Cani e Mantelli

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CAPITOLO 4

CANI E MANTELLI

Nei giorni seguenti, Harry provò più volte a far visita a Hermione Granger, sentendosi sinceramente dispiaciuto dell'incidente
Tuttavia tra la punizione della McGrannitt( lui e Malfoy erano stati costretti a pulire sotto la sorveglianza di Gazza la sala trofei per quattro giorni di fila), i compiti della scuola e i continui sogni che infestavano le sue notti, facendolo sentire più male che mai ( l'ultima volta aveva visto un basilisco venire verso di lui in un tunnel oscuro) Harry dimenticò di andare a trovarla e non era decisamente incoraggiato dalle continue occhiate sospettose di Neville.
Una mattina dei primi di ottobre, quindi, decise di confidare a Frank di volerci finalmente provare, saltando la lezione di volo di quella mattina. La reazione dell'amico fu prevedibile.
"Tu cosa...?" chiese perplesso. "Tu....tu molleresti lezione di volo..."
"Per andare a trovare Granger, esatto" affermò Harry, tagliando corto. Frank sembrò valutare quell'intenzione seriamente. "Beh...capisco che tu ti senta in colpa, ma addirittura saltare una lezione per lei..."
"Certo che mi sento in colpa" lo interruppe Harry, versandosi un po' di succo di zucca nel boccale, deciso a non guardare in faccia Frank. Si vergognava di quell'incidente e cercava di pensarci il meno possibile, perché il solo pensiero lo faceva stare male.
"Non è stata colpa tua, comunque" lo rincuorò l'amico, evidentemente notando quanto si fosse adombrato. "Malfoy ha schivato il colpo, è finito per sbaglio...oh, guarda, la posta!"
Si udì uno stridio sopra le loro teste, ed Harry alzò lo sguardo verso il soffitto; i gufi stavano arrivando in volo verso gli studenti con lettere e copie della Gazzetta del Profeta fra le zampe. Harry intravide fra loro il suo, Arnold, bianco e dalle piume puntellate di macchioline nere. Con molta grazia, l'uccello atterrarò sul tavolo accanto al boccale di Harry. Un attimo dopo fu affiancato da un barbagianni, appartenete a Sirius. Entrambi tenevano legati alla zampa una lettera.
I due ragazzi si guardarono. "I nostri genitori" dissero all'unisono, per poi slegare il laccio tenuto alla zampa di ciascun gufo e srotolare la pergamena. "Cosa dice tuo padre?" chiese Harry, incuriosito.
L'espressione di Frank si concentrò nella lettura, poi arrotolò la pergamena e si rivolse di nuovo all'amico. "Tutto bene" disse "niente di speciale...vuole solo sapere come è stato questo primo mese a Hogwarts. Genitori" aggiunse, facendo roteare gli occhi azzurri con un sorriso sornione. "E i tuoi, cosa raccontano invece?" Harry esitò; non aveva ancora letto la sua. Facendosi un po' di coraggio, si dedicò anche lui alla sua corrispondenza. L'autrice della missiva era sua madre, più abituata a tenere relazioni via gufo di suo padre:

Caro Harry,
come stai? Spero che ti sia ambientato a Hogwarts in questo primo mese e e che non ti sia cacciato nei guai ( cosa che tuo padre fece fin da subito).
Ho saputo da Silente che hai avuto non poche difficoltà a socializzare per via della voce messa in giro dai Malfoy. Il mio consiglio è, Harry, di non farci troppo caso, dopotutto sono solo pettegolezzi e tu sai chi sei. In ogni caso, puoi contare su amici fedeli come Frank e come Louise.
Non curarti degli altri; se non hanno capito quanto vali, nonostante tu gliel'abbia dimostrato, è meglio che lasci perdere. Ricorda, i veri amici non giudicano dall'apparenza.
Bene, spero che tu te la passi bene. Salutami Frank, Louise, John e Richard ( i loro genitori sono in pensiero, sono più di due settimane che non hanno loro notizie!)
Un grande bacio,
tua mamma Lily.
P.S. per qualsiasi problema puoi rivolgerti a me, lo sai.

Harry rilesse più volte l'ultima riga, scritta con un corsivo così perfetto, valutando seriamente la sua proposta nella nota finale.
Mille idee erano partite come razzi dal cervello di Harry: avrebbe potuto raccontarle degli strani sogni, delle nuove amicizie, dello strano rapporto con Ron...
Poi si riscosse dai suoi pensieri, accorgendosi che Frank lo stava osservando con ansia e s'affettò a rispondere: "Oh, niente di speciale anche da me. Vogliono solo sapere come sto, tutto qui".
Frank gli lanciò un'occhiata dubbiosa. Harry sapeva che i suoi amici erano preoccupati per lui e la sua salute, ma li aveva rassicurati moltissime volte al riguardo.
Frank sollevò lo sguardo sul resto della sala, quel giorno ampiamente illuminata dal bel tempo che si prospettava fuori. Il suo volto, però, si fece subito scuro.
"Non credo che ci sia bisogno che tu vada a trovare la Granger, comunque" disse, serio, tornando con lo sguardo al suo porridge, " lei è qui."
Harry seguì lo sguardo dell'amico verso l'entrata. Hermione Granger sembrava tornata perfettamente in salute, saltellando allegramente con i suoi capelli crespi e la solita aria saccente. Tuttavia il suo viso era cambiato : qualcosa che trovò familiare. Harry guardò Hermione unirsi al tavolo dei corvonero, dove vide Louise impallidire tutta d'un colpo e, come se avesse visto qualcosa d'assolutamente orripilante sedersi vicino a lei, scattare dal tavolo e correre via verso lui e Frank.
"Santo cielo, ma l'avete vista?" si lagnò, sedendosi accanto a Harry e gettando continuamente occhiate all'indietro; i suoi due amici si scambiarono due occhiate tra lo stupefatto e il divertito.
"Cos'ha che non va quella?" chiese Frank, assecondando in parte il disprezzo dell'amica ma con il suo tono canzonatorio. Come al solito, il viso di Louise s'infiammò.
"Volevo che restasse incollata a quel letto per sempre!" ringhiò.
"Andiamo, non sei un po' esagerata?" chiese Harry. "Dopotutto, è stato solo..."
"Oh, Harry, adesso non incominciare di nuovo con questa storia!" lo interruppe l'altra, che probabilmente seguiva il suo filone di pensieri e non l'ascoltava. Louise si morse il labbro e guardò indietro al suo tavolo, come se fosse impaurita che il professor Vitious, il direttore della sua casata, potesse comparire da un momento all'altro e punirla. Harry pensava che quel tipo di ansia fosse esagerata...esattamente come quell'antipatia per Hermione Granger.
Sì, Frank aveva ragione quando aveva detto che lei e Louise si somigliavano.
Harry era talmente perso nei suoi pensieri, come ad esempio quello di decidere cosa rispondere a sua madre, che fece un balzo nel momento in cui si accorse che Louise lo stava fissando. "Comunque, Harry, non devi sentirti tanto in colpa, lo sai" fece, versandosi un po' di succo di zucca nel boccale vuoto.
"E perché mai?" chiese lui, incuriosito. Louise strinse le labbra, rivolgendo un' altra occhiata veloce al suo tavolo di casata. "Perché i denti di Granger non sono mai stati così perfetti come adesso".
Harry si volse di spalle e cercò Hermione con lo sguardo. Quando la trovò, fu incredibile quello che vide, e gli venne quasi un colpo al cuore quando lo notò.
Quello che aveva notato Louise era vero. E i denti non erano stati l'unica conseguenza: a parte i soliti capelli crespi e molto mossi che le circondavano il viso, la ragazza sembrava molto più armoniosa nei lineamenti, così che...
Il boccale di Harry cadde sulla tovaglia con una gomitata, inavvertitamente, ma non ci badò. Hermione era straordinariamente simile alla ragazza che aveva sognato. Questo lo rese incapace di fare qualsiasi altra cosa....i conti non tornavano....
"Devo andare" annunciò, alzandosi, gli sguardi di Louise e di Frank che lo seguivano come se fosse impazzito. "Harry, che hai?" chiese Frank.
"Devo andare" fece Harry, sentendosi un po' strano.
"Ma le lezioni iniziano fra cinque minuti!" osservò Louise, scandalizzata dalla strana reazione del ragazzo.
Harry la ignorò. Stretta la lettera in pugno – si rese conto solo in quel momento di averla ancora in mano- uscì di filato dalla sala grande, corse su per la gradinata della sala d'ingresso, imboccò lungo i vari corridoi e salì le scale fino ad arrivare al corridoio del settimo piano, e poi via, verso il quadro della signora grassa: non gli importava di perdere una lezione a cui neanche teneva, dopotutto, perché suo padre gli aveva già insegnato a volare su un manico di scopa. Attraversò il buco del ritratto ed entrò nella sala comune, accasciandosi su una delle poltrone.
Si sforzò di ricordare esattamente quello che aveva visto.... Ma ben presto Harry si rese conto che non si può sognare a comando e, decidendo che era troppo tardi per scendere a lezione, prese carta e inchiostro, si poggiò sul tavolino accanto al camino e, intinta la piuma, cominciò a scrivere:

IL PRESCELTO (1a storia della saga Cicatrice)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora