Rose.

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Sentivo le catene gelide stringermi i polsi, mi davano fastidio, non mi facevano dormire. Mi rigiravo nel letto ma non prendevo sonno; la mia testa, come il mio corpo, erano pieni di pensieri. Mi bloccavo da una parte ma passati pochi secondi mi rigiravo, guardando il vuoto o il soffitto; assillata da quei pensieri che non volevano lasciarmi stare. Le lacrime scendevano calde e silenziose, delineavano il mio viso ormai deperito e pallido. Posizionai le mani dietro la testa e sospirai. Sarei sopravvissuta? Avrei mai rivisto il branco? Mio padre e i miei fratelli? Ma soprattuto avrei mai rivisto Nate?
- hai finito di muoverti? - la voce roca del mio carceriere mi fece scattare lo sguardo verso di lui. - no non ancora. - sussurrai stanca della sua presenza. - ti devo picchiare un'altra volta? Eh? - mi si gelò il sangue e rimasi in silenzio. In quei giorni per farmi smettere di urlare mi aveva picchiato. Mi aveva scaraventata a terra, contro il muro e tirato calci  e pugni. La mia pelle era ricoperta di chiazze violacee e il mio viso era gonfio. - vedo che abbiamo capito. - lo volevo morto. Sarebbe morto. L'avrei ucciso io. Mi addormentai tra mille pensieri ma poi solo uno vinse. Una volta al giorno mi faceva scendere in cucina sorvegliata solo da una ragazza, che lo odiava quanto me. Eravamo diventate conoscenti, avrei recuperato un coltello e mentre dormiva avrei ucciso quello stupido babbeo.
Quando riaprì gli occhi lui era intento a fissarmi. Mi accarezzava la testa e mi spostava alcune ciocche dal viso. Cercai di scansarmi ma teneva le catene con una mano, mi era impossibile muovermi. Sospirai e con una piccola spallata allontanai l'uomo da me. - buongiorno guerriera. - lo guardai torva, le serratura delle catene scattarono e fui libera. Mi massaggiai i polsi doloranti e sanguinanti; mi bruciavano ma non volevo dare a vedere il mio dolore. - dai vieni. - mi afferrò di colpo il braccio trascinandomi giù dal letto fino alle scale. Dalle scale scendemmo fino alla cucina e la c'era la ragazza. Mi sorrise gentile e io ricambiai. - ti vengo a prendere più tardi. - mi buttò dentro e sbatté la porta dietro di me. - cos..- stava per chiedermi quando mi fiondai negli sportelli per trovare un coltello. - che vuoi fare? - mi chiese seguendomi con lo sguardo. - ucciderlo. - risposi secca continuando a cercarlo. - è impossibile lui non muore. - la tristezza della sua voce mi fece fermare e voltarmi. Era seduta su uno sgabello con la fronte appoggiata sulla mano destra con gli occhi chiusi. - morirà, credimi. - gli spalancò e mi indicò con essi, lo sportello dei coltelli. Lo trovai e prima che potessi nasconderlo Lakus arrivò pimpante. - dov'è la mia guerriera? - nascosi il coltello dietro la schiena e sorrisi. Avanzai verso di lui e la ragazza con le labbra mi mimò un Buona fortuna. Lo seguì mentre mi riportava nella stanza, parlava e parlava. Aveva visto mio padre e Nate girovagare, insieme ad altri lupi, nel suo territorio. Mi stavano cercando. Questo mi rese ancora più concentrata è pronta al massacro. Entrammo e si tolse la giacca guardandomi poi con occhi maliziosi. Sorrisi di rimando e accadde tutto velocemente. Mi si buttò addosso ma posizionai il coltello davanti a me e sentì il coltello immergersi nella carne del mostro. Lui urlò e mi guardò mentre si accasciava inorridito. Appena toccò terra e chiuse gli occhi, mi lanciai alla porta e corsi giù. passai davanti a tanti lupi che però non mossero un dito, anzi mi aprirono la porta e la pioggia mi tamburellò sulla pelle facendomi rabbrividire. Ora pensa, Rose pensa. Devi contattarlo. Nei giorni precedenti la donna del bosco mi aveva fatto ancora delle visite e mi aveva spiegato che con il pensiero potevo allacciarmi ai miei famigliari e Lyn. Mi concentrai e gli chiamai con tutta la forza che avevo. Mi risposero dopo poco ma l'urlo di rabbia di Lakus mi travolse costringendomi a correre verso la salvezza. Saltai i gradini e corsi, corsi per la mia vita, per la mia famiglia. La mia anima spingeva oltre il corpo, oltre la carne e le ossa. Spingeva imperterrita. Kye, adesso. Ma non mi ascoltava, mi dava le spalle; era pietrificato dalla paura. Kye muoviti, adesso! Alzò un orecchio e girò di centottanta gradi, avevo la sua attenzione. Adesso! Ringhiai ottenendo quello che volevo. Si inchinò a me, lasciò che le nostre anime si legassero l'una all'altra. Un dolore lancinante mi colpì, le mani divennero zampe, la schiena si arcuò e caddi al suolo, strinsi i denti con forza. Spalancai la bocca e i canini si accentuarono e il mio viso si allungò formando il mio muso. Appena il dolore cessò, mi misi sulle zampe e tornai a correre ignorando il dolore alla schiena.
Corsi per molto tempo prima di inciampare e rotolare giù da un discesa posta poco dopo la fine del bosco; rotolai non riuscendo a fermarmi. Qualcosa mi prese appena a metà di essa. - occhi blu gelidi. - parlò la voce. - pelo grigio chiaro. - aprì un occhio. - di piccola stazza. - aprì l'altro e un'uomo enorme mi sollevò e ormai senza forze lo lasciai fare. - Rosalin! - il tono con cui mi aveva chiamato mi fece drizzare le orecchie e spostare placidamente lo sguardo su di lui. - Rose sono io..- non capivo tutto quanto mi stava crollando addosso. - Rose..-
- Rosalin! Rosalin! - udì un'altra voce da lontano, una voce femminile così calda. Mi costrinsi a guardare, Helen mi stava correndo incontro. - George l'hai trovata! Madre luna! L'hai trovata! Oh piccola..- guaii appena mi toccò un muscolo dolente dalla corsa. - oh grazie madre luna, Grazie. - squittì guardando il cielo. - puoi tornare in te, sappiamo come sei fatta. - mi rilassai sorridendo e poco a poco tornai alla mia forma umana, senza vestiti però. - rose cosa ti ha fatto? - mi chiese ancora camminando affianco a mio padre che si era mosso, verso nord. - ho dovuto farlo..- sussurrai piangente. - sarei morta..dovevo farlo..- mi accarezzò dolcemente zittendomi.
- Helen, avvisa gli altri. Di che è con noi. - la voce dura di mio padre, mi fece sorridere di nuovo. Mi era mancata tremendamente.
Fui adagiata nel bagagliaio della Jeep di George , tra delle coperte calde e accoglienti. Lui e Helen si misero nei posti davanti azionò la macchina che con uno scatto, partì. Prima di cadere nell'oblio, dal finestrino della macchina, vidi un lupo nero dagli occhi blu brillanti correva affianco a noi.
- ciao Nate..-

SPAZIO ME
Scusate se ci ho messo molto ma in questo periodo non sono in me. Ho finito una storia d'amore con il mio primo amore e non riesco a passarci ancora su. Spero possiate perdonarmi, aggiornerò presto.

Dynasty. (revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora