, ma mancava solo lei. Era lì, che aspettava solo un mio bacio ed aveva il più bel sorriso del mondo, lei era bellissima, ed io ero solo sua. Mi alzai dalla sedia per andare da lei, era giunto il momento di dire a tutti del nostro amore. La strinsi a me e percepii il calore del suo corpo contro il mio. I nostri sguardi erano intensi e c'era solo desiderio. Gli occhi di tutti erano puntati su di noi, ma non mi importava, volevo solo baciare la mia Marta. Mi avvicinai a lei per baciarla, ma fummo interrotte.
Qualcuno era irrotto nella scuola. Erano un gruppo di uomini corpulenti e poco raccomandabili. Che cosa ci facevano quei tizi a scuola? E poi, chi li aveva fatti entrare?
<<Salve, principessina, ti ricordi di me?>>, si rivolse a me il tipo più grosso di tutti facendomi un sorriso a... oh no! Era spacca ossa!
Allarmata presi Marta e la portai dietro di me.
<<Che ci fai qui!?>>, ringhiai a spacca ossa.
Una risata gutturale. <<Hai la memoria corta, principessina. Sono qui per vendicarmi!>>. I suoi scagnozzi esultarono.
<<Vattene via! Non è colpa mia se sei un criminale!>>.
Spacca ossa si agitò ancora di più. <<Non è colpa tua! È tutta colpa tua se sono finito in carcere!>>. Le sue urla riecheggiarono per tutta la scuola. Si mise a camminare avanti e indietro. <<Quando ho scoperto che avevi fatto mettere un altro tipo in carcere, la mia rabbia e rancore verso di te>>, mi indicò, << è aumentata ancora di più, così, ho escogitato un piano di fuga, è ci sono riuscito. Poi, dopo aver radunato i miei scagnozzi sono venuto a cercarti, per ucciderti!>>.
<<Nooo!>>, urlò Marta.
Lei aveva già sofferto abbastanza, e poi non potevo permettere che uno di quei tipacci le facesse del male.
<<Ben!>>, richiami la sua attenzione.
<<S-sì?>>, mi rispose balbettando.
<<Prendi Marta e proteggila... anche a costo della vita>>. La presi per un braccio, la guardai per un ultima volta e gliela consegnai.
<<Noo! Alex, non voglio che ti facciano del male. Non voglio!>>. Urlava e si divincolava dalla stretta ferrea di Ben. Il mio cuore si spezzò, ma lei doveva stare al sicuro.
Con passo deciso andai da spacca ossa, anche se era più alto e più grosso di me non mi faceva paura, sapevo di essere più forte di lui. <<Vuoi me, no?>>.
<<Sì!>>, tuonò sputtacchiando. Che essere disgustoso.
<<Bene, allora combatti con me>>. La mia voce era ferma e pacata e non distoglievo lo sguardo da lui.
Fece un ghigno, per poi dire, <<Credi davvero che voglia solo combattere con te? Ti sbagli di grosso! Non mi farò ridicolizzare un'altra volta da una ragazzina, e poi so che sei una campionessa di arti marziali miste... no, io farò di meglio...>>. Estrasse dalla tasca del suo giubbotto un coltello seghettato. Quel tipo giocava sporco, ma sapevo come disarmarlo. Mantenni la calma.
<<Credi davvero che un insulso coltello riesca a farti vincere contro di me?>>. Era ridicolo.
Fece una risata al dir poco maligna, ma non mi spaventava. <<Secondo te, ragazzina, perché mi sono portato i miei scagnozzi?>>, mi chiese.
Prima non l'avevo notato, ma i suoi scagnozzi erano armati fino ai denti. C'era chi aveva un tubo di metallo, chi una catena, qualcun altro aveva un coltello come quello di spacca ossa. Quindi era questo il suo gioco.
<<Credi davvero di farmi paura?>>.
<<Non hai scampo, principessina>>.
Avevo già combattuto con più persone non esperte in combattimento, ma mai con qualcuno di armato, un passo falso ed ero spacciata. Che fare? Marta dietro di me non aveva smesso un attimo di urlare, anche il resto degli studenti erano agitati e spaventati, dovevo pensare anche alla loro incolumità. Dopotutto volevano solo me, ma di certa gente non c'era da fidarsi. Sì, dovevo batterli e dovevo essere concentrata al massimo o non ce l'avrei fatta.
<<State tutti indietro!>>, ordinati agli studenti spaventati, <<a loro ci penso io...>>. Con la massima concentrazione partii all'attacco. Erano più grossi di me, ma io avevo l'esperienza dalla mia parte, ne schivai alcuni, altri li atterrai, ero inarrestabile. Ero in netto vantaggio. Lui se ne stava lì, fermo e immobile, con un ghigno da prendere a pugni, che avesse qualcosa in mente? Decisi di avventarmi su di lui, ma scoppiò a ridere.
<<Mi prendi in giro per caso?!>>. Ero irritata.
<<Sei circondata>>. Non capivo.
<<Cosa vai dicendo?>>.
