~•Skype 25/12

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Helen era stupenda. Seduta sul comodo divano in pelle bianca del soggiorno della casa di Jake, aspettava con ansia la connessione ad internet per poterlo chiamare. Il vestito rosso le coccolava la pelle come fosse un timido abbraccio notturno. Si sentiva così piccola li, in quella casa, senza Jake.
Mentre digitava goffamente la password del Wi-Fi - che lei stessa aveva qualche mese prima modificato da "famiglia.internet" a "jakerubalanutella". Pensava che così facendo la chiare di rete potesse risultare più complicata e meno banale.

I genitori di lui la raggiunsero presto, seguiti dagli zii. Lei creava una sorda ritmica, battendo in sincronia le nocche contro il tavolino di legno nero sul quale era appoggiato il computer, la webcam che puntata contro.
-Ci mette sempre un po' , rilassati Helen!
Le disse Diana, la madre di Jake.
Lei sbuffò, prima di sorridere, una volta che vide il simbolo del Wi-Fi illuminato di bianco.
Con rapidità premette l'icona di Skype e cliccó sul faccione del contatto di Jake, facendo apparire la schermata blu scuro della chiamata. Lei si vede allo schermo, "oh Dio, ma sono presa malissimo", disse tra se e se.

Jake si era a stento alzato dal letto, erano le 6 del mattino, e dopo una serata passata con Enrico in centro a Roma, affollata come non mai, il trauma mattutino era tanto scontato quanto irrimediabile. Si sciacquò la faccia stanca con una forte gettata d'acqua fredda. Trattenne le imprecazioni: doveva sembrare lucido a tutti i costi, Helen odia quando ha la faccia assonnata ed assorta nel vuoto.
Si mise addosso il maglione blu che lei le aveva regalato il Natale scorso, un paio i Jeans e, giusto per essere al completo, le Air Force bianche con le quali ha girato mezzo mondo. "Compagne di viaggio" , pensa lui ogni volta che le indossa. 
Mentre si lavava i denti il suono della chiamata al computer lo fece rizzare. Sputò velocemente il dentifricio e si sciacquò la bocca e le mani, poi corse alla scrivania.
Enrico stava placidamente dormendo, e Jake lo svegliò con una spinta. Lui saltò in piedi come un fagiano e, maledendo il compagno di stanza, uscì in mutande dal locale.
Jake lo aveva avvertito che Helen lo avrebbe chiamato quella mattina, e che avrebbe inevitabilmente dovuto farlo smammare. Lui aveva acconsentito. Solo non si aspettava di dover levare le tende alle 6 del mattino.

Jake si sedette e fece un lungo respiro profondo. Poi premette il fumetto verde per rispondere.
Helen vide la schermata di lui allargarsi, i pixel ricrearono vagamente la faccia di Jake, diventando sempre più nitidi.

Finalmente i due si vedono. I loro sguardi si incontrano. Per un secondo tutto tace. Poi..

-Helen!
-Jake!
Dicono i due all'unisono, come parte di un'unica canzone.
È lui il primo a iniziare la vera conversazione.
-Come state? Mamma mia ma ci siete proprio tutti! Com'è andata la cena? Avete mangiato anche per me?
Loro ridono, Helen continua a guardarlo come se potesse entrare nello schermo. È suo padre Lorenzo a rispondere.
-Visto? Ci siamo proprio tutti. Diciamo che non ci siamo risparmiati, ecco! Da domani tutti a dieta.
Disse, disegnando un grande cerchio in aria con la mano, quasi a circoscrivere le persone in quella stanza. Helen si sentì colpevolmente compresa. La dieta la stava aspettando, fuori da quella porta. "Da domani", pensò. Il problema sarebbe stato individuare temporalmente quel "domani".
-Okay, ora vi lasciamo soli piccioncini.
Disse Diana, facendo l'occhiolino al figlio nello schermo del computer.
Helen per un istante si sentì osservata dagli occhi di tutti, ma quella sensazione si placò una volta essersi resa conto di trovarsi da sola con Jake, in quel salotto. Da New York a Roma.

-Sei bellissima.
Disse lui, sorridendo.
-E tu sei un bugiardo.
Rispose lei, ricambiando.
Si sentiva rossa, le guance erano caldissime, si chiese se fosse questa la sensazione di rivedere il suo amato dopo così tanto tempo, anche se relativamente è poco.

-Allora, cosa avete mangiato di buono?
-Troppo.
Sentenziò lei. Ingrossando le guance.
-Mi ameresti anche se fossi così?
Continuò, indicandosi la faccia ingrossata.
-Ti amerei sempre.
Rispose lui, in tono sicuro e forte, che per lei si rivelò come una carezza dolce e delicata, che al tempo stesso trasmette una sicurezza invalicabile.
-Lo spero scemo. Hei, che ore sono là?Le sei se non sbaglio. Cavolo, sarai stanchissimo! Cosa hai fatto sta sera, anzi, ieri sera?
-No amore sono sveglio e operativo. Niente di che, un giro in centro con Enrico, una cenetta a base di pasta e tanta camminata. La città era viva e piena di gente. Sono stato al Vaticano, Piazza San Pietro in questo periodo dell'anno é qualcosa di magico! Ti invio le foto dopo.
Lei pareva interessata, anche se lo sarebbe stata persino se Jake le avesse raccontato come coltivare una rapa. Ogni parola che usciva dalla sua bocca era poesia. E lo stesso valeva per Jake.

Che cosa incredibile l'amore. Quanto ti amo.
Pensarono inconsapevolmente entrambi.

-Non vedo l'ora che sia il 27, così potrò vedere il mio regalo!
Disse Helen.
-Cavolo, speravo arrivasse per tempo! Volevo vederti aprirlo.
Disse lui, quasi tristemente, abbassando il capo.
-E se ti dicessi che mi vedrai aprirlo?
Lo stuzzicò lei.
-Cosa vuoi dire?
Lei non riuscì più a trattenersi.
-I tuoi genitori mi hanno fatto un regalo stupendo!
Lui continuava a voler sapere di più.
-Hei non tenermi sulle spine ciccia!!

Helen si morse il labbro, le piaceva quando lui perdeva la pazienza per queste cose. Adorava stuzzicarlo, tenerlo sulle spine. Risero insieme, poi lei lo guardò negli occhi, così belli. Non poté più resistere.

-Vengo a Roma amore mio.

Carta, penna e cuore.  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora