CAPITOLO 5
IL RACCONTO DI LILY
Harry quella mattina si svegliò con un gran mal di testa; era strano, per lui, in ogni caso, che quella notte non avesse sognato nulla che l'avesse tenuto sveglio – forse perché aveva vissuto fin troppe emozioni.
Era comunque molto presto: le prime luci del sole illuminavano i giardini di Hogwarts e si poggiavano leggeri sugli alberi della Foresta Proibita. Sentendosi completamente sveglio, Harry si vestì e scese in sala comune, sperando di scambiare quattro chiacchiere con Hermione sull'avventura condivisa quella notte. Mille congetture erano affiorate nella testa di Harry, mille pensieri, possibili nuove, fantastiche avventure che non vedeva l'ora di condividere con qualcuno.
Impossibili, doveva essere sincero. Perché Harry, Hermione e Neville non erano esattamente amici, e le compagnie che il ragazzo frequentava non avevano esattamente lo spirito per l'avventura. Si sentì strano quando per la prima volta pensò i suoi amici d'infanzia come una minaccia per nuove esperienze e nuove elettriche sensazioni, come quella di girovagare per il castello di notte sotto il mantello dell'invisibilità, magari a far visita al cane a tre teste e scoprire cosa si nascondeva l sotto la botola....
Ma no, si rispose Harry, le sue erano solo stupide fantasie. Quello era stato un singolo episodio, per quanto emozionante e pericoloso assieme. Cosa mai poteva avere a che fare con lui?
Con suo rammarico, notò che la poltrona dove lui e Neville avevano lasciato Hermione la sera precedente era vuota: Harry presuppose che la ragazza avesse abbandonato la sala prima che il sole salisse. E ancora una volta, a pensare Hermione nella sala comune con lui e Neville, non poté fare a meno di sentire che ci fosse qualcosa di strano.... Si sorprese a pensare ancora una volta Hermione come una perfetta grifondoro...anche se non poteva di certo essere, se il cappello parlante aveva preso una decisione doveva esserci pur una ragione!
Pssst. Harry sentì qualcuno bisbigliare dal camino, ma poi pensò che doveva esserselo immaginato.
Poteva essere benissimo scivolato un ceppo sulle poche fiamme rimaste. Senza ragionarci troppo, Harry prese l'attizzatoio accanto al camino e ravvivò le fiamme. Erano abbastanza calde e confortevoli da far sentire il ragazzo al sicuro.
Pssst. Successe di nuovo, e stavolta Harry poté vedere chiaramente che un volto era apparso, quello di una donna, che aveva i suoi stessi identici occhi: sua madre, che non poté fare a meno di sorridergli.
"Ciao tesoro!" salutò lei.
"Mamma!" esclamò Harry, sorpreso. "Che ci fai qui?"
"Rispondo alla tua lettera, ovvio" disse, con aria serena, "era il modo più veloce. E poi, da quando hai portato Arnold ad Hogwarts, le tue risposte ci mettono moltissimo ad arrivare. Pensavo che così fosse più facile" aggiunse in fretta, prima che Harry potesse farle altre domande. Il ragazzo, però, non poté fare a meno di sogghignare: quel tipo di rischi appartenevano più a suo padre che a sua madre, che invece preferiva – essendo molto più preoccupata di Harry e James in fatto di sicurezza- tenere le relazioni per corrispondenza; per lei quindi la scelta di parlare via camino doveva essere stata estrema.
"Nessuno ci vedrà, a quest'ora del mattino" lo rassicurò ancora la madre, perché Harry si era voltato automaticamente indietro con una stretta allo stomaco; non sapeva perché, ma aveva come la sensazione che qualcuno lo stesse guardando, oppure che Ron o Neville potessero spuntare da un momento all'altro, cosa che sarebbe stata alquanto imbarazzante, visto che nella lettera Harry aveva chiesto della famiglia di Ron.
"Allora" disse sua madre, e Harry non poté fare a meno di sentirsi più tranquillo quando incrociò lo sguardo uguale al suo. "Come stai? Come mai sei sveglio a quest'ora del mattino?"
"Io, beh, ecco..." Harry si sentì di nuovo a disagio, grattandosi automaticamente la nuca. Vividi ricordi riaffiorarono nella sua mente, comprendente un cane a tre teste, le urla di Hermione e la fuga di lei, lui e Neville su per la torre di Grifondoro. "E' stata una lunga nottata....non sono riuscito a prendere sonno, tutto qui!" disse, ignorando volutamente i ricordi della sera precedente e il volto di Lily, che con la coda dell'occhio lo vide deformato dalla preoccupazione; ma evidentemente o Harry l'aveva immaginato, o sua madre pensò che non si trattasse di un fatto così grave, perché quando la guardò dritta in viso, la sua espressione era serena.
Si chiese come avrebbe reagito se le avesse raccontato dei sogni, vividi come memorie quasi quanto quelle della sera precedente. Per un momento provò il desiderio selvaggio di confidarsi, ma qualcosa lo bloccò prima che lo facesse. In qualche modo, sentiva di non poterlo dire, o che probabilmente non era il tempo di farlo.
"Sai, pensavo di non trovarti, in effetti" sospirò Lily, "ma in qualche modo sapevo che saresti potuto essere sveglio, e ho voluto correre il rischio. Che ore sono?" chiese poi, pensierosa.
Harry scosse la testa, poi rivolse lo sguardo alle finestre; il sole aveva fatto presto a salire. Probabilmente erano le sette o poco più.
"Saranno le sette e un quarto, minuto prima, minuto meno" riferì Harry, dubbioso.
"Beh, allora dovrò sbrigarmi. Tuo padre si sveglia sempre alle sette e mezza, e tutte le mattine è affamato come un lupo. Harry, caro, sul serio, penso che la tua assenza lo faccia ingrassare...
Ma veniamo a noi" riprese la madre, abbandonando il tono sognante, e Harry si accomodò a terra, a faccia a faccia con le fiamme.
"Vuoi sapere dei Weasley, giusto?"
Il ragazzo annuì; si voleva saperlo. Voleva finalmente capire il loro strano comportamento... in realtà sapeva già una parte della storia, ma non a fondo.
"Beh, è una storia un po' lunga" spiegò Lily, parlando più velocemente di prima.
"Tutto ha avuto inizio con la morte dei Paciock. I Paciock facevano parte dell'Ordine della Fenice, e quando la loro morte e la sopravvivenza del bambino distrussero Voldemort in tutti noi scaturirono sentimenti contrastanti; eravamo felici che il mago oscuro fosse caduto, ma non potevamo fare a meno di chiederci come avremmo protetto il bambino dai Mangiamorte che, sapevamo, continuavano a combatterci. Ma i Mangiamorte che erano rimasti fedeli all'oscurità erano ben pochi, poiché così come l'unione nell'Ordine si allentava, così i Mangiamorte tornavano sotto le gonne del Ministero e dalla nostra parte con ogni scusa possibile.
"Il problema però rimase. Nessuno sapeva se si erano davvero pentiti o se non avrebbero tentato di uccidere il bambino in qualche modo, così ponemmo sua nonna e il bambino sotto la nostra protezione.
Ma i Mangiamorte, come dicevo, erano sempre di meno; i Lestrange, gli unici ancora fedeli all'oscuro, furono condannati a Azkaban e così apparentemente non c'erano altre minacce da combattere.
L'unica era rimasta dentro il nostro Ordine: si erano creati due controparti, ormai; chi credeva che oramai non sarebbe più valsa la pena di combattere e chi invece pensava che la magia oscura lavorasse in segreto, e dovesse essere tenuta sotto controllo e combattuta.
"I Weasley si schierarono con quest'ultima. Io, James, Sirius e Remus, nonostante fossimo d'accordo in parte sulla faccenda del controllare la magia oscura, non pensavamo ci fosse nulla più da combattere. Litigammo con i Weasley, che ci diedero dei pigri, viziati e nullafacenti, colpevoli di non aiutare il ricordo dei Paciock in questo modo – come sai eravamo molto amici - e non senza buone ragioni: non li avevamo aiutati per nulla nelle ultime battaglie, perché avevamo avuto voi ragazzi da proteggere e avevamo, diciamo... allentato la presa con la faccenda delle forze oscure, sinceramente pensavamo che ormai non ci fosse più nulla da combattere. A noi importava solo che la minaccia fosse regredita, di estirparla fino alla radice non ci preoccupò...
"La storia si concluse che l'Ordine si disgregò comunque, con o senza di noi. Forse alla fine anche i rimasti capirono che non c'era più nulla da fare e tornarono tutti alle loro vite... ma se vediamo un Weasley, tentiamo di non rivolgergli la parola. Anche perché, da quando i Malfoy hanno diffuso la notizia che siamo anche ladri, prendono ogni scusa buona per rinfacciarcelo.
E i Weasley e i Malfoy si odiano." Lily si girò di scatto dietro di se per poi rivolgersi frettolosamente a Harry: "Ora devo proprio andare, Harry, tuo padre si è svegliato. Ci si sente, Harry" e la madre, dopo avergli donato un veloce sorriso, sparì con un flop fra le fiamme.
"Che cosa?" disse Frank, stupito. Harry aveva appena raccontato quello che sua madre gli aveva detto e ora l'aveva riferito a lui, a John e a Richard. "Non avrei mai pensato che mio padre fosse..."
"Un codardo, sì" disse Harry ; quella rivelazione non faceva stare bene neanche lui.
"Hanno dimenticato di raccontarci quella parte della storia...probabilmente perché se ne vergognavano..."
"Ma devi capirli, Harry!" intervenne Richard, lo sguardo basso, "l'hanno fatto unicamente perché avevano paura... se tu avessi avuto dei figli, non avresti cercato in tutti i modi di crescerlo in un mondo sicuro, privo di minacce e battaglie?"
Harry ci pensò per un attimo: non sapeva se l'avrebbe fatto. In quel momento riusciva a provare un solo grosso senso di delusione, che copriva tutto il resto.Gli sfuggì un grugnito. Aveva l'impressione che non avessero compreso a fondo ciò che provava; l'orgoglio ribolliva nelle sue vene come un grosso desiderio di riparare agli errori dei suoi genitori ... anche se non capiva perché avessero commesso un errore, dopotutto... Voldemort non c'era più ormai... "Se fossero stati veri amici dei Paciock, avrebbero combattuto i Mangiamorte e l'avrebbero sterminati fino all'ultimo" disse, cercando di giustificare con quella frase le sue paure più profonde. John guardò in basso, come un bambino che è appena stato scoperto a commettere una marachella. "Sì, forse avrebbero potuto, Harry, ma non l'hanno fatto. E comunque questo non ha cambiato nulla...."
"Harry? Harry Potter?" una voce familiare risuonò alle orecchie del ragazzo, costringendolo a girarsi. Hermione Granger era dietro di loro, un'espressione dura dipinta sul volto, come se si trattasse d'una urgenza."Posso avere una parola?"
Frank, John e Richard posarono gli occhi su di Harry, in attesa di una risposta. Probabilmente si aspettavano che questi la ignorasse, dato che l'intero gruppo odiava Hermione, ma Harry non ci badò. "Certamente" rispose e, ignorando gli sguardi sorpresi dei suoi amici, s'allontanò con lei nel corridoio. Nel momento in cui si trovarono da soli, Hermione sembrò esitare.
"Cosa ti serve?" chiese Harry, in attesa che Hermione parlasse, mentre quella arrossiva sempre più ogni attimo che passava.
"Oh Harry è che... è così complicato!" s'innervosì lei. "Non so proprio come chiedertelo... ecco vedi...vorrei chiederti un favore...."
"Di che si tratta?" insisté quindi Harry, che cominciava a guardarsi intorno, contagiato dal nervosismo di Hermione. Non capiva proprio cosa volesse tanto da lui e soprattutto se era davvero così importante. Notò che le mani di Hermione cominciavano a tremare.
"Harry, vedi...si tratta del tuo mantello dell'invisibilità... mi chiedevo... se potessi prestarmelo..." disse infine. Harry rimase di sasso.
"Io...a che ti serve?" chiese, un po' spaventato.
Ancora una volta, Hermione indugiò. "Per una cosa importante" rispose secca.
"E quale sarebbe?" chiese ancora Harry con cipiglio serio. "Se vuoi che ti presti il mantello, voglio sapere cosa devi farci. È un'eredità di famiglia..."
Hermione sembrò essere colta nel segno. S'irrigidì e scosse il testone, rischiando che il cappello a punta le scivolasse dal capo. "Oh, beh, Harry, non importa, in realtà, adesso che ci ripenso, posso trovare anche un altro modo per..."
"No." Tagliò corto lui, " te lo presto, ma voglio sapere... "
"Ricerche."
"Ricerche un po' particolari, visto che ti serve il mantello..."
All'improvviso qualcuno sembrò afferrare il braccio di Harry, scuotendolo.
"Che volevi fare con Harry, eh? Farlo entrare nel gruppo degli sfigati, eh? Ma non funzionerà!"
Era Louise, Harry ne intravide i boccoli biondi, e riuscì a malapena a vedere il volto ferito di Hermione, mentre Louise lo portava via.
"Andiamo Harry, non perdere tempo con gentaglia del genere! Faremo tardi a lezione!"
Harry rivolse con un nodo allo stomaco un ultimo sguardo a Hermione, che si era ormai confusa fra la folla maledicendo Louise perché, se non fosse arrivata, forse gli avrebbe rivelato quello che stava macchinando.
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IL PRESCELTO (1a storia della saga Cicatrice)
FanfictionCOSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE? Prima storia di una serie chiamata "Cicatrice" composta da cinque storie. Spero vi diverta! ;D in ordine, la saga è composta da: 1) IL PRESCELTO 2) L'EREDE 3) L'INIZIO 4) CICATRICE 5) L...