Sussurri Oltre La Soglia

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Capitolo 7

SUSSURRI OLTRE LA SOGLIA


Harry rientrò a scuola con la speranza che Neville avesse ricevuto la lettera.
Tuttavia non ebbe modo di parlare con lui né con Hermione, poiché Frank e Louise sembravano trascinarlo ovunque e lo ricoprivano di complimenti come se volessero scusarsi con lui per non averlo preso sul serio. Harry però non li aveva perdonati; anzi era sempre più arrabbiato con loro. Sicuramente se volevano scusarsi, quella non era la maniera adatta. Erano diventati peggiori di Neville e Hermione prima delle vacanze!
Una mattina di un mercoledì, quando si ritrovò da solo in sala grande, fu Neville a comparire e a sedersi accanto a lui con aria furtiva.
"Se ti stai chiedendo se ho ricevuto il tuo gufo durante le vacanze sì, l'ho fatto e ho già informato Hermione. Ma non ho potuto risponderti perché mia nonna fa storie con la posta" riferì sbrigativo, prima che Harry potesse fare qualsiasi domanda.
"Bene" sospirò sollevato il ragazzo. "E tu personalmente cosa ne pensi?"
Neville strinse le labbra e posò gli occhi su di lui, studiandolo.
"Non lo so. E' strano quello che hai sognato. Tu sei strano, Harry Potter" rispose e Harry non capì se era ironico o meno.
"Ne parliamo in biblioteca dopo le lezioni, va bene? C'è anche Hermione" aggiunse Neville e, ancora prima che Harry potesse accorgersene, si era materializzato in piedi al fianco di Ron Weasley, che si stava dirigendo fuori dalla Sala Grande per andare a lezione.
Harry non ci mise molto a capire il perché: Louise e Frank avevano fatto il loro ingresso, lo sguardo indagatore che andava fino al tavolo degli insegnanti alla ricerca di lui, Harry.
Provando un desiderio selvaggio di scappare – perché non si era unito a Neville e Ron per andare a lezione? – si alzò dal tavolo senza aver finito di mangiare e cercò di confondersi fra la moltitudine di divise nere e cappelli a punta.
Mentre tentava di nascondersi dietro la schiena di qualche studente più grande, Harry ripensò all'idea di non riuscire a perdonare Frank e Louise. Per qualche strana ragione, sentiva di essersela presa più del dovuto.
No, forse non più del dovuto....però, insomma, erano solo sogni, no? Tuttavia erano sogni importanti. Si chiese perché due amici come Frank e Louise non gli avessero creduto al contrario di persone come Neville o Hermione – e lei, ammise a se stesso, era molto simile a Louise- che invece sembravano farlo abbastanza da organizzare un incontro in biblioteca!
"Harry, dove vai?" chiese il tono indagatorio di Louise, e il ragazzo capì di non essere riuscito a scappare inosservato.
"Io... andavo a finire il tema per Piton!" mentì, sbrigativo.
Frank lo guardò sbalordito; che sospettasse che la sua bugia fosse bell'e buona?
"Ma è per lunedì prossimo!" esclamò il ragazzo.
Harry sentì le guance calde e sperò con tutto il cuore di non essere arrossito.
"Già, ma è sempre meglio tenersi al passo, no?" disse velocemente, e fece per uscire dall'aula, quando il viso di Louise s'illuminò.
"Benissimo, Harry, ti aiuto io!" si propose allegra lei.
Harry seppe solo allora di aver usato la scusa sbagliata: Louise non perdeva occasione di sfoggiare le sue capacità, e questa era una di quelle.

Quel pomeriggio, subito dopo l'ora di Trasfigurazione con i tassorosso, Harry si unì a Neville, dopo aver rifiutato l'invito di Frank di andare ad assistere gli allenamenti di Quidditch del Grifondoro, con la scusa di una ricerca da fare per il giorno dopo.
Mentre percorrevano il terzo piano per raggiungere la biblioteca, Harry sentì delle voci provenire da una delle aule vuote del piano. Incuriosito, s'avvicinò alla porta.
"Cosa fai?" urlò quasi Neville, ma Harry lo zittì e Neville arrossì dalla vergogna prima di appiattirsi contro la porta di legno per mettersi in ascolto.
Il cuore di Harry prese a battere forte, mentre riconosceva sempre di più quella voce....Era.... Raptor?
"Mio....Mio signore....è quasi pronta" disse Raptor, con un tono di devozione che Harry non avrebbe mai creduto gli appartenesse; con chi stava parlando?
Come lui, anche Neville sembrava tentare di capire.
"Non c'è più tempo. dobbiamo agire domani sera, Raptor.
Se non adempierai il compito come si deve, sai cosa ti aspetta..."
Il sangue di Harry si gelò nelle vene nell'udire quel suono così innaturale; quella voce era serpeggiante, simile a un sussurro malefico. Cosa stava facendo Raptor e soprattutto con chi stava parlando?
Fu solo in quel momento che Harry sentì un grosso bruciore alla fronte, lo stesso che aveva avuto in aula nell'attimo in cui l'aveva avuto Neville.... e notò Neville che si teneva la mano sulla cicatrice; Harry capì che si tratteneva dall' urlare, e che il dolore era troppo forte, troppo intenso...esattamente come il suo.
"Che cosa?" chiese confuso a Harry, ma prima che questo potesse rispondere, qualcuno li scansò da un lato e una figura vestita di nero entrò nella stanza, gridando: "Ficcanasi, levatevi di torno!"
Era Piton, ma ancor prima che Neville o Harry potessero rendersene conto, il professore era già sparito dentro la stanza e il dolore così com'era venuto sparì.
I due ragazzi, con un cenno del capo, si rimisero in ascolto, ma non sentirono più nulla.
Con la paura che qualcun altro potesse sentirli o che Piton potesse riaffacciarsi, pensarono fosse meglio raggiungere Hermione in biblioteca. Entrambi decisero, di comune accordo, di non raccontare il particolare della cicatrice a Hermione, perché lei si sarebbe preoccupata troppo;
neanche Neville , in ogni caso, sembrava volerne parlare.
Il fatto che Harry provasse lo stesso dolore del compagno sembrava troppo assurdo da realizzare.
Quando arrivarono, la ragazzina aveva l'aria di aver ingannato il tempo dell'attesa immergendosi nella lettura di qualche grosso libro ; se questa non avesse sporto la testa dal cumulo, con molta probabilità Harry sarebbe passato oltre senza vederla.
"Siete in ritardo" osservò, infastidita.
"Lo so" disse Neville, sedendosi davanti a lei o, meglio, davanti al muro di libri che la circondava.
"Ma non puoi capire cosa abbiamo sentito venendo qui...."
Neville –aiutato da Harry- raccontò tutto quello che era successo prima del loro arrivo, saltando il piccolo dettaglio della cicatrice.
Al termine del racconto, Hermione guardò entrambi con un'aria piuttosto preoccupata.
"Quindi voi credete che Piton e Raptor stiano collaborando?" chiese lei, infine, colpita.
"Non ne ho idea" rispose Harry, con un sospiro. La voce sibillina risuonava ancora nella sue orecchie in modo inquietante.
"So solo che è strano. Insomma, Raptor che parla da solo, piuttosto insolito non vi pare? Secondo me è lui che progetta qualcosa con Voldemort magari, e Piton aveva tutta l'aria di volerlo fermare."
Neville e Hermione si soffermarono sul suo viso per qualche secondo, probabilmente valutando la sua ipotesi.
"O magari la vogliono entrambi" suggerì Neville, con un po' di eccitazione nella voce; il suo sguardo andava da Hermione a Harry, in cerca di approvazione.
"Potrebbe essere che tutti e due desiderino la pietra, e cercano di fermarsi a vicenda prima che uno dei due la ottenga."
"E quella voce serpentesca?" chiese Harry, confuso.
"Problemi di personalità?" abbozzò Neville arrossendo leggermente.
Hermione lo guardò dubbiosa, così fece Harry.
Non era una teoria da scartare, ma sentiva che non era la pista giusta.
" Forse. Piuttosto," aggiunse minacciosa Hermione, stavolta rivolta a Harry. "Come facciamo a sapere che i tuoi sogni sono reali?"
Harry fece spallucce. "Beh, semplice, non avete scelta; e comunque, come facevo a sapere del vostro piano se voi avete fatto in modo che io non lo sentissi? Ad ogni modo, se non mi credi, puoi provare a cercare in qualche libro chi è Nicolas Flamel, è nel mio sogno sai?" suggerì in tono di sfida.
Ripensando a ciò che aveva detto ebbe l'impressione che quella frase non fosse uscita dalla sua bocca, ma piuttosto da quella dell'altro Harry, quello dello specchio.
Neville e Hermione si guardarono l'un l'altro, spiazzati.
Harry capì da quello scambio di occhiate che non sapevano di chi stesse parlando.
In preda alla curiosità e ai dubbi, Hermione cominciò a cercare in tutti i libri l'identità di Nicolas Flamel e, anche se Neville e Harry diedero il loro contributo, Madama Pince, la bibliotecaria, li cacciò via all'orario di chiusura e se ne andarono a mani vuote. Harry aveva detto loro che dopotutto non importava sapere chi fosse quel mago, perché Raptor aveva intenzione di agire l'indomani sera, e avrebbero dovuto organizzare un piano; ma Hermione era irremovibile.
"Vediamoci comunque domani, è impossibile che in una scuola del genere non ci sia scritto nulla riguardo quest'uomo! Potrebbe essere la chiave di tutto, ragazzi!" si lagnò, prima di separarsi.
" Non le capita mai che la sua biblioteca la tradisca in questo modo. Sai, che non ci sia quello che sta cercando. Sta solo controllando che tu dica la verità. Sai, è cresciuta fra i babbani" rassicurò Neville a Harry, mentre si dirigevano alla torre di grifondoro. "Ma ti crede. Lo so che ti crede."

Quella sera, Harry non riusciva proprio a dormire.
E a quanto pare, non ci riusciva neanche Ron.
Erano rimasti solo loro due nella sala comune; Harry non si era quasi accorto della sua presenza perché era troppo assorto nei ricordi di quel pomeriggio.
Fu solo quando Ron si alzò dal tavolo per andare a dormire che Harry si voltò verso di lui, e quando i loro sguardi si incrociarono, gli venne improvvisamente un'idea.
"Ron" gli chiese, "Stai andando a letto?"
"E a te che importa?" sbottò acido l'altro, l'espressione corrugata sul volto.
Harry si alzò e gli venne incontro, senza sapere veramente quello che stava facendo.
"Beh, sai, " esitò "mi aspettavo che tu, insomma....mi serve che mi insegni a giocare a scacchi dei maghi."
Ron sbarrò gli occhi, attonito. Harry immaginò cosa stava pensando: l'unica volta che lui aveva giocato con Ron a scacchi magici non aveva mostrato un grande interesse.
"E perché lo vorresti?" chiese Ron, sempre dubbioso.
"Perché voglio sfidare un mio amico a scacchi," inventò Harry sbrigativo, "e devo assolutamente imparare a farlo bene. "
Ron gli lanciò un' altra occhiata scettica.
"Sarà per un'altra volta, ora devo andare..." rispose evasivo, e fece per incamminarsi verso la scalinata del dormitorio maschile.
"E' una questione di vita o di morte!" insisté Harry, con la voce più alta di un'ottava, pestando un piede a terra.
Ron si voltò lentamente verso di lui, sorpreso; in quell'istante, Harry sperò fortemente che accettasse.
"E' una sfida molto importante?" chiese il compagno, inarcando il sopracciglio, sempre il tono scettico.
"Importantissima" rispose Harry, sicuro. "E' domani sera."
Ron fece un sospiro e continuò a fissare Harry con cipiglio indagatorio. La diffidenza della famiglia Weasley per quella Potter era stata appresa anche dai suoi figli, constatò Harry con tristezza. Sapeva che cosa pensava di lui, ma Ron era il miglior giocatore di scacchi magici che conoscesse ed era la sua unica speranza.
"Sicuro che non mi prendi in giro?" chiese Ron, e stavolta il tono indagatorio e scettico vacillò.
"Sicurissimo" rispose Harry, controllato e deciso.
Vide Ron sospirare di nuovo e avvicinarsi di qualche passo a lui. "E va bene!" si arrese.
Fu così che Harry si ritrovò seduto al tavolo con Ron Weasley a giocare a scacchi magici.
Forse non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma Ron era veramente forte a scacchi, e Harry era deciso a imparare il più possibile da lui finché non fosse diventato bravissimo.
Smisero solo quando Harry non si sentì abbastanza sicuro, ed erano le cinque del mattino.
Ron non aveva fatto altro che sbadigliare tutto il tempo, vincendo partite su partite. Harry era più che convinto che gli avesse concesso la vittoria dell'ultima.
"Basta, Harry, abbiamo giocato abbastanza direi" disse il compagni con un grande sbadiglio, e con questo Harry capì che era arrivata ora di smettere.
Per un folle momento, mentre Ron riordinava le pedine, pensò di coinvolgerlo nell'intero piano, ma poi allontanò l'idea.
"Grazie" disse improvvisamente, quando Ron stava chiudendo la scatola degli scacchi e si stava alzando dal tavolo. Il ragazzo si fermò a guardarlo, sorpreso ancora una volta.
"Scusa?" chiese, fingendo di non aver sentito.
"Grazie per aver avuto pazienza con me. E, Ron, non credo che dovremmo essere nemici solo perchè i nostri genitori si stanno antipatici " aggiunse Harry, lasciando Ron ancora più attonito.
"Credimi, se fossi stato al posto loro, sarei stato dalla vostra parte" continuò, e si sentì più libero ora che gliel'aveva rivelato.
Il volto di Ron sembrò addolcirsi per un momento, ma poi tornò rigido come prima; sembrava indeciso su cosa pensare, ed evidentemente non si sarebbe mai aspettato che Harry potesse dirgli una cosa del genere.
"Figurati" fu tutto quello che disse, e si avviò velocemente verso la gradinata che portava al dormitorio maschile.

IL PRESCELTO (1a storia della saga Cicatrice)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora