Passavano i giorni, e la scuola non era così male come pensavo. Venice era una ragazza fantastica. Era molto esuberante, aveva i capelli castani e due grandi occhi blu che parlavano da soli. Era una ragazza bellissima. Io e lei andavamo d'amore e d'accordo, amava la letteratura come me e mi confortava quando ero triste.
Era la versione femminile di Alex.
Quando stavo con lui, non potevo dire che litigavamo, perché non succedeva mai, le cose andavano sempre fottutamente bene tra me e lui. Forse troppo bene.
Mi ripeteva che mi amava, me lo diceva in continuazione, e io ricambiavo.
Presto iniziò l'inverno, la mia stagione preferita. Finalmente potevo andare con mio padre a sciare, io con la tavola e lui con gli sci. Quando scio non penso a niente, ascolto il rumore della lamina di metallo della mia tavola che scivola sulla pista battuta,come se io e la prima fossimo un tutt'uno.
Per ogni fascia d'età c'è un diverso significato di "inverno".
Per i bambini "inverno" è stare con il naso schiacciato sul vetro della finestra ad ammirare la magia della neve.
Quando sei alle medie "l'inverno" diventa la gioia di scoprire che le scuole chiudono.
Invece, con l'adolescenza, "inverno" è desiderare di avere una persona con cui condividere il calore, una coperta, e dei momenti fantastici.
Ed io ce l'avevo, avevo Alex, e abbiamo condiviso così tanto che abbiamo festeggiato Natale e Capodanno insieme.