Jack
< Jack... sta tornando... scappa da Arendal... questa non è la tua battaglia... > mi dice una figura nera, fluttuando.
< Chi sei? > gli chiedo. < Quando sei arrivata? >
< Nessuno... solo: devi andare > dice la figura allontanandosi.
< Perché? >
< Non è la tua battaglia >
< E con questo? Sono un Guardiano e devo proteggere le persone di questo regno > dico, avvicinandomi. < E poi... tu stai parlando di... una battaglia? >
< Sì, ci sarà una grande battaglia. >
< Allora non me ne andrò > dissi, avvicinandomi ancora.
La figura si allontana ad ogni passo che facevo.
< COS'È CHE NON CAPISCI JACK?! > sbotta la figura, con una voce troppo familiare.
< Questa voce io la conosco... Chi sei, in realtà? > corro verso la figura, che esplode in una fragrosa risata.
< Jack... vattene e scorda Arendal, lasciando le persone al loro destino, o soccombi negli incubi > dice, diventando sempre più grande.
La figura nera... è Pitch!
Cerco il bastone, ma non lo trovo. Intorno a me regna la neve.
< Dove mi hai portato? Dov'è il mio bastone? > gli domando.
Ride di nuovo. < Io?! Ma Jack! Siamo nella tua mente! STAI SOGNANDO! >
< Non scherzare > lo avverto. < Dimmi dove siamo e cosa ne hai fatto del mio bastone >
< Jack... > scompare all'improvviso e vado nel panico.
Inizio a guardarmi intorno freneticamente. La paura aumenta sempre di più.< Di cos'hai paura, Jack? > mi domanda, apparendomi accanto. < Mi piace la tua paura, mi rende... > la sua figura si ingrandisce e della polvere nera si alza dai suoi vestiti dello stesso colore. < Potente... >
< Siamo davvero nella mia testa? Sto... dormendo? > chiedo, guardandolo.
< Certo Jack. Tu stai... sognando. > sorride.
< Questo vuol dire che... >
< Sogni d'oro, Jack > dice scagliandosi contro di me.
Mi sveglio all'improvviso, sussultando, gli occhi pieni di lacrime e il respiro irregolare.
Mi guardo attorno. Sono in una stanza celeste, in un letto. Dalla finestra posso vedere l'aurora boreale. È notte fonda.
< Stai bene, Jack? > mi chiede allegramente un pupazzo di neve, saltando sul letto.
Mi asciugo le lacrime e lo guardo. È Olaf.
< Credo... di si > dico, cercando di sedermi.
< No no no no no, Jack, non ti muovere > dice appoggiando una mano-bastoncino sulla mia. < Il dottore a detto che devi riposare >
< D-dottore? >
< Sì, il dottore! ha detto che devi riposare. >
< Dov'è Elsa? > chiedo. Lei deve sapere cosa sta succedendo. Dobbiamo far evacuare la città.
< Be'... lei sta dormendo. >
< E tu... perché sei qui? >
< Mi hanno detto di fare la guardia > Sorride e della neve cade dalla nuvola che ha sopra la testa. < Ma se hai bisogno di qualcosa vado a prenderla >
Sorrido. < Olaf... ho fame. Puoi portarmi qualcosa di caldo? >
< Sì, certo! > esclama saltando giù dal letto. < Tu riposa, sennò Elsa si arrabbia con me. E soprattutto non scappare, capito? >
< Capito > dico, annuendo.
Il simpatico pupazzo apre la porta. < Davvero? >
< Davvero >
Sorride ed esce, richiudendo la porta.
Sorrido e afferrò il bastone che si trova accanto al letto.
< Davvero davvero? > esclama una voce, mentre la porta viene riaperta.
< Olaf! Sto morendo di fame, muoviti! > mi lamento.
< Okay, okay. > chiude di nuovo la porta.
Aspetto un minuto e capisco che se n'è andato.
Scosto le coperte e mi siedo, ma un dolore lancinante al fianco mi obbliga a tornare sdraiato.
Stringo i denti e mi alzo la felpa. Trovo una fasciatura. Mi sistemo di nuovo la felpa e cerco di sedermi.
Vedo mille stelline, che in un attimo scompaiano. Faccio forza sul bastone e mi alzo lentamente.
Sudo freddo, ma non mi arrendo. Devo mettere al sicuro le persone e avvertire Elsa. Arendal deve prepararsi per una battaglia, e io non posso rimanere con le mani in mano.Vado verso la porta, ma essa viene aperta prima che riesca ad afferrare la maniglia.