Instabile

Vanda

Mi svegliai di buon umore. Ero allegra e loquace, cosa che non accadeva da prima di essere rinchiusa là dentro. Gli infermieri mi chiedevano il motivo della mia felicità ed io rispondevo che stavo molto meglio e che ogni idea di suicidio era scomparsa.
Effettivamente era vero: il desiderio di libertà e la voglia di essere parte del mondo era troppo forte, avrei lottato fino alla morte per ottenerla.

L'orario di visita era cominciato da poco e Vanda stava per arrivare, non stavo più nella pelle, ero emozionata, esagitata e impaziente come una bambina la mattina di Natale.
Eccola! Finalmente la vidi, con quei suoi capelli rossicci e spettinati. Non riuscivo a smettere di sorridere. Le andai incontri correndo e la abbracciai fortissimo, lei mi guardò con un misto di stupore e felicità e mi strinse a sua volta.
Ci sedemmo ad un tavolino nella sala comune e parlammo per un po' del più e del meno, di quello che stava succedendo nel mondo e che io mi stavo perdendo. Decisi di rivelarle il mio piano: "Vanda -dissi bisbigliando- devo fuggire di qua, ho un piano". Lei mi guardò interrogativa e mi disse "Come?" Così le spiegai tutto nei dettagli e lei aveva un mezzo sorriso sul volto, che io interpretati come un ci sto! Perché noi eravamo quel tipo di amiche che non aveva no bisogno di parole, bastava uno sguardo per capirci immediatamente. Lei era l'unica persona al mondo in grado di starmi vicino, l'unica di cui avevo bisogno, l'unica che mi voleva bene e si interessava di come stavo. Era l'unica cosa preziosa che avevo.
Non c'era nessuno accanto a noi, nessuno poteva sentirci, ma ad un tratto notai che seduto su una poltrona che mi guardava c'erano Lui e i suoi occhi.
Oh no! No! Era la fine. E se mi aveva sentita? Se lo avesse detto a qualcuno? Volevo scoppiare a piangere. Sentii il mondo crollarmi addosso. No! Non poteva essere!
Vanda mi guardava spaventata "Cassandra, tutto bene?"
"Sì,sì tutto a posto, ci vediamo stasera!"
E così, velocemente, la liquidai.