Dire che ero agitata era riduttivo. Ero entrata nel panico totale e mi sentivo quasi tremare. La sera del mio incontro con Michael era finalmente giunta e io non ne avevo parlato con nessuno. Era un segreto tra me e lui, onestamente non me la sentivo di parlarne con qualcuno. Nemmeno con Fannie, ciò non era mai accaduto.
Ero giunta al locale in perfetto orario. Appena varcata la soglia avevo notato una quantità enorme di persone all'interno dell'edificio e mi chiesi chi, tra tutti, fosse il ragazzo che tanto desideravo di vedere. Afferrai il telefono dalla borsa e inviai lui un messaggio dicendo che lo stavo aspettando all'ingresso del locale, ma la risposta non tardò ad arrivare.
"Arriverò in ritardo, ma per favore aspettami! Ti spiegherò tutto quando saremo insieme"
Sbuffai leggermente di fronte a quelle parole, ma doveva avere qualche buona ragione per essere in ritardo al nostro primo incontro.
Per un breve secondo pensai che forse non voleva vedermi e che stava per darmi buca, ma Michael non sembrava quel genere di ragazzo. Avevo iniziato a fidarmi di lui e speravo con tutto il cuore di non ricevere una delusione.Iniziai ad osservarmi intorno. L'atmosfera era piuttosto tranquilla, riuscivo a percepire nell'aria un piacevole profumo di cannella. Chiusi perfino gli occhi per qualche secondo e cercai di sentirlo a pieno, era davvero gradevole. Le persone presenti erano intente a parlare tra loro, chi seduto al proprio tavolo o chi continuava a vagare avanti e indietro. In quel momento mi sentivo come una specie di ombra, ma era quasi divertente osservare tutti quanti. Chissà che stavano pensando di me, forse vista dall'esterno sembravo una ragazza disperata. Forse lo ero, non sapevo ancora se quel tanto atteso appuntamento sarebbe andato a buon fine.
L'ennesimo messaggio mi costrinse a tornare alla realtà. Afferrai il telefono in preda all'ansia e quasi roteai gli occhi al cielo dopo aver letto il nome del mittente.
Fannie non era esattamente la persona da cui mi aspettavo di ricevere un messaggio. Voleva solo sapere cosa stessi facendo e inventai di essere uscita per prendere un po' d'aria fresca. Decisi solo in quel momento di parlarle di Michael, ma lo avrei fatto solo dopo il nostro incontro.Aspettai ancora per circa dieci minuti e infine controllai ancora l'ora. Ancora nessun segno da parte del ragazzo che tanto desideravo vedere. Mi chiesi cosa, di così importante, lo stesse trattenendo.
I minuti da dieci diventarono venti, trenta e poi quaranta. Solo dopo quaranta lunghi ed estenuanti minuti mi rassegnai. Non sarebbe venuto ed era inutile cercare di negarlo a me stessa. Controllai l'orario per circa la centesima volta e infine decisi di abbandonare il locale.
L'aria fredda mi investii totalmente e le strade erano già deserte. Povera illusa, avevo davvero creduto di poterlo vedere.
Sospirai tra me e me, nonostante tutto non ero decisa sul da farsi. Tornare a casa o aspettare ancora qualche minuto? La prima opzione mi sembrava la più sensata, ma una parte di me non voleva andarsene.Appoggiai la schiena contro il muro dell'edificio e mi lasciai scivolare a terra. Sentivo le lacrime minacciare di uscire e non volevo piangere, odiavo farlo, odiavo mostrarmi debole. Preferivo tenere dentro tutti i miei sentimenti e cercai in ogni modo possibile di impedire alle lacrime di uscire, ma non ci riuscii.
Era per questo che mi rifiutavo di uscire per andare ad appuntamenti. Era per questo che sbuffavo ogni volta che Fannie diceva di dovermi presentare qualcuno. Ero abituata a ricevere delusioni continue e mi ero stufata di stare male per persone che non sembravano tenere a me. Quella era stata decisamente la goccia a far traboccare il vaso.
Mi sentii ancora più stupida quando realizzai di star piangendo per qualcuno che non avevo mai visto, ma ero già così affezionata a lui. Forse anche più del dovuto. Afferrai comunque il telefono per avvisarlo e dire lui che me ne stavo andando, come se la cosa potesse interessargli.Cercai di asciugare le lacrime solo quando sentii dei passi, qualcuno si stava avvicinando all'entrata del locale e io dovevo alzarmi e andarmene. La serata non poteva di certo procedere in maniera peggiore.
-Perché stai piangendo?- una voce incredibilmente familiare giunse alle mie orecchie. Alzai lo sguardo verso la persona che aveva parlato e impiegai qualche secondo prima di riconoscere il ragazzo del locale. Lo stesso contro cui mi ero scontrata, i suoi capelli rossi tinti erano difficili da non ricordare.
-Perché sono un caso patetico, ma onestamente non mi va di parlarne- replicai in tono gentile anche se non me la sentivo di intrattenere una discussione.
Il ragazzo dai capelli colorati non sembrò prestare molta attenzione alle mie parole. Si mise seduto al mio fianco e mi regalò un breve sguardo. Era come se stesse cercando di studiarmi o di capire i miei pensieri, ma dubitavo che ci potesse riuscire.
-Stai piangendo per la mia maglietta rovinata? Tornerà come nuova, te lo posso assicurare- esordì con tali parole dopo un breve silenzio. A quanto pare si ricordava di me e riuscì perfino a strapparmi una piccola risata.
-Sono felice per la tua maglia, ma non sto piangendo per questo- replicai con tono calmo, non volevo riversare il mio nervosismo su un perfetto sconosciuto.
-Allora, posso sapere il motivo di queste lacrime? Sai, a volte gli sconosciuti aiutano più degli amici-
Un leggero sospiro abbandonò le mie labbra. Riflettei brevemente sul da farsi e infine spostai lo sguardo verso il ragazzo al mio fianco. Sembrava un tipo tranquillo e di sicuro non poteva farmi del male parlare con lui.
-Un ragazzo mi ha dato buca, ma lui mi piace e non l'ho presa molto bene- sputai fuori tutto in un fiato.
-È il tuo ragazzo?-
Scossi la testa con aria sconsolata. Michael ed io non eravamo niente, solo amici, ma forse nemmeno quello. In quel momento le mie idee erano piuttosto confuse.
Nonostante questo l'idea di me e lui insieme non mi dispiaceva per nulla, ma erano solo fantasie della mia povera mente.-Doveva essere il nostro primo incontro, ma credo che non lo vedrò mai-
-Primo incontro? Non vi siete mai visti?- il suo tono sorpreso quasi mi ferii. Visto da occhi esterni la mia situazione doveva risultare piuttosto patetica.
-Esatto e ti prego non fare commenti di cattivo gusto, questa serata fa già abbastanza schifo di suo-
Nessuna risposta da parte del ragazzo al mio fianco. Lo osservai in silenzio e lo notai infilare una mano nella tasca dei jeans scuri che stava indossando. Estrasse il telefono e infine distolsi lo sguardo, non erano affari miei ciò che stava facendo.
Nello stesso istante il mio telefono iniziò a suonare. Strana coincidenza, pensai. Cercai di afferrarlo il prima possibile e sussultai nel leggere il nome sul display. Prima mi dava buca e poi mi chiamava?-Non rispondi?- la sua domanda giunse con tono quasi divertito e non potei fare a meno di girarmi verso di lui. Lo fulminai letteralmente con lo sguardo, non era divertente.
-No, è lui. Non mi va di parlarci-
-Lo stai già facendo- una leggere risata abbandonò le labbra del ragazzo dai capelli rossi. Impiegai qualche secondo prima di realizzare ciò che aveva realmente detto.
Non mi diede nemmeno il tempo di replicare o anche solo di aprire bocca. Mi porse il proprio telefono e lessi il mio nome sul display. Rimasi incredula per qualche secondo e poi, finalmente, realizzai.
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How I met your father
FanficFlower è ormai cresciuta, moglie e madre di due figli. La sua vita non potrebbe procedere meglio, ma come ha conosciuto quello che è ormai l'amore della sua vita? Lo racconterà ai propri figli.