Capitolo 2.

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Mi alzo la mattina e raggiungo la scuola in autobus dato che mio fratello ha deciso di non svegliarsi presto. Scendo alla fermata della scuola che oggi mi sembra particolarmente vuota ed entro in classe per raggiungere il mio posto.
«Buongiorno» mi dice Lynch seduto al banco dietro al mio. Lo fisso a lungo.

-Si, te lo sei scopato ieri, Brooke.

È strano parlare con lui la mattina, non ci siamo mai rivolti la parola, e credevo che dopo quello che è successo ieri, a scuola sarebbe tornato tutto alla normalità.
«Giorno» Rispondo.
Tolgo le cuffiette dal cellulare poi tiro fuori un quaderno e la penna per prendere gli appunti dato che la prof ha deciso di spiegare un nuovo argomento.
«Prof, posso passare avanti che non vedo la lavagna?» urla lui da dietro.
«Certamente» risponde lei sorridendo per poi riprendere a spiegare. Ross sposta lo zaino al posto vicino al mio e si mette seduto silenziosamente.
«Non ho il libro, metti in mezzo»
Faccio quello che mi dice anche se so che con la scusa di "seguire dal libro" si avvicenerebbe troppo a me. Mi impegno a prendere gli appunti giusti quando a fine ora sento la sua mano toccare la mia coscia.
«Toglila» sussurro ma lui sembra non sentirmi. Comincia a strofinarla fino al ginocchio per poi fare il movimento all'inverso ripetutamente. Cerco di non farci caso e provo a seguire il più possibile la lezione.
«Lynch, smettila» riesco a toglierla dalla mia coscia.
«Evans, cosa ti è successo? Ieri eri così disponibile» sorride passandosi una mano fra i capelli.
«Smettila cazzo» quasi lo urlo e perfortuna suona la campanella così mi affretto ad uscire.
«Evans!» urla ancora lui nel corridoio.
«Cosa vuoi ancora?» apro nervosamente il mio armadietto.
«Dobbiamo fare il progetto, ricordi?»
«Si, ma vieni a casa mia e quello che è successo ieri devi scordartelo chiaro?»
«Perchè? Non ti è piaciuto per caso?» dice con un sorrisetto.
«No, non volevo dire questo» mi gratto la testa sulle note della sua risata. Prendo i miei libri e richiudo l'armadietto per cercare di evitare la conversazione ma quando mi giro lo trovo ancora dietro di me.
«C'è mio fratello a casa, vedi che puoi fare» lo avviso per poi infilarmi nella classe di inglese.

***

Passano le altre ore in fretta ed esco da quella prigione. Devo cercare Ross per dirgli l'indirizzo ma appena esco dall'istituto lo vedo parlare con alcuni ragazzi nei giardinetti della scuola. Meglio non disturbarlo, cioè, non posso disturbarlo, non ne ho il diritto, o meglio non lo avevo. Lo sorpasso per prendere l'autobus.
«Fermati Evans, vengo con te» sento la sua voce dietro alle mie spalle. Mi raggiunge correndo e prendiamo insieme l'autobus che, per nostra grandissima fortuna, arriva subito.
«Dove abiti?» mi chiede mentre fissa un gruppo di primini scambiarsi dei fogli.
«Nella strada principale» mormoro e afferro la sbarra per non cadere.
«Non prendevo l'autobus da troppo tempo»
«Certo tu hai la tua macchinona» sbuffa.
«Modestamente i miei genitori fanno un lavoro che gli fa portare a casa tanti soldi al contrario dei tuoi che fanno i domestici nelle case degli altri» cerco di dire qualcosa ma mi accorgo che siamo arrivati alla nostra fermata così scendiamo da quel mezzo che odio sempre più. Appena entrambi tocchiamo la terra con i piedi cominciamo a fissarci negli occhi.
«Non devi più azzardarti a parlare male dei miei genitori, ti è chiaro?» urlo ma lui mi tiene stretta con le sue braccia.
«Altrimenti che fai? Chiami la mammina? Ah no scusa, è impegnata a passare lo straccio»
«Ancora? Devi smetterla cazzo! Non puoi permetterti di parlare così dei miei genitori...anche se lo meriterebbero...» abbasso sempre più la voce.
«Cosa?»
«Niente, non ho detto nulla» affermo e mi dirigo verso casa che dista pochissimo dalla fermata.
«Sono a casa!» urlo appena metto piede nella mia umile dimora ma non sento nessuno rispondere. Poggio lo zaino a terra e noto una figura scendere piano le scale.
«Ehi sorellina! Com'è andata a scuola?» mi dice Tristan tutto sorridente.
«Ehi bene! Bro, lui è il ragazzo del progetto»
«Tristan» dice mio fratello porgendogli la mano.
«Ross» risponde lui afferrandogliela. Ross poggia le sue cose sul tavolo mentre mio fratello se ne torna su così io mi affretto a tirare fuori il PC per cominciare subito il progetto. Mi siedo su una sedia del tavolo, cosa che fa anche Ross qualche secondo dopo.

«call me Daddy»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora