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《vieni Jenny che è pronta cena》urla mia madre dal piano di sotto,
quanto odio quegli urli. 《vengo mamma.》scengo dalle scale quasi cascando.
《pronta per il tuo primo giorno di scuola di domani?》dice sedendosi a tavola.
la ignoro 《dov'è papá?》dico, e lei fá il broncio. 《a fare le sue cose》dice, mangiando un pezzo di carne.《sarà a ubriacarsi》lo dico convinta, ogni sera è così. 《Gabriele è da un suo amico》afferma, solo per dire qualcosa. Gabriele è mio fratello di nove anni, è solare, ha occhi marroni scuro e è castano, è carino per la sua età.
《lo so.》 me ne vado in camera mia appena ho finito quella carne dura e schifosa. scrivo un pó ai miei amici e mi rendo conto che mi mancano moltissimo. Domani comincio la prima superiore e mi mancheranno davvero tanto. mi addormento ancora con quei miei occhioni verdi truccati, ascoltando la musica e pensando alla nuova scuola.

*sveglia* non riesco a capire se qualcuno mi chiama o se sto' sognando.
apro gli occhi e vedo mia madre, che mi sta sventolando la sveglia sulla faccia 《Jenny, tra 20 minuti dobbiamo essere lá, muoviti》dice e corre fuori dalla camera. sembra dalla sua felicità o emozione, non so bene, che sia il suo primo giorno di scuola, non il mio.
metto qualche libro nello zaino proprio per non farlo sembrare vuoto, metto una sottile linea di eyeliner, il mascara, dei pantaloni che rendono le mie curve ancora più belle e una maglia nera a maniche corte.
《siamo in ritardo》dice rimproverandomi, infilo le nike nere e vado in macchina. fá caldissimo.
per tutto il tragitto di sette minuti stiamo zitte, poi lei mi saluta e le chiudo la porta in faccia, mi dispiace quasi per lei e per come la tratto, ma io sono io, e io la odio.

La scuola è vicina, solo a due minuti da dove mi ha fermato mia madre,
ma vado a passo svelto per non arrivare troppo tardi.
Alla fine non ero affatto in ritardo, mia madre lo deve aver fatto apposta per scaricarmi qua.
entro nel cortile della scuola per aspettare che apra, ci sono alcuni ragazzi.
Sembrano di terza superiore, sono alti e belli, invece deduco che sono della prima
uno di questi mi viene incontro 《piacere, sei nuova?io sono Zack》dice, accennando un sorrisetto, ha capelli castani e occhi verdi come i miei.
《si, sono nuova. sono Jenny, ma chiamami Jenn perfavore. in che classe sarai?》dico, forse troppo velocemente da metterlo a disagio. 《in prima F. 》mi guarda con occhi illuminati aspettando una risposta. 《anche io》dico, e accenno un sorriso 《menomale, allora a dopo》mi continua a guardare.

non ci abbiamo fatto caso ma intanto erano entrati molti altri alunni,
la campanella non fá in tempo a suonare che arriva una ragazza, coi capelli viola e occhi marroni 《che cazzo fai Zack?》urla, e capisco che è la fidanzata, prende un respiro e ricomincia a parlare《senti, non voglio parlare con te davanti a lei, ci vediamo a ricreazione》dice , e se ne vá sculettando. 《è la mia "fidanzata"》dice Zack con aria seria e fredda. 《é in seconda》dice sorridendo.
《ah, Bene, a dopo》da come l'ho detto sembra che sia gelosa, ma ho sempre detto che non vorrò mai avere relazioni, e lui non mi piace.
Entro in classe, e con la fortuna che ho, vedo che in classe mia ci sono due ragazze che già conoscevo 《ciao Jenny》dice mathilde, la ragazza coi capelli corti neri e occhi marroni delle due e ricambio il saluto. 《ehy Jenn, come stai bene oggi》laura è decisamente più simpatica di Mathilde.
cercherò di fare amicizia coi nuovi compagni di classe nei prossimi giorni
《Jenn..》vedo Zack apparire dalla porta tutto rosso, dev'essere imbarazzato. 《ci sediamo accanto?》 sembra supplicarmi e gli dico di si, non inizia molto bene quest'anno.

dopo il "benvenuto" dei prof. saluto tutti e esco dalla scuola, è settembre, eppure è freddo, al contrario di prima.
Il pomeriggio non è stato granché, quello di sempre, ascolto la musica, messaggio al cellulare, stó con mio fratello, litigo con mia madre e vedo mio padre Huns ubriacarsi.
A cena i miei hanno litigato tantissimo, stranamente non era mai successo, da oggi entrambi non avevano le fedi alla mano.
mi addormento alle due, non so bene a cosa pensavo.

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