Si avvicinò a me, ma prontamente indietreggiai. <<Credi davvero che avrei portato così poca gente per farti fuori? Oh no, principessina>>, fece una risata malefica, <<ho portato molte più persone>>. Fece un fischio ed entrarono altri suoi scagnozzi, ed anche loro erano armati fino ai denti. Adesso si che ero spacciata.
Lo guardai in cagnesco: <<Sei solo un vigliacco!>>.
Spacca ossa non la smetteva più di ridere. <<Facciamo un patto, ti va?>>, mi propose spudoratamente. Che aveva in mente?
<<Che patto?>>.
Spostò il suo coltello da una mano all'altra. <<Tu non vuoi che i tuoi amici si facciano male, non è così?>>.
<<Sì>>.
Continuava a spostare il coltello da una mano all'altra osservandolo. Era irritante. <<Se tu farai come ti dico, hai la mia parola che nessuno di loro si farà male>>.
Se era convinto che sarei caduta nel suo gioco si sbagliava di grosso. <<Credi davvero che ti creda!>>.
Mi guardò: <<Se non farai come ti dico, lei morirà>>. Mi si raggelò il sangue quando indicò Marta con il suo coltello. Non potevo proteggerla, erano fin troppi anche per me.
Caddí in ginocchio. Era tutta colpa mia se eravamo in questa situazione. Se non avessi incontrato la congrega di March, e se non avessi fatto quegli incontri clandestini, tutto questo non sarebbe accaduto. Era tutta colpa mia! Riuscivo solo ad attirare guai.
<<Ho la tua parola, spacca ossa?>>.
<<Sì>>, fece un ghigno.
<<Noo, Alex, non farlo, ti prego>>. La sua voce, la voce di lei, mi entrava dentro come una lama ben affilata ed incandescente e faceva tanto male, ma avrei dato ben volentieri la mia vita per lei. L'unica cosa che contava per me era proteggerla e se questo comportava morire, allora lo avrei fatto.
<<Almeno le posso dire addio?>>, la mia voce era supplichevole, ma la mia espressione era spenta.
<<Va bene, principessina, ti è concesso un ultimo desiderio>>, fece un ghigno e poi aggiunse, <<Poi torna da me e fatti uccidere>>.
Mi alzai ed andai da lei. Era stravolta, come l'ultima volta, quella volta che aveva sofferto a causa del suo patrigno. La afferrai e la strinsi a me, per l'ultima volta. <<Non piangere, sii forte amore mio>>. Singhiozzava tra le mie braccia e mi stringeva a se, come se non volesse che non le sfuggissi per andare incontro alla morte.
Mentre la stringevo richiamai con lo sguardo l'attenzione di Ben. <<Sta attento>>, gli bisbigliai affinché nessuno sentisse o vedesse il nostro scambio di parola, <<non mi fido di loro. Dovete scappare>>.
Capendo cosa intendessi annuì. <<Cercherò di distrarli, così potrete scappare, tutti e tre>>, puntualizzai, <<probabilmente mi avranno spiato e sapranno che siete miei amici... Ben, proteggile, ma sta attento>>. Lui annuì un'altra volta, si vedeva che tratteneva le lacrime per essere forte.
<<Ora basta, vieni da me!>>. Spacca ossa si era irritato, prima di andare da lui diedi un bacio tra i capelli della mia Marta e le sussurrai un ti amerò per sempre. Quando la lasciai andare urlò dalla disperazione, non voleva che morissi e che la lasciassi per sempre.
<<Sei pronta a morire, principessina?>>. Quel suo ghigno iniziava davvero ad irritarmi.
Andai da lui e gli dissi, <<Prego, uccidimi pure, se ti rende tanto felice>>.
Spacca ossa affondò il suo coltello dentro di me, sul mio fianco sinistro. Il dolore lancinante mi fece mancare l'aria nei polmoni, mi sentivo un pesce fuori dall'acqua che anaspava alla ricerca di un po' di ossigeno. Non avevo intenzione di dargliela vinta. Lo guardai dritto negli occhi con sfida. Dovevo dare la possibilità di fuga a Ben e alle ragazze. Lo afferai per le braccia, e con tutta la forza che avevo in corpo lo scaraventai contro gli armadietti. Il tonfo fu assordante, con la sua grande mole aveva provocato una grossa ammaccature. Con quel gesto speravo di attirare l'attenzione di tutti su di me e spacca ossa, così loro sarebbero potuti scappare inosservati.
Mi girava la testa. Guardai la ferita che mi aveva provocato il coltello, era messa piuttosto male e stavo perdendo molto sangue, ma dovevo resistere. Mi avventai su di lui, che era ancora per terra, e lo presi a pugni su quel brutto muso che si ritrovava. I miei colpi gli fecerò perdere i sensi, ma i suoi scagnozzi si avventarono su di me, ero solo io contro tutti. Alcuni riuscii a colpirli ma ero esausta ed avevo la vista appannata. Alcuni riuscirono a colpirmi alle spalle, che mi fecerò cadere a terra, era giunta la mia fine. Chiusi gli occhi in attesa della morte, che non arrivò. Quando li riaprii, vidi Ben e il resto della squadra, insieme al coach, che si avventavano su alcuni degli scagnozzi di spacca ossa. Ero senza parole. Marta! Dove l'aveva lasciata Ben?
Con fatica mi alzai e iniziai a cercarla con lo sguardo, ma c'era un tumulto, chi scappava, chi si azzuffava. Niente, non riuscivo a trovarla, temevo il peggio. Andai da Ben con fatica, le forze mi stavano abbandonando.
Lo strattonai. <<Dov'è Marta!?>>. Ero disperata e stra preoccupata.
<<Tranquilla, è con Miriam in un posto sicuro>>.
Feci un sospiro di sollievo. <<Meno male...>>. Le forze mi mancarono, prontamente Ben mi afferrò prima che cadessi a terra. <<Hai bisogno di un medico, hai perso tanto sangue>>.
Ero esausta, probabilmente stavo per morire, per mia solita sfortuna tra le braccia di Ben. Alla fine era ciò che mi meritavo dopo aver causato tutto quel caos, il mondo sarebbe stato meglio senza di me.
Ci fu uno sparo, poi il silenzio. Chi era stato?
<<Oh no...>>, disse Ben. Cos'era successo? Poi sentii quella risata gutturale. Spacca ossa!
Perché avevo una brutta sensazione, come se mi avessero portato via la parte più importante di me?
<<Principessina, se credi di avermi battuto, ti sbagli di grosso>>. Mi si raggelò il sangue.
<<Vigliacco!>>, gridò Ben. Cos'era successo?
<<Taci miccioso, prima che ti faccia saltare le cervella>>.
Ben mi strinse forte a se.
<<Ben... che sta... succedendo?>>. Riuscivo a stento a parlare, ma dovevo sapere.
<<Niente>>.
<<Ben!>>. Che stava succedendo?!
Sospirò: <<Ha preso un ostaggio>>.
Perché il mio cuore batteva così forte, come se volesse scappare da me? Poi capii.
<<Ti prego... dimmi che... non ha... preso... lei...>>.
Non mi rispose, si limitò a stringermi ancora di più, come se temesse che facessi una pazzia.
Dovevo riprendermi e salvare la mia Marta.
Mi liberai dalla presa di Ben, quando lo guardai notai che stava piangendo. Mi volta e mi sentii mancare il suola da sotto i piedi, l'aria dai polmoni e il mio cuore doleva. Quel mostro aveva preso in ostaggio la mia Marta, come aveva osato! La rabbia mi fece trovare le forze perse.
<<Lascia stare, lei non c'entra niente!>>. Ero fuori di me dalla rabbia.
Puntò la pistola sulla tempia di lei.
Tratteni il respiro. <<È me che vuoi! Uccidi me, lei non c'entra niente!>>.
<<Dici?>>. Mi guardò con inespressività. <<È lei la causa di tutto. Se non era per lei, non avresti fatto gli incontri clandestini e non mi avresti ridicolizzato, e poi, per colpa sua quel tipo è finito dietro le sbarre, come me!>>. Tolse la sicura alla pistola.
No! No! Ti prego, no! Feci una supplica silenziosa.
Mi inginocchiai: <<Uccidimi>>.
Spinse Marta da parte per poi puntarmi la pistola e sparmi, poi accade l'imprevisto. Marta si gettò tra le mie braccia, spacca ossa sparò, ma non colpì nessuna delle due, ben si Ben, che prontamente si era posto davanti a noi per poi venire colpito dal proiettile.
Ben era a terra immobile sopra una pozza di sangue che man mano si estendeva.
<<Brutto miccioso!>>.
Quella fu l'ultima goccia. Mi alzai pronta ad uccidere con le mie mani quel mostro.
Con un ghigno spacca ossa mi sparò al braccio sinistro, ma io continuai ad avanzare con lentezza e decisione. Mi sparò anche ad una gamba, ma non mi feci fermare da questo. Quando fui davanti a lui lo disarmai così in fretta che rimase a bocca aperta, poi lo colpii. Lo colpivo con tale violenza da sentire le sue ossa spezzarsi, era ciò che si meritava.
<<Alex, basta!>>. Marta mi strinze da dietro cercando di fermarmi.
<<Lasciami! Questo mostro deve morire!>>, urlai a pieni polmoni.
<<Basta, tu non sei così. Non sei come lui>>. Le sue parole mi fecerò fermare, aveva ragione, io non ero come lui.
Le gambe mi cedettero, tutta la forza di prima era svanita.
Ero tra le braccia di Marta, adesso si che potevo morire felice. Riuscivo a sentire il calore del suo corpo contro il mio che stava diventando sempre più freddo. La vista mi stava abbandonato, ma riuscivo ancora a vedere il suo viso che era rigato dalle lacrime che continuavano a scenderle prepotenti. Stava piangendo per me.
<<N-non... piangere>>, riuscii a dire a malapena.
<<Non voglio perderti>>, singhiozzò.
<<Non mi... perderai. Resterò sempre... accanto a te... nel tuo cuore>>.
<<Non mi lasciare, io ti amo>>.
<<Ti amo...>>. Chiusi gli occhi e mi abbandonai all'oscurità.

L'amore Di Un AmicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora