•Jake 16/12

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Helen,

Non hai idea di cosa mi sia capitato la settimana scorsa. In poche parole, hanno derubato nell'appartamento dove alloggio. Si sono presi il mio zaino con all'interno, tra le altre cose, il cellulare e il portafoglio. Tornato dal lavoro ho trovato tutto sotto sopra, e già al varcare la porta le mie speranze erano svanite.
Ho provato a chiamare a casa con un telefono pubblico ma ho trovato sempre occupato o nessuno rispondeva.

Non è stata la mia settimana migliore.
E la storia di Lucas non può che aggravare tutto il resto.

Io non ho parole perché sono le lacrime a descrivere il mio dolore.

Lui era il mio migliore amico. Era. Era, cazzo. Usare l'imperfetto mi fa male, perché mi ricorda che non c'è più. Non posso credere che abbia potuto fare una cosa del genere. È sempre stato un ragazzo intelligente, uno di quelli che conta fino a dieci prima di fare una determinata cosa. Se solo non avessi perso il telefono. Sono sicuro che ha provato a chiamarmi. E io non c'ero, io non ci sono stato.

Io ho fallito.

E questo tremendo senso di colpa, questo rimorso, sarà la croce che mi porterò appresso per tutta la vita. Finché non lo rivedrò e potrò chiedergli scusa. Perché avrei potuto farlo riflettere. Sicuramente.
Cristo.

Oggi è venerdì, quindi il funerale si sta compiendo, mentre scrivo queste parole. Che visione macabra, scrivo le mie colpe quando ormai è troppo tardi, quando il danno è già stato fatto, irrimediabile. Chiamerò i suoi genitori domani, non mi sembra il caso di farlo oggi, sarebbe solo calcare la mano sul pugnale che tengono conficcato nel petto.

Lucas.
So quanto stava male per Marie. Quanto fosse la sua felicità ma anche la sua sofferenza. Non riusciva a convivere con il pensiero che lei potesse essere, anche se in minima parte, arrabbiata con lui. Non riusciva. Era tormentato da questo. E cercava in ogni maniera di farsi perdonare. Lei col tempo diveniva sempre più inamovibile. Finché, a quanto pare, il perdono non gli fu più concesso.

E guarda a cosa siamo arrivati.

Sono arrivato al punto in cui i ricordi continuano ad assillarmi come grilli nelle orecchie in una calda notte d'estate in campagna. Dio mio. Lui poteva essere anche il più sfottuto della compagnia, ma le sue feste erano le migliori. E molti lo accettavano solamente per quello. Forse è stata anche la loro, o nostra, ipocrisia a scavargli la fossa.
Io mi sento in colpa, Helen. Non smetto di pensare al fatto che lui avrebbe potuto pensare lo stesso di me.
Che io fossi un ipocrita come tutti gli altri.

Invece non è così.
Lui era come un fratello per me.
Lui È un fratello per me.

Lo è sempre stato, sin dal primo giorno. C'era un'empatia enorme tra noi due. Ci capivamo al volo, con uno sguardo. Ne abbiamo combinate di tutti i colori! Ricordo quando rubammo la macchina nuova di suo padre, la Musang, solamente per il gusto di sentire il rombo del suo motore. Per sentirci onnipotenti. Che fuori.

I momenti insieme scorrono come fiumi nella mia testa, e io non posso fermarli, sono troppo forti, sono troppi, e basta.

Vorrei poter salutarlo per l'ultima volta. Ma sono distante migliaia di chilometri. È una sensazione bruttissima. La odio, come odio dover stare qui mentre tu soffri, senza me, in questi momenti così bui. Eppure sento che le nostre anime, la mia e quella di Lucas, saranno sempre legate, nonostante tutto.

Perché il corpo può anche morire, ma l'anima no, l'anima vince tutto: anche la morte.

Protendo la mano a questo cielo, quasi per poter sfiorare la sua, lassù.
Scusa Lucas, perdonami.

Io ti sono sempre vicino amore mio. Non vacillare, mai. Non aver timori, mi trovi sempre lì, tra la mente e il cuore. Anche noi siamo legati, ricordatelo, e nessuno può spezzare il nostro legame, nessuno a questo mondo. Nessuno mai.
Sii forte, Lucas vorrebbe questo, vorrebbe la nostra felicità, non la nostra sofferenza, la nostra inquietudine.

Sorridiamo.

La vita deve andare avanti, con il suo ricordo forte in noi. Non deve mai essere rimosso, né troppo compianto. Dobbiamo navigare, verso il domani, verso un giorno nuovo. Ogni giorno. Ogni mese. Ogni anno. Sempre avanti, mai un passo indietro.

Così onoreremo Lucas, così dev'essere.

Spero che queste mie parole siano capaci di darti le forza che ti manca, so che sarai forte. So che una parte di me è lì con te, in questo momento.
Forza Helen.

Io devo rimediare un telefono, in qualche modo, penso che chiederò al lavoro, insomma, qualcuno avrà pure un vecchio telefono a casa. Ne ho bisogno per sentire la tua voce.
La mia droga mi chiama a se.

Tu sei ovunque il mio sguardo si posi.

Mi manchi da morire Helen.
E ti amo, ti amo infinitamente.

Spero di aver portato del sole in questa notte buia.

Sono tuo, per sempre, Jake.

Carta, penna e cuore.  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora