Dei Denti Di Troppo

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Salve a tutti, come va? Ho avuto un po' di problemi, ma ora la ff è quasi corretta e non vedo l'ora di pubblicare su Wattpad il seguito! So che ho creato un po' di casini, perchè ho pubblicato dei doppioni su altri canali, ma eccomi tornata qui. Spero che il resto vi piaccia! Ho notato un sacco di notifiche e l'unica cosa che posso fare è ringraziarvi per tutte le storie messe fra le preferite :) Spero che continuiate a seguirla nonostante la mia barbarica assenza. Salut!

Capitolo 3

Dei Denti di Troppo

"Beh" rispose Hermione, "io ho pensato che somigliasse un po' a te".
"A me?"
"Sì, quando ci hai raccontato com'è stato affrontare Voldemort. Hai detto che non era solo imparare a memoria un mucchio di formule, hai detto che eri solo tu con il tuo cervello e la pancia....beh, non è lo stesso che ha detto Piton? Che in fondo si tratta solo di essere coraggiosi e mentalmente pronti?"

Harry sbarrò gli occhi nell'oscurità. Stava sudando e aveva cacciato le coperte dal letto, che giacevano arrotolate sul pavimento.

I ricordi del sogno erano ancora freschi nella sua mente, vividi come se fossero stati appena vissuti.

Era possibile...? Era la terza notte che si ripeteva lo stesso sogno... che sognava Hermione Granger, ma non poteva essere di certo lei: prima di tutto, il viso era molto più adulto

– senza tralasciare che fosse più carina di quella della realtà- entrambi erano più grandi di qualche anno e facenti parte di Grifondoro, e ciò non era possibile dato che Hermione era di corvonero! Poi, ancora più incredibile, erano appena usciti da una lezione di Difesa contro le Arti Oscure e Piton era il professore...visto che insegnava Pozioni!
Harry rimase impietrito a riflettere; il battito del suo cuore frenetico era l'unico rumore udibile insieme al russare di Neville.
Tutto d'un tratto ebbe l'impressione che qualcuno lo stesse osservando e alla luce della luna notò che Ron Weasley si era svegliato e lo studiava con aria di riprovero, gli occhi cisposi.
"Hai finito di frignare, oppure ne hai ancora per un po'?" brontolò impastando le parole.
Harry si tirò su e si mise a sedere a bordo letto massaggiandosi le tempie.
Era talmente assonnato che elaborò tardi le parole di Ron.
"Frignare?" domandò, ripetendo quello che aveva detto il compagno. "Stavo...stavo parlando nel sonno?"
"Eccome" rispose Ron con enfasi, guardando fuori dalla finestra distrattamente "ed eri anche molto serio. Credimi, stavi parlando, e se mi sveglio io, che non lo faccio mai, allora vuol dire che hai un problema, amico".
Il fatto che avesse sottolineato l'ultima parola con quella pesantezza lo colpì, anche se non sapeva il motivo.
"Io...cosa ho detto, esattamente?" chiese ancora, curioso.
Ron strinse le spalle. "In realtà non ho capito bene" ammise "erano più dei mormorii...Ma alla fine, che t'importa? Era solo un sogno, no?"
"Già..." fece Harry, anche se non ne era totalmente convinto, per qualche motivo a lui estraneo.
Il fatto che fossero sempre gli stessi lo mettevano in agitazione.

E lui non ricordava mai i sogni che faceva, se non erano particolarmente traumatici.
Ron lo fissò intensamente.

"Bene" annunciò. "Credo che cercherò di dormire... sempre che non ricominci con i tuoi vaneggiamenti". E un attimo dopo era di nuovo sotto le coperte.
Nonostante sapesse che non sarebbe mai riuscito a prendere sonno, Harry si trascinò le coperte sul dorso e tentò di riaddormentarsi, ovviamente senza successo.
Si ritrovò così in piedi a versarsi un bicchiere d'acqua dalla brocca sul comodino, guardando il cielo stellato fuori dalla finestra. Qualcosa si mosse alla sua sinistra; Ron era di nuovo sveglio e lo studiava con i suoi assonnati occhi azzurri.

"Non riesci proprio a dormire, eh?" osservò.

Harry e Ron scesero in sala comune e occuparono il tavolo più vicino al camino.
Ron aveva portato con sé una scacchiera: aveva intenzione di insegnargli il suo gioco preferito: scacchi dei maghi, nel quale era imbattuto persino dai suoi stessi fratelli.
Harry non aveva mai imparato, perché né suo padre né sua madre erano troppo bravi.
Lo ascoltò quindi incuriosito anche se, doveva ammetterlo, lo fece più per stare in compagnia che per puro interesse. Chissà perché avvertiva così tanto l'affinità con quel ragazzo...? E chissà per quale motivo Ron non gli aveva mai parlato fino a quel momento!
Mille dubbi riempirono la testa di Harry, ma preferì allontanarli; stava passando la serata più felice della sua vita, anche se ancora una volta non sapeva il motivo.
Harry e Ron parlarono tutta la notte: andarono da argomenti come il primo giorno di scuola alle varie vendette su Piton, dal Quidditch alle vite delle loro famiglie.

IL PRESCELTO (1a storia della saga Cicatrice)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora