Binario Nove e Tre Quarti

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Eccomi tornata! Allora, vi piace la storia? Spero di sì, e spero che lo faccia sempre di più con l'andare avanti con i capitoli...per qualsiasi dubbio, sono qui e se volete commentate, anche solo per sapere i vostri pareri :D Vi lascio alla lettura, sperando sempre che sia una buona lettura.

IL BINARIO NOVE E TRE QUARTI

"Harry? Harry!" qualcuno lo scosse. Una fitta corrente fredda gli penetrò dentro le ossa, facendolo rabbrividire: qualcuno doveva aver spalancato la finestra. Seconda cosa, la sua testa era posata su un cuscino. Forse tanti cuscini. Ed era sdraiato. Aveva il corpo completamente rilassato. Harry sollevò le palpebre leggermente e intravide la sagoma di una donna dai capelli rosso scuro e gli occhi brillanti che l'osservava accigliata: sua madre Lily. Trovarla lì gli fece uno strano effetto, simile alla nostalgia. Ebbe come la sensazione che fosse passato molto tempo dal loro ultimo incontro. Non riusciva a coglierne il motivo: dopotutto, era normale che lo stesse svegliando.
Harry si stiracchiò e si mise a sedere sul letto, e Lily gli alzò i cuscini per appoggiarsi.

"Grazie mamma" ringraziò, sorridendole. La donna rispose con uno sguardo gentile e gli porse un piatto di uova strapazzate e pancetta che emanavano un invitante profumo di soffritto: lo stomaco brontolò, e Harry si rese conto di avere una gran fame. Inforcati gli occhiali, si sistemò il vassoio sulle gambe. "Sbrigati" ordinò la madre, ficcandogli con forza le posate nelle mani .

Harry s'aggiustò le lenti, ora scivolate sulla pendice del naso, e spostò lo sguardo da sua madre, bella e luminosa come sempre, alla stanza circolare che era camera sua. Alla sua sinistra vi era l'anta della finestra mezza spalancata; alla destra di questo vi era la sua scrivania, sempre disordinata e sulla parete opposta un largo armadio marrone scuro. Accanto a questo, succeduto subito dall'uscita della stanza, vi era un lungo specchio rettangolare. Al centro dell'ambiente, proprio ai piedi del letto di Harry, vi era un tappetino ovale, schiacciato in parte dalla sedia di legno della scrivania. Subito alla destra del letto, vi era invece il comò con la lampada a olio, una piccola libreria e le pareti erano decorate di vecchie foto, da dove salutavano amici e parenti in bianco e nero. Non c'era nulla di strano; allora perché era tutto così...inusuale?

"Mangia" gli ordinò la madre con tono autoritario, sfiorando la punta del naso del figlio. Questo gesto riportò Harry alla realtà.
"Oggi è il tuo primo giorno a Hogwarts. Il treno parte alle undici. Finisci la colazione in fretta e poi fila in bagno a lavarti!"
"Sì mamma!" assentì lui, anche se suonava strano sapere che sarebbe andato per la prima volta a Hogwarts. Sentiva, in qualche modo, di esserci già stato. Non ebbe tempo di arrovellarsi oltre che suo padre James si affacciò nella camera, i capelli scompigliati e le lenti tonde proprio come le sue.

"Buongiorno, eroe!" salutò, allegro, e poi si appoggiò a bordo letto.
"Ciao, papà" replicò Harry, scoprendosi ancora assonnato. James pose una mano sul capo di Harry, amorevole.

"Emozionato per la partenza?" domandò eccitato, come se fosse stato lui a dover andare a scuola al posto suo.
"In realtà, " confessò Harry, sperando che il padre lo capisse, "non mi ci sento neanche un po'. È...è normale?"

A James sfuggì una risatina , spettinando la testa del figlio.

"Certo che lo è!" rispose. "Pensa, il primo giorno in cui sono salito sull'Espresso di Hogwarts, non ero emozionato dalla prospettiva di andare nel castello."
Harry s'accigliò. "Davvero?"
James ammiccò.

"Diciamo che ero più orgoglioso... e poi, sapevo già in che Casa sarei stato smistato. La stessa in cui finirai tu, naturalmente".

Gli occhi di Harry s'ingrandirono ancora di più, il pezzo di uova e bacon infilzati nella forchetta, tenuta verso l'alto. "E quale, papà?"

IL PRESCELTO (1a storia della saga Cicatrice)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora