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Jack Frost

< Albino! > grida Calmoniglio.

< Canguro pasquale! > gli urlo.

Ci ritroviamo uno difronte all'altro. I nostri nasi si sfiorano.

Ci guardiamo negli occhi.

< Questa volta non la passi liscia! > grida Calmoniglio prima di saltarmi addosso < Non toccare le mie uova di Pasqua! >

< Fermi! > grida Nord < Non ne posso più di voi due! Litigate tutti i giorni per cose inutili e... >

< Inutili! > esplode Calmoniglio < Questo sciocco ragazzino mi ha ghiacciato tutte le uova! >

< Ma Pasqua è tra due mesi! > ribatto.

< Zitti! > Nord ci divide e si mette in mezzo a di noi < Jack, perché gli hai ghiacciato le uova? >

< Gli ho sempre detto che non voglio averle nel letto, nei miei vestiti e che mi tocchino il bastone. È la seconda settimana che le trovo nel mio letto e nella mia felpa. Ma oggi hanno superato ogni limite, mi hanno decorato il bastone. Guarda! > poso il mio bastone nelle grandi mani di Nord, e lui lo guarda per un attimo. E' colorato di verde, rosa, arancione e rosso, e il suo colore naturale si distingue a malapena.

Si strofina gli occhi e dice: < Calmoniglio, tieni lontane le tue uova pasquali da Jack. Jack... il bastone puoi lavarlo. Non te la prendere per tutto > mi ridà il bastone se ne va.

< Aspetta, non intendi fare niente? Questo è la mia fonte di potere! Se si rompe di nuovo o si danneggia, il mio potere se ne va >

< Jack, il potere è dentro di te, e lo sai. Smettila di fare il bambino, sei grande e non devo esserci sempre qualcuno che vi stia dietro. Sono stufo di voi e delle vostre bambinate >

< E io sono stufo di voi! > stringo il bastone ancora sporco di colori < Con voi è sempre la stessa storia. Jack non fare quello, Jack non far nevicare, Jack stai zitto... è sempre così! Mi sgridate sempre per tutto! Non posso essere me stesso per... >

< Vattene! Neanche noi stiamo bene con te. Nord ci ha chiesto di venire qui per questo. Ne abbiamo parlato cinque giorni fa, e abbiamo deciso di mandarti via. Perchè il guardiano della luna ti ha scelto? >

Guardo Nord senza dire una parola. Lui è sempre stato la mia figura paterna, e non credevo che potesse girarmi le spalle in questo modo.

< E' vero? > chiedo

< Sì, Jack. Ma se avrai bisogno di noi... > si ferma per un momento < E' meglio che tu vada, Jack >

Le sue parole mi colpiscono. Non voglio andare via. Senza di loro, io cosa sono?

Annuisco. Do uno sguardo veloce alla grande stanza del mappamondo gigante. E' sempre in disordine, come al solito. Piena di oggetti che volano e di yeti che costruiscono i regali.

Apro una finestra, prendo un respiro ed esco fuori.

Volo tra le vette innevate e guardo la neve, guardo il ghiacciaio, guardo il cielo e mi risuonano in testa le parole di che Calmoniglio mi ha detto " Perchè il guardiano della luna ti ha scelto? ". Ed è quello che penso anch'io. Perché ha scelto me? Non poteva scegliere qualcun'altro?
Non trovo il senso. Io ero morto, in un laghetto ghiacciato. So che ho salvato mia sorella e sono caduto io al posto suo. So che i miei capelli erano castani e i miei occhi marroni, ora ho i capelli bianchi e gli occhi celesti-blu. Comprendo il potete del ghiaccio, so i suoi segreti. Il ghiaccio è chiuso dentro di me.
Per un momento penso che possa esistere una persona come me. Sarebbe fantastico. Potrei conoscere una persona che ha il mio stesso potere. Potrebbe comprendermi. Ma forse mi sto solo illudendo. Solo io ho questo potere, perché io sono un guardiano. E, a quanto pare, il destino di Jack Frost è essere solo. Tutti mi hanno abbandonato: la mia famiglia, sono tutti morti; i guardiani, che mi hanno cacciato via; Pitch, che non ha mantenuto i patti. Forse lui era l'unico che poteva capirmi. Eravamo quasi uguali, nessuno credeva in noi. Ma lui era il signore degli incubi, mentre io sono un guardiano.
Volo velocemente e raggiungo un villaggio.
Atterro su un prato d'erba e mi guardo intorno e vedo dei bambini giocano con la neve.
Mi avvicino a un ragazzino che fa un pupazzo di neve e gli chiedo: < Come si chiama questo villaggio? >

< Cosa? > mi guarda e sorride < Questo non è un villaggio, è un regno. Sei ad Arendal >

< Arendal? È un regno? >

< Sì. Qui regnano la regina Elsa e la principessa Anna >

Mi guardo attorno e vedo che alcuni bambini fanno la battaglia con le palle di neve.

< Ti piace la neve? > chiedo al ragazzino.

Lui annuisce.

< Guarda > unisco le mani, aspetto due secondi e le alzo al cielo. Dalle mie mani escono dei fiocchi di neve che danzano nel cielo. Alcuni bambini smettono di giocare e mi guardano. Dirigo le mani verso un cumulo di neve. Con un piccolo gesto e veloce creo dei mini pupazzini di neve che corrono dai bambini.

< È come la regina! > esclama una bambina. < Come ci riesci? Elsa dice che è nata così. Anche tu sei nato così? >

< Come? > forse ho capito male. Nessuno è come me, nessuno ha questa... questa... maledizione. < Elsa è come me? Lei crea il ghiaccio e la neve? >

< Sì! > dice un bambino < Quando fa caldo crea delle montagne di neve o fa delle piste ghiacciate per farci giocare >

< Posso incontrarla? > chiedo ai bambini < Dove posso incontrarla? > Se questa Elsa è come me, e spero di no, voglio incontrarla. Voglio essere sicuro che ci sia un'altra persona come me. Non credo che esista, ma se esiste voglio capire come mai ha il mio potere.

< Prima stava rinchiusa nel castello, ora è sempre per Arendal. Se non sai dov'è chiedi a Olaf >

< Olaf? >

< È il pupazzo di neve che Elsa ha creato quando è andata nella montagna del Nord >

< Olaf... grazie ora devo andare > saluto i bambini e corro per una stradina affollata.

Trovare Elsa è il mio unico scopo. Ma non la troverò facilmente. Per la stradina c'è un mercato che non ha più fine ci sono bancarelle e tendoni di ogni colore e forma. Molta gente grida e cammina senza una meta precisa.
Se entro in questo groviglio di gente non ne esco più. Poco lontano da me c'è una stradina che porta al porto. Se vado al porto non tocco il mercato e ci metto meno tempo.
Cammino per la stradina finché non raggiungo il vero e proprio porto.


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