Sono davvero estasiata, persa tra una delle nuove emozioni che Matt mi fa provare, scoprire.
Non avrei mai immaginato di poter trovate un'agenda o un foglio di carta qualsiasi dove metteva per iscritto quello che provava, che sentiva, la sua visione personale del mondo e della vita.
È un'idea che non mi ha mai nemmeno lontanamente sfiorata, e forse è proprio per questo che sono cosí stupita.
Ma ora che so che è capace pure di questo, voglio leggere ancora ció che scrive, per sentirmici piú vicina.
"Ha abbassato il viso e ha stretto il vestito fiorato tra le dita in un pugno, ha drignignato i denti per trattenere le lacrime e ho sentito il suo cuore esplodere, lo ricordo bene.
Era Martedí, un Martedí qualsiasi dopo un mese che quella ragazza dai capelli castani e un pessimo stile mi si era presentata alla porta.
Mentre percorrevo l'ateneo a grandi passi, mi si era catapultata contro, facendo ridurre i suoi malloppi di appunti in un marasma di fogli.
Ho sbraitato come un animale, senza motivo, soprattutto dal momento che io ero il primo a dar spallate alla gente e scontrarmi contro chiunque,
Ma non ho resistito davanti all'impeto della possibilità di poterla offendere di nuovo, e l'avrei fatto ancora, fino all'infinito, senza trovarvi una ragione valida.
Ma poi ha alzato il volto candido e luminoso come quello di un bambino per scusarsi ed i suoi occhi mi sono piombati addosso.
Due immensi fanali azzurri, due pozzi inesauribili di innocenza, curiosità e paura che mi fissano e mi scrutavano studiandomi nei minimi dettagli.
Ho avuto un sussulto, all'improvviso mi sono sentito davvero uno stronzo per le intenzioni che avevo, e ancor peggio per me, avevo perso le parole.
Non avrei mai voluto ammetterlo nemmeno a me stesso ma cazzo, era davvero bellissima.
Non aveva trucco ne rossetto o smalto o altre cazzate di cui si ricoprono le ragazze di cui sono circondato, aveva solo il suo sorriso,
E questo bastava a farmi perdere il controllo.
Ma come avevo fatto a non accorgermene prima?
Ma poi capí:
Non l'avevo mai guardata negli occhi.Non le avevo mai data la giusta importanza, la minima considerazione o il rispetto semplicemente perchè vestiva in modo diverso dalle altre, non si atteggiava come loro, non masticava le stesse cewingum, non si riempiva il collo dello stesso nauseante profumo.
Proprio come una margherita in un campo di tulipani:
Nessuno mai l'avrebbe scelta, se non meno chi riusciva a cogliere il vero significato della bellezza.Che bellezza non è spendere duemila euro mensili di vestiti e bracciali, se poi ció che c'è dentro vale meno di un pezzo di stoffa.
Ed io ancora non avevo colto la sua etimologia, proprio come fosse lei stessa una parola, la piú bella dei libri in cui si rifugiava.
Una parola di quelle belle, che ti restano nella mente e le fai tue, anche quando parli di cazzate, perchè ti piace sentirle pronunciare.
E la mia parola preferita era lei.
Ma questo non mi ha fermato, non è bastato nemmeno quello che lei è riuscita a suscitarmi dentro a levarmi di testa gli insulti che avevo precedentemente stabilito di rivolgergli, erano solo in pausa.
Ma in realtà non era nient'altro che questione di orgoglio.
Quella cosa lurida e viscida che mi rendeva la persona che ero.
"Porca puttana, mi devi sempre andare addosso?"
Le ho detto.
"Scusa"
Mi ha risposto.
Nonostante l'avessi appena trattata come un animale, aveva trovato opportuno scusarsi.
"Levati dalle palle"
Ho sussurrato, abbastanza piano per farlo sembrare un sbuffo, abbastanza forte da farglielo sentire.
Lei a stretto la veste leggera nei pugni, ha spento quel azzurro splendido chiudendo gli occhi, sopprimendo lacrime grosse come cocci di vetro.
Si è girata e se ne è andata, lasciandomi là ad aspettare quella
pseudo-soddisfazione di averla fatta scappare da me ed averle peggiorato la giornata.Soddisfazione che invece, non è mai arrivata.
E pensavo quanto fosse ridicolo e strano per me, dato l'ingente numero di ragazze che avevo fatto piangere prima di lei.
Mi sono girato e sono tornato sui miei passi, ancor piú buio di prima."
Chiudo di nuovo l'agenda e sorrido, vedendo materializzarsi tutte le ansie che avevo, i pensieri che mi assillavano e le fisime che disegnavo indelebilmente nei miei sogni.
Sento di potermi fidare di ciò che ha scritto, perché quelle che fanno veramente paura, sono le cose pronunciate, che non sai mai il loro vero significato, i sotterfugi celati, l'intento per cui sono state generate e proferite.
Ma quando sono messe per iscritto, nero su bianco, in uno scenario in cui non si deve fare i conti con le persone e le loro reazioni, in uno scenario in cui sei solo tu e i tuoi pensieri, non esisterebbe in nessun caso motivo di mentire, mentire a se stessi.
D'altronde lui non sapeva e credo non voleva che io leggessi queste righe così profonde ed emozionanti,
Ma tristemente pericolose per ogni orgoglio mascolino.
Stringo tra le dita la rilegatura di pelle e passo il polpastrello tra gli anelli del raccoglitore,
sento le violente marcature della penna, la velocità con cui le parole sono state concepite.Vorrei poter passare ore, giorni, settimane, immersa tra le righe della sua vita, tra le onde dei suoi sensi di colpa e il profumo dei suoi ricordi ma so che non posso, perché questo non cambierà in nessun modo la sua situazione.
Nel frattempo però, con il passare dei giorni la sua respirazione si è fatta più regolare, meno affannosa,
tanto che sentivo i medici borbottare frasi circa la rimozione della tracheo.Credo di aver fatto salti di gioia, anche se so benissimo che il suo destino è ancora appeso ad un filo sottilissimo, ma, d'altronde, non posso far altro che sperare.
"Cait?"
Mi volto e le ciocche bionde di Milton prorompono dallo spiraglio della porta."Si?"
"Ecco, avevo pensato che bhe...visto che non ho ancora mangiato e... tu... tu ultimamente non esci più tanto..."
Si strattona leggermente i capelli e sospira come se quel garbuglio di parole gli schiacciasse letteralmente il petto."Vuoi venire a pranzo con me? Andiamo dove vuoi"
Comincio ad agitarmi e scuotere la testa contrariata, ma lui mi afferra la manica della camicetta.
"Non puoi permettere che il vuoto ti risucchi, Cait.
Non sei più la stessa, non sorridi più, non mangi, non esci se non per andare in quel maledetto ospedale, non leggi niente, non mi parli più delle scelte stilistiche e la tecnica di Fitzgerald, non ti addormenti più con gli inediti dei giovani scrittori emergenti sulle ginocchia,Hai smesso di vivere, Cait, hai rinunciato"
Aspetta la mia reazione per qualche istante mentre io fisso il vuoto davanti a me e mi passo tra le dita il bordo sdrucito della camicia.
Poi, batte il palmo sullo stipite di legno e se ne va, con gli occhi bui di chi ha perso qualcosa pur avendo tentato di trattenerla.
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Tutto Quello Che Non Sai
RandomNon è forse proprio quando ci si sente fieri e orgogliosi di ciò che si ha, che si rischia di perdere tutto?