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I giorni passavano; sempre le stesse cose, le visite al cimitero, le dormite, gli
incontri con gli amici e la musica, uno schifo insomma.
Cioé, non che facesse schifo, ma dopo un pó veniva a noia,
sembrava quasi una cosa robotica.
Per fortuna mercoledì è andata diversamente.

Me ne stavo lí, seduta sul letto con le cuffie, sentendo quelle canzoni dei
"of monsters and man" che sempre mi sono piaciute, intanto però suonó il campanello, e visto che mio fratello dormiva come ogni pomeriggio, e mia madre era a lavoro, andai a aprire io.
Era strano vedere Thomas davanti alla porta, con un berretto in testa che gli donava proprio, così cercai di mettere a fuoco la visuale, ma forse lui se ne era accorto.
«sono io, non hai le allucinazioni» i modi bruschi almeno non li aveva persi.
«lo só. che vuoi?»cercavo di essere dura ma non ci riuscivo molto, volevo tenere testa a Thomas ma mi rendevo solo ridicola.
«mi devo scusare per l'altro giorno, quando ti ho risposto male» è serio
«Ora me lo dici»
«scusa se avevo altro a cui pensare» dice alzando gli occhi al cielo.
E io, visto che non riesco mai a chiudere questa maledetta bocca:
«ti vá di fare un giro»
«perché?» dice di nuovo bruscamente.
«non so che fare, tanto mio fratello dorme»
«va bene» mi dá subito le spalle

Mi fece camminare avanti tutto il tempo.
«mi parli un pó di te?stai sempre zitto» c'era un silenzio imbarazzante.
«che ti devo dire?» e sbuffa.
«qualcosa sulla tua vita»
«Mi chiamo Thomas e ho 16 anni»
«parlare con te è un problema» dico sorridendo e stupendomi del sorriso che compare anche sul suo volto.
«perspicace» sorride ancora ma gira la testa quando vedo che sto osservando il suo sorriso e le tenere fossette che si formano sulle sue guance.
Arrivati al parco mi siedo sulla panchina e lui fa lo stesso.
«se posso chiedertelo, che è successo a tuo padre?»dice abbassando lo sguardo.
Sorpresa dal suo interesse e dalla sua domanda gli rispondo incrinando la voce, come se tornassi a quel momento.
«Non si è capito molto neanche noi cosa è successo, ogni giorno tornava a casa ubriaco, però quel giorno probabilmente fu investito. Gli volevo bene comunque» Ed eccole, le lacrime che iniziano a scendere. Cerco tutta la forza che mi rimane per smettere di piangere, ma non ci riesco.
Improvvisamente Thomas mi abbraccia e io, colpita, ricambio il gesto, affondando la mia testa nelle sue spalle, e finalmente mi sento libera, come se un peso insopportabile si fosse tolto dalle spalle .
Dopo l'abbraccio ci siamo alzati, Thomas non mi ha più rivolto parola, ovviamente, non è cambiato nulla.
«possiamo tornare a casa mia?»chiedo
Annuisce e riabbassa lo sguardo, come se stesse pensando a qualcosa.
Quando arriviamo davanti casa mia non vedo l'ora di entrare, la situazione era diventata imbarazzante.
«grazie per prima» come faccio a non ringraziarlo?
«di niente» questa sua cosa automatica di abbassare la testa mi mette in soggezione.
«in un certo senso ti capisco» continua, voltandosi poi alle spalle.
«perché?» non mi sembra il caso di chiederglielo, ma lo faccio comunque.
«Mia madre è morta in un incidente quando ero piccolo, mio padre invece se ne era già andato» dice stringendo i pugni.
«scusa la domanda»
«non scusarti. Non è colpa tua se la mia vita è andata così»
Non faccio a meno di riabbracciarlo, sperando di farlo sentire meglio, anche se dubito che succeda.
Improvvisamente mi stacca da lui, sentendomi offesa, poi però poggia le sue labbra sulle mie.
È un bacio dolce, chi se lo sarebbe mai aspettato da lui?.
Appena stacca le labbra dalle mie mi fissa momentaneamente per capire la mia reazione, poi se ne va senza dire una parola.
Non credo che anche se sia andata così un bacio abbia cambiato il suo carattere e il rapporto tra noi.
Quando rientro a casa mi metto a sentire la musica, ma non riesco a smettere di pensare a cosa fosse successo, così chiamo Sarah e Mark per dirgli di venire per potergli raccontare tutto. Mark si presenta subito sotto casa mia e poco dopo arriva Sarah.
Mark non sembra apprezzare il fatto che io stia parlando di cose femminili ma visto che sono la sua migliore amica, lascia perdere e mi ascolta.
«per me è cotto» Dice Sarah con tanto di occhiolino
«per me vuole solo usarti. Stagli lontana Jenn» mi consiglia Mark. Mi fa sempre molta tenerezza, non sa mai dare consigli, eppure vuole dire qualcosa per me.
Passiamo la serata a guardare un film horror che non vedrò mai più e parlando con Sarah di quello che gli piace, un certo Matt, mentre Mark si dispera e si addormenta quasi sul mio letto.
Vado a letto e mi dimentico di impostare la sveglia, così la metto, non notando bene a che ora.
«JENN! Muoviti» urla mia madre
Guardo la sveglia e mi precipito fuori dal letto quasi rompendomi il piede.
Per fortuna finisco di prepararmi in tempo.
Arrivata a scuola cerco Sarah e Justin che sono arrivati insieme.
Quando vedo Justin, Sarah e Mark gli corro addosso quasi facendoli cadere.
Non faccio in tempo a parlare con Sarah  che sento suonare la campanella, accompagnata da una bella verifica a sorpresa di matematica, a cui non prenderò di sicuro più di 4.

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