Stavamo percorrendo il corridoio che portava alla mia camera, Zero mi portava i vestiti mentre io mi tenevo il telo stretto al corpo lasciando che i capelli bagnati si asciugassero all'aria. Lo tenevo talmente stretto, il blocco dell'asciugamano, che le nocche erano diventate bianche. Il freddo mi pungeva la pelle e mi rendeva le gote rossastre cosa che odiavo. - siamo arrivati fanciulla - ironizzò Zero entrando in camera mia e posando i miei vestiti sul letto, la prima cosa che feci fu guardare alla finestra e stava piovendo. Gli sorrisi grata aspettando che se ne andasse cosa che non tardò, mi disse delle raccomandazioni e poi mi disse l'ora della cena in "famiglia" di quella stessa sera. Annuì soprappensiero chiudendolo fuori dal mio regno di tranquillità e disordine. Girai la chiave e mi lasciai scivolare, a terra, lungo la porta; dondolai la ginocchia in aria guardando il soffitto bianco. Inizia a fare l'elenco delle cose che mi erano successe in quel giorno e mezzo. Avevo conosciuto mio padre, cosa molto simbolica. Avevo conosciuto la sua Lyn, mi stava già sul cavolo. Avevo incontrato Nate, anche quello fra un po' lo picchiavo. Una vecchietta mia ha urlato contro, non male essere odiati da una vecchietta. Mi avevano quasi rapito e non sapevo il motivo, mi avevano terrorizzata. Mi passai una mano tra i capelli umidi sospirando rumorosamente. Colpì la porta un paio di volte con testa, piano un modo da non farmi male. Alzati e vestiti, dai. Mi alzai lentamente dirigendomi verso la finestra, l'acqua batteva sul vetro creando quel dolce rumore di pioggia che da sempre mi rilassava. Vedevo bambini correre verso la casa ridendo e schizzando nelle pozzanghere. Mi allontanai dalla finestra e lasciai cadere l'asciugamano a terra, andai a prendere l'intimo, indossandolo, poi mi misi un vecchio maglione logoro che avevo trovato nella mia vecchia casa e che avevo tenuto perché sapeva di buono, di pini e cioccolata calda. Annusai l'interno del gomito ritrovando quel buon odore. Mi misi sotto le coperte fregandomene dei capelli bagnati e mi raggomitolai in modo da stare più calda, ascoltavo il suono della pioggia che infuriava fuori dalla casa, lasciandomi cullare fino a sprofondare in un ricordo.
Ero sola nella piccola biblioteca della casa, dove vivevo. Sfogliavo un libro sulle creature dei boschi, ero così affascinata da loro perché sapevo che esistevano, ne ero consapevole e volevo saperne di più, volevo conoscere tutto nel caso mi trovassi davanti a loro. Ero persa nella lettura quando una mano si posò pesantemente sul mio libro, facendomi alzare lo sguardo. Lucius era proprio davanti a me, con il suo solito sorriso sghembo stampato in faccia, odiavo quel sorriso. - che fai, bambina? - provai un brivido d'odio e di disgusto ma cercai di tenere a bada la lingua, per il mio bene:- leggo. - spostò la mano e si mise seduto davanti a me sorridendomi, accavallò le gambe posandoci le mani sopra. - e cosa leggi? - cercò di alzare il libro ma lo chiusi di scatto:- cose stupide - ridacchiai nervosa, speravo se ne andasse, lo speravo con tutta me stessa. - non posso saperlo? Ti vergogni? - si chinò verso di me. - no ma che dici, sei pazzo. Non mi vergogno. - ridacchiai un po' più forte alzandomi e tenendo il libro stretto al petto. - Lucius io devo andare, sai ho i miei compiti. - mi stavo dirigendo alla porta quando la sua mano mi strinse il polso, lo maledissi e maledissi me stessa per essere così stupida. - dove vai, parliamo un po'. Sono giorni che mi eviti. - piagnucolò tirandomi a lui dolcemente, anche se per me era abbastanza frustrante. - non ti sto evitando. Ho solo molti impegni, sai com'è mia madre. - alzai le spalle liberandomi dalla presa e indietreggiando. - tua madre..- i suoi occhi avevano quella scintilla di malizia che mi dava i brividi. - Lucius devo andare..- ma mi tirò a sé, fu un riflesso incondizionato il spingerlo lontano da me, lontano dal mio spazio vitale; facendo cadere il libro atterra. Guardai il libro e sentì la paura montare nella mia testa e nel mio corpo. Alzai lo sguardo e guardando la mano del ragazzo alzarsi, serrai gli occhi cercando di urlare ma..
Mi alzai di scatto urlando a pieni polmoni, le lacrime che scendevano incontrollate. Mi portai le mani agli occhi cercando di calmarmi, solo dopo pochi minuti bussarono alla porta ma li mandai via dicendo di essere caduta ma che non mi ero fatta nulla. Guardai l'ora avevo mezz'ora per prepararmi, così mi alzai e andai a lavarmi la faccia. L'acqua gelata mi svegliò e mi tolse i residui delle lacrime, alzai lo sguardo allo specchio, stringendo il bordo del lavabo:- è morto..non ti farà più nulla. È morto, l'hai bruciato tu stessa. È morto. - mi ripetevo come un mantra cercando di calmarmi. Il mio colorito aveva assunto una tonalità biancastra e il respiro era più veloce, mi posai una mano sul cuore e chiusi gli occhi recitando il mio mantra e calmando il battito. Dopo pochi secondi tornai al mio respiro normale ma il colorito persisteva ancora un po'. Così andai a sedermi sul letto, lasciando le gambe a penzoloni. Guardai verso la finestra, il sole stava calando inondando il cielo con quei colori rilassanti e che trovavo magnifici, solcati da rondini in migrazione. Due figure, una più grande dell'altra, attirarono la mia attenzione. Un uomo dai muscoli possenti che teneva un libro in mano, seduto e appoggiato all'albero che potevo scorgere dalla finestra e un ragazzo, quello stesso ragazzo che mi aveva infastidita al bagno che gli parlava, stando seduto su un ramo. Il gigante annuiva lentamente senza mai guardare Nate, anche se il ragazzo gesticolava e lo richiamava sempre di più. Non sentivo le parole ma percepì solo un leggero borbottio, anche se mi immaginavo le parole seguite l'una dietro l'altra del ragazzo che evidentemente aveva da parlare. Sorrisi tra me e me, allora parlava e da quello che vedevo, parlava anche tanto. Non seppi mai come fece ma, il gigante, alzò la testa nella mia direzione e mi osservò per alcuni secondi. Tenevo le mani appoggiate al vetro e appena me ne resi conto, le staccai allontanandomi.
Sorrisi girandomi verso l'armadio, dovevo prepararmi.Spazio me
Salve, la ragazza che vedete nella foto è come immagino rose e molto presto vi metterò un immagine, di un ragazzo, che rappresenta Nate.
Vi piace la storia? E vi piace la nostra Rose?
Spero davvero di sì, perché io la amo ~(*.*)~
Volevo anche ringraziarvi davvero tantissimo, per i voti e le visualizzazioni ma anche perché questa storia rappresenta me, quello è presso meno il mio carattere (quello di Rose), le mie idee e il mio piccolo ma grande mondo. Amo quel mondo e spero che impariate ad amarlo.
Grazie mille di tutto, aggiornerò il prima possibile.
Math.
Curiosità:
Rose essendo una "bastardella" (come vengono chiamati gli ibridi umani-alpha o semplicemente uomini-licantropi) fatica a gestirlo. Essendo una di essi fatica a trasformarsi perché il gene non è completo. La trasformazione è complicata, sceglie il lupo interno quando e come avviene la trasformazione, se non controllato.
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Dynasty. (revisione)
Hombres LoboNata da un padre licantropo e la madre umana. Ribelle, cocciuta, malinconica, solitaria e scorbutica. Tutti comportamenti di una lupa giovane, serve qualcosa che la calmi. Il suo contrario. Dopo un incidente sua madre la costringe ad andare dal pa...