•Jake 5/12

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Cara Helen,

Sono contento che l'idea ti piaccia, dopotutto: qualsiasi cosa riguardi noi due sembra sempre interessarti.
E non posso che essere felice di questo!
Qui niente neve, solo cieli macchiati da timide nubi morbide. Ma preferirei la neve. Decisamente.
Odio non mi vorrai dire che hai intenzione di rapire un povero pupazzo di neve per me? Penso che questo amore inizi a prendere una piega leggermente sadica!

Rapiscilo, e torturato fino al mio ritorno.

Ok. No.

Potrebbe essere un bel film se ci pensi: "Rapitori di pupazzi", un horror dal sapore natalizio, al cinema.
Ammetti che l'hai letto come se fosse un trailer alla televisione.

Oggi mi sento più allegro del solito, sarà che hai voluto assecondare questa mia voglia di scambiarci lettere al posto dei soliti messaggi su whatsapp. Se ci pensi tutto questo ha un lato positivo: scrivendo a penna non ci sono gli intoppi con il correttore automatico! Voglio dire, non ti fa incazzare quando ti corregge ciò che hai appena scritto, costringendoti a tornare indietro e cancellare per poi riscrivere la stessa parola, ed essere nuovamente corretto? Potenzialmente potrebbe creare un ciclo infinito. Il che è spaventoso.

Okay. Adesso mi ricompongo. Non mi fanno bene le serie TV italiane, che ho scoperto essere per lo più soap opera spagnole dal senso più che discutibile.

L'idea del collage di foto la trovo stupenda! Vorrei tanto poterti dare una mano nel realizzarlo. Già mi immagino: la tua stanza di sera, dopo una pizza, la TV che sta andando ma noi non la guardiamo. Siamo seduti a terra con un grande cartellone e le nostre foto su di esso, noi che scegliamo dove mettere una e dove invece l'altra. Cercando di posizionarne una ti sfiorerei per sbaglio, ma non troppo, la mano. Tu mi guardi. io ti guardo. Ti mordi le labbra, sono così soffici. Io mi muovo veloce, con la mano ti sfioro la morbida guancia mentre ti bacio dolcemente. Sono così soffici. Sono così calde le tue labbra Helen. Tu mi scompigli i capelli con le tue piccole mani, mentre io mi spingo sempre più verso te, cingendoti con le mie braccia tremanti. Tu causi un terremoto di emozioni in me.
Ti distendi, le nostre foto diventano il nostro letto, noi siamo su di noi, la metafora perfetta del mio mondo con te.
Mi tolgo la maglia, a te sembra piacere, mi sfiori la sagoma degli addominali con i palmi delle mani. Sono fredde. Sussulto.
Mi piego su di te, infilandoti dolcemente una mano sotto la maglietta. Sento il tuo cuore che batte forte. Forte. Sempre più forte. Il bacio si scioglie, siamo nuovamente faccia a faccia, i nostri sguardi proseguono ciò che le labbra hanno fermato. Mi perdo in te, ancora una volta. Poi.

Poi.
Poi.

Niente.
Poi mi sveglio su questo letto a migliaia di chilometri con la rabbia in corpo per non trovarti al mio fianco. Un altro giorno ancora.
Un altro giorno senza te. Un altro giorno senza vita.
Forse tutto questo mi aiuterà ad essere più forte. Ad apprezzare ancora di più ogni singolo istante che passerò con te.
Fino ad ora mi sembra di non averti dato tutte le attenzioni che ti meriti. Mi vergogno di questo.

Perdonami.

Questo senso di colpa che mi porto appresso potrebbe trasformare questa lontananza in una prigione. Ma la voglio vivere come ti ho appena detto, come un modo per apprezzare ancora di più questo nostro grande amore.

Vedi da un lato sono contento. Perché so che il senso di lontananza che porta alla tristezza , deriva dal fatto che io so di non essere in grado di sopportare un intera vita, un intero giorno, un intera ora, un intero minuto, un intero secondo, senza saperti al mio fianco.

È stupendo.

Il nostro amore è stupendo.

(Con questo non ti sto dando l'autorizzazione di rapire il pupazzo di neve.)

Ho sentito Lucas al telefono appena ho letto la tua lettera, ovvero circa un quarto d'ora fa.
Non ho fatto in tempo a ricevere la notizia che si erano ri-lasciati che sono già tornati insieme. Che palle. Avevo già previsto una delle tante sedute psicanalitiche che hanno contraddistinto l'amicizia tra me e Lucas.
Lo devo ammettere: se non sfonderò nel mondo del giornalismo, diventerò il nuovo Freud.
O almeno, il Freud di Lucas. Il che mi costringerebbe a vivere una vita di speculazione sugli intrallazzi tra lui e Marie. Sempre lui e Marie. Finirei col creare nuovi metodi di autolesionismo estremo. L'unica mia salvezza si rivelerebbe essere la Nutella. O la morte. Sotto un ponte. Da solo.
Meglio il giornalismo.

Comunque, in redazione tutto bene. Con questo stage sto capendo molte cose che non sapevo. Ovvio, gli italiani sono completamente diversi da noi, ma sono molto dediti al lavoro. Fortuna che mia madre, la Giovi, mi ha concesso il dono di essere un madrelingua italiano. Altrimenti qui sarebbe stata ancora più dura di quanto lo è già stata i primi giorni.
Cavolo, gli italiani non parlano: loro cantano.
Che lingua piena di accenti e intonazione! No no, meglio il caro "vecchio" American English.

A proposito di italiano, hai fatto il test? Com'è andato? Spero che la Pennato si sia adeguata all'idea che ti do ripetizioni, e che dunque diventerai un bomba anche tu!

Sta sera penso che uscirò a fare due passi al Colosseo.
Non uccidermi.
Cerco di fare come mi hai detto, voglio essere il tuo Cicerone di fiducia quando verremo di nuovo qui insieme.
Questa città è piena di cunicoli, dovrò studiarla attentamente.

Eppure.
Eppure nessun posto è completo se non ci sei.
So che sta sera, guardando la Luna, ci vedrò riflessa la tua immagine. E allora sarò il primo uomo a rubare la Luna.
Vedrò i tuoi occhi tra le stelle. E sarò il primo uomo a saltare da una all'altra di esse.
Ti vedrò ovunque. E sarò uno dei tanti uomini persi, cercando l'amore.

Ti amo Helen.
Da morire.

Tuo, per sempre, Jake.

Carta, penna e cuore.  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora