Capitolo 5

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Sky.
"Niente" disse Lila. "Né una parola, né un suono. Aria, Hanna e io abbiamo perfino controllato fra quelli del terzo anno, ma non c'è assolutamente alcun pettegolezzo su di te in giro. Per lo meno, nessuno che coinvolga anche Justin Bieber."

Lila era seduta al posto del passeggero mentre io ero a quello di guida nella Corvette del '65 di Aires. Era venuta a casa mia per aiutarmi a sopravvivere al venerdì in famiglia... o, come mi piaceva chiamarlo, la cena del condannato.
Nel garage la musica veniva dalla radio della mia Dodge Neon verde del '98. Là corvette di Aires aveva la sua radio originale. In altre parole, una schifezza. Ma per il resto quell'auto era una vera belva pronta a divorarsi la strada. Di un rosso sangue, aveva delle decorazioni pinstriping nere che la percorrevano per tutta la lunghezza, tre funzionali di ventilazione sui parafanghi anteriori, una calandra dotata di sbarre nere come la pece, e vistose modanature sui pannelli inferiori delle fiancate.
Non avevo idea di cosa significasse, ma Aires lo ripeteva così tanto che avevo imparato a memoria la descrizione.
L'auto aveva un'aria fantastica, peccato che non funzionasse. E grazie a Justin Bieber, le mie possibilità di farla ripartire diminuivano giorno dopo giorno. Serrai le mani sul volante, ricordando la promessa che mi aveva fatto mio fratello. Alcuni giorni prima di partire si era messo a lavorare chino sul cofano aperto, mentre io me ne stavo seduta sul banco degli attrezzi.
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"Andrà tutto bene, Sky"  Aires aveva notato il mio piede che dondolava avanti e indietro. "È solo un incarico di sei mesi."

"Sto bene." Avevo detto, sbattendo gli occhi tre volte. Non volevo che partisse. Lui era l'unica persona al mondo che comprendeva la follia della nostra famiglia, per di più era l'unico capace di mantenere la pace fra me, Ashley e nostro padre. Non che fosse l'amico del cuore di Ashley, ma a prescindere dai suoi sentimenti, mi incoraggiava sempre a darle tregua.
Aires aveva ridacchiato. "La prossima volta almeno cerca di nascondere il tuo segnale rivelatore. Uno di questi giorni papà lo scoprirà e capirà quando racconti balle."

"Mi scriverai?" Gli avevo chiesto, cambiando argomento. Aveva parlato abbastanza di nostro padre prima di partire.

"E ti manderò mail e ti contatterò su Skype." Si era asciugato le mani sullo straccio unto. "Sai che ti dico? Quando tornerò a casa e avrò finito di sistemare la macchina, potrai guidarla per prima. Dopo di me, ovviamente."

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Avevo smesso di dondolare il piede, e per la prima volta da quando mi aveva detto del suo incarico, avevo provato un pò di speranza. Aires sarebbe tornato a casa fintanto che la sua auto fosse stata lì ad aspettarlo. Mi aveva regalato un sogno a cui aggrapparmi con forza dopo la sua partenza. Tutti i miei sogni erano morti assieme a lui, in una strada desolata dell'Afghanistan.

"A che pensi?"  Mi chiese Lila.

"A Justin Bieber." mentii. "Ha avuto tutta la settimana per spiattellare
all'intera scuola delle mie cicatrici. Cosa pensi che stia aspettando?"

"Forse non ha nessuno con cui parlare. È un tossico in affidamento che ha bisogno di lezioni private."

"Si forse." le risposi. O forse stava solo aspettando il momento migliore per rendere la mia vita un inferno.
Lila stava giocherellando con i propri anello, segno che era testa.

"Che c'è?" Le domandai.

Dovetti sforzarmi per capire la sua risposta strascicata.

"L'abbiamo detto a Kian."

Ogni singolo muscolo del collo si tese, e lasciai il volante prima di farne a pezzi il rivestimento.

"Voi che cosa?"

Together. ||Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora