Capitolo 4

121 4 0
                                    

Justin.
Avevo spiegato come stavano le cose alla signora Collins. Non avevo tempo per le ripetizioni e neppure per la terapia. A marzo avrei compiuto 19 anni e sarei uscito dal programma di affidamento. Questo significava che avrei dovuto cercarmi un posto dove vivere e un lavoro per pagare l'affitto. Ma la signora Collins aveva barato spudoratamente. Una sola visita sotto supervisione a mia sorella e a mio fratello non era abbastanza. Me li aveva praticamente dondolati davanti come una dannata siringa di fronte a un tossicodipendente. Lanciai un'occhiata all'orologio a parete sopra il bancone della bibliotecaria. Quale parte di "l'appuntamento con il ragazzo a cui darai lezioni è subito dopo la scuola alla biblioteca pubblica" la mia secchiona non aveva afferrato? La signora Collins doveva aver dato il suo nome, ma avevo smesso di ascoltarla dopo pochi minuti. Quella donna parlava troppo. Mi misi a fissare la porta d'ingresso. Ancora cinque minuti, poi con grande gioia avrei potuto archiviare tutta la faccenda un fallimento. Non vedevo l'ora di sbatterlo in faccia alla signora Collins. La porta si aprì e lasciò entrare un po' di aria fredda, facendomi venire la pelle d'oca. Cazzo! Mi appoggiai alla spalliera della sedia, incrociando le braccia al petto.
Sky Emerson avanzò nella biblioteca, guardandosi in giro mentre si strofinava le mani guantate sulle braccia. Come se il freddo potesse penetrare quel raffinato parka. Sorrideva serena. La signora Collins ci aveva tenuto entrambi allo scuro, quindi. Nell'istante in cui mi vide, smise di sorridere e gli occhi color nocciola le si incupirono.
Benvenuta nel fottutissimo club!
Spinsi fuori con un calcio sotto il tavolo la sedia di fronte la mia.

"Sei in ritardo."

Sky posò la borsa e allontano la sedia per accomodarsi.

"Sono dovuta andare in segreteria per sapere le date dei test. Avrei potuto ottenere questa informazione stamattina, ma un idiota si è messo in mezzo."

Uno a zero per lei, ma sorrisi come se fossi in vantaggio.

"Potevi rimanere. Non ti ho mica chiesto di andartene."

"Per sentirmi sfottere un altro po'? No, grazie"  si scrollò il giubino di dosso, ma tenne i guanti di lana. La scollatura della maglietta di cotone nero le arrivava oltre il top, mostrando un pò di seno. A quelle come lei piaceva stuzzicare i ragazzi. Non aveva capito che non mi facevo alcun problema a guardare. Mi beccò a fissarla e subito si sistemò, nascondendo il décolleté. E tanti saluti al divertimento. Mi guardò male, forse in attesa delle scuse. Beh, avrebbe aspettato un bel po'.

"In quante materie sei sotto? Tutte?" I suoi occhi azzurri ebbero un guizzo. Sembrava che le piacesse offendere la gente. Okay, stamattina le avevo rotto le palle senza un motivo, aveva il diritto di affondare un paio di colpi.

"Nessuna. È tutta un'idea della signora Collins"

Sky aprì la borsa e prese un quaderno. Si incupì quando si sfilò i guanti, e si affrettò a tirarsi fin sulle mani le maniche della maglietta.

"Da quale materia vorresti incominciare? Abbiamo calcolo e fisica insieme, potremmo partire da quelle. Dovresti essere un completo imbecille per aver bisogno di aiuto in tecnologia ed economia aziendale." Si fermò. "Se non sbaglio eri anche al mio stesso corso di spagnolo l'anno scorso..."

Tolsi il cappello e mi passai una mano tra i capelli, poi lo rimisi. Per essere una che a stento era informata della mia esistenza, ne sapeva un bel po' sul mio conto.

"Già." E anche questo quadrimestre. Sky arriva  pochi istanti prima che la campanella suonasse, entrava in classe e si sedeva al primo posto libero senza degnare nessuno di uno sguardo.

"Qué tan bien hablas espanol?" mi chiese.

Come sapevo parlare lo spagnolo? Maledettamente bene. Mi alzai in piedi.

"Devo andare."

"Come?" Aggrottò la fronte, stupita.

"A differenza tua, non ho dei genitori che mi pagano tutto. Ho un lavoro, principessa, e se non me ne vado subito, arriverò in ritardo. Ci si vede in giro."

Presi i libri e la giacca, mi lasciai il tavolo se e uscii rapidamente dalla biblioteca.

"Ehi!"

Guardandomi alle spalle vidi Sky che mi seguiva, giacca sul braccio e zaino in spalla.

"Ficcati quella dannata giacca. Fa freddo fuori."  Non mi fermai ma rallentai, incuriosito. Perché mi aveva seguito fin lì? Mi raggiunse in fretta, mantenendo il passo.

"Dove pensi di andare?"

"Te l'ho detto, al lavoro. E dire che ti facevo intelligente." Non avevo mai incontrato nessuno così divertente da provocare.

"Bene. Allora quando vogliamo recuperare la lezione?"

Sbattei i libri sulla mia Audi.

"Non la recuperiamo. Tu propongo un patto: vai a dire alla signora Collins che ci stiamo vedendo dopo la scuola quante volte ti pare alla settimana, accumula tutte le ore di volontariato che ti servono per qualsiasi piccolo club di cui fai parte, e confermerò ogni cosa. Così io non dovrò vedere te e tu non dovrai vedere me. Io continuo con questo casino che è la mia vita, e tu torni a casa e giochi a fare le sfilate con le tue amichette. Ci stai?"

Sky fece una smorfia come se l'avessi appena schiaffeggiata, e arretrò. Scivolò sul ghiaccio, barcollando. Fu per istinto che le afferrai il polso prima che cadesse a terra. Aveva le guancie rosse per il freddo o per l'imbarazzo, ma in entrambi i casi, la trovavo buffa. Prima che potessi prenderla in giro, però, le vidi spalancare gli occhi mente fissava con orrore il polso che ancora le stringevo. La manica si era sollevata oltre il gomito, lasciando scoperta la e su cui rivolsi lo sguardo, seguendo il suo. Cercò di strattonare via la mano, ma rafforzai la presa mentre facevo del mio meglio per nascondere la nausea. In tutte le case degli orrori in cui avevo vissuto, non avevo mai visto una mutilazione simile. Cicatrici bianche e rosa tracciavano linee incrociate lungo tutto il braccio.

"Ma che cazzo è?"

Cercai la risposta nei suoi occhi. Lei boccheggiò freneticamente, prima di riuscire a dare un secondo strattone con cui si liberò.

"Niente."

"Non può essere niente." E quel qualcosa doveva aver fatto un male cane quando era capitato.

Sky si coprì il braccio fino alle dita. Somigliava a un cadavere, le guancie prive di colore e il corpo scosso da tremori.

"Lasciami in pace."

Si voltò, trascinandosi di nuovo nella biblioteca.

Spazio autrice.
Eccone un altro appena sfornato, alla prossima!

Together. ||Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora