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Scusate per la lunga attesa, solo che non avevo più ispirazioni e avevo anche pensato di togliere la storia. Comunque, sono tornata! E vi ringrazio per tutte le stelline <3



Austin si spinse nel corpo del partner mentre quello stringeva il lenzuolo azzurro nei pugni.
Austin non riusciva a fermarsi: era furioso.

Il martedì precedente aveva invitato Jake al bowling con dei suoi amici ma il cheerleader, senza neanche avvisare, non si era presentato, così, il giorno dopo, era arrivato all'allenamento fuori di sé dalla rabbia per la buca. Voleva assolutamente capire perché Jake non era andato all'appuntamento e perché non rispondeva né alle chiamate né ai messaggi.
Posò il casco sulla panca e bevve un sorso d'acqua, guardando verso la squadra delle cheerleader e osservò attentamente ognuno di loro. Jake non c'era, così si avvicinò ad Angel e si mise a braccia conserte.
«Ehi. Sai dov'è Jake?» chiese.
«Mi ha solo detto che stava assente dagli allenamenti per qualche settimana.» rispose lei.
«Sta male?»
«No, ieri sera, quando ha chiamato alla confraternita, sembrava stesse bene.»
Austin corrucciò la fronte e si grattò la nuca.
«Ieri sera? Avevamo una specie di appuntamento... Non si è presentato e non mi ha né chiamato né risposto.»
Angel lo guardò dal basso dei suoi centosessanta centimetri e si mise una mano sul fianco.
«Strano. Ha detto che ti avrebbe chiamato.»
«Be', non lo ha fatto... E sono piuttosto arrabbiato. Perché è sparito? Gli ho fatto qualcosa di male?» domandò incuriosito e stranito al tempo stesso.
Emily si avvicinò ai due e si mise davanti al ragazzo.
«Secondo me c'entra quella schizzata della sorella. Non mi è piaciuta fin dal primo momento... Ha qualcosa di strano, non trovate?»
«Solo perché ti ha messo i piedi in testa, non significa che sia strana.» parlò Angel.
«Io dico che è colpa sua... Probabilmente gli ha fatto il lavaggio del cervello dicendogli di stare alla larga da tutti noi.»
«Perché avrebbe dovuto?» chiese Austin, non capendo.
«Perché è una stronza. Tutto qui.» disse Emily con un'alzata di spalle.
Il giocatore di football scosse la testa, per nulla convinto di quelle parole.

Per il resto della settimana, Austin continuò a chiamare e mandare messaggi a Jake, ma niente. Il silenzio.
Così, sabato sera, si fece convincere dal suo migliore amico ad andare in una discoteca vicino al campus per svagarsi un po' e dimenticare Jake. Dopo un paio di shottini, prese l'iniziativa e cominciò a muoversi a tempo di musica sulla pista da ballo. Subito gli si avvicinarono due ragazzi, uno a destra e l'altro a sinistra. Gli misero le mani sul culo e sul petto, e lui sorrise ad entrambi.
Verso le quattro del mattino, Austin e i due sconosciuti giunsero nella camera del primo e, tra baci e palpatine, si ritrovarono nudi sul letto.
Gli occhi verdi di uno dei due, riportarono ad Austin il pensiero di Jake e con lui anche il senso di rabbia che lo spinsero ad un atteggiamento aggressivo nei confronti di quel ragazzo che, ubriaco marcio, non si rendeva conto di nulla se non del piacere.
Quello fu il primo, e forse ultimo threesome, di Austin perché, nonostante il doppio piacere provato, c'era anche un doppio sforzo fisico da parte sua.

Natalie si mise a sedere, aiutandosi con le braccia, e di coprì meglio con il lenzuolo. Jake era uscito per prendersi un caffè e lei si ritrovava da sola in quella sala d'ospedale con le pareti verde acido a disgustarla: odiava quel colore.
Guardò fuori dalla finestra e sorrise alla vista del paesaggio. Tutto sommato era felice.
La porta venne aperta e, con la coda dell'occhio, vide suo fratello che le si avvicinò e si sedette sul lettino.
«Come stai?» chiese, accarezzandole una gamba.
«Bene, e tu?» sorrise, voltandosi a guardarlo.
«Se tu stai bene, anch'io sto bene.»
«Quanto hai intenzione di stare assente dalle lezioni?»
«Finché tu non ti rimetti in piedi.»
«Io sto in piedi...»
I due fratelli si guardarono negli occhi per qualche minuto.
«Quando passa il dottore?»
«Ha detto per le nove, dopo cena... Quindi tra poco.» disse ovvia «Hai avvisato la squadra che saresti stato assente?»
Lui annuì.
Nonostante fossero in ospedale da quattro giorni, non si erano parlati molto: quando Jake era arrivato martedì sera, Natalie stava per essere portata in sala operatoria e i giorni seguenti era stata sotto l'effetto dei farmaci.
«Con Austin come va?» domandò accarezzandogli il dorso della mano.
Jake guardò in giro, posando il bicchiere del caffè sul tavolino.
«Martedì sera avevamo un appuntamento...»
«Ah, e com'è andato?»
«Non ci sono andato, Nata.»
Lei si accigliò.
«Perché sei corso qui da me?» lui annuì con la testa, ricevendo uno schiaffo dalla sorella «Ti ho detto di non preoccuparti!» lo rimproverò.
«Non mi sarei mai perdonato il fatto di non essersi stato il giorno più importante della tua vita. Tu ci sei sempre stata per me...»
Lei scosse la testa.
«Almeno lo hai avvisato?» il silenzio di Jake fece capire tutto «Lo hai chiamato per dirgli che stai bene e che sei qui?»
«No, Nata! Dovevi essere operata ieri, non martedì notte: non ero pronto. Ho preso giusto un cambio. Inoltre ho dimenticato il caricabatterie del cellulare.»
«Puoi usare il mio. È nel borsone.»
Jake si alzò dal letto e frugò nel bagaglio della sorella posto sulla sedia. Attaccò la spina e sul display del cellulare apparse il simbolo della batteria. Quando si accese, Jake vi trovò oltre cinquanta notifiche tra chiamate, messaggi in segreteria e messaggi normali... Tutti da parte di Austin.
«Lo richiamo?» chiese timidamente.
Natalie lo guardò.
«E me lo chiedi?» rispose ovvia, roteando gli occhi.
E così fece. Erano le otto di domenica sera, perciò Austin si stava recando alla confraternita delle cheerleader per la cena.
«Pronto?» domandò una voce maschile ma leggermente effeminata.
«Sì, ehm... Cercavo Austin.»
«Chi sei?»
«Sono Jake.» rispose confuso.
Pochi secondi dopo, la voce profonda di Austin arrivò alle orecchie di Jake.
«Sì...?» parlò.
«Ciao, Austin. Sono Jake.»
«Oh, finalmente! Chi non muore si fa risentire, vero?»
Il cheerleader ridacchiò.
«Già, scusa per non averti chiamato ma subito dopo la chiamata con Angel mi si è spento il cellulare. Ho avuto una settimana movimentata.» sorrise guardando la sorella.
«Dove sei finito? Mi hai fatto preoccupare.»
«Sono con mia sorella... È una storia lunga, magari possiamo incontrarci uno di questi pomeriggi per parlare.» «Non ho più voglia di parlare...»
Jake non capì.
«Oh, okay...»
«Frequento un ragazzo, quando torni te lo presento, ora devo andare. Ciao.» e la chiamata venne subito chiusa.

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