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Natalie entrò finalmente nel bar, era stranamente in ritardo. Si guardò intorno per cercare il fratello che se ne stava seduto ad un tavolo ridacchiando, probabilmente dell'aspetto disordinato della ragazza. Natalie si avvicinò e con un sospiro si sedette, poi rise. Jake la guardò stranito sorridendo.
«Perché ridi?»
«Ieri sera non ci ho pensato... ma oggi è sabato, non abbiamo lezione. Che idiota.»
«Ti ho ordinato una fetta di cheesecake ai frutti rossi e un thè freddo alla pesca.»
Natalie sorrise ancora.
«Grazie. Per questo sei il mio fratello preferito.»
Lui le strizzò una guancia e le fece la linguaccia.
«Visto che oggi è sabato, che ne dici di venire al mio campus, ti presento le mie amiche e poi ti fermi a dormire nella mia stanza. Posso chiedere a Dwayne se puoi lasciarti il suo letto.»
«E lui dove dorme?» gli chiese mentre un giovane cameriere lasciava le loro ordinazioni sul tavolo.
«Non lo so. Al massimo dormiamo nello stesso letto.»
«Non pensiamoci ora: viviamo il momento.»

Natalie e Jake si passavano quasi esattamente un anno. Lui era nato il cinque marzo, lei l'otto marzo dodici mesi dopo. Il loro rapporto era speciale: da quando avevano cinque e sei anni, Jake era l'eroe di Natalie. Ogni volta che lei aveva bisogno di aiuto, lui c'era sempre e la ragazza apprezzava molto questo lato di suo fratello.
Quando Jake fu espulso dal suo college ideale, quello in cui sognava di entrare dall'età di dieci anni, Nat si era subito informata per far iscrivere il fratello alla sua università, fortunatamente ci riuscì e Jake le fu molto grato, ma per lei era normale, avendo imparato dal maggiore, aiutare il prossimo.

Jake guidò la sua auto fino al parcheggio davanti allo stadio universitario e posteggiò di fianco alla macchina di Emily, una Mini azzurra. Natalie spense il motore e scese dalla vettura regalatale per i diciotto anni,poi raggiunse il fratello e lo seguì fino al campo.
Alcune cheerleader erano già arrivate e si stavano riscaldando con salti e corsette. Jake mise un braccio attorno alle spalle della sorella e sorrise divertito mente Angel lo salutava.
«Ehi, Jake, pensavo non venissi.»
«E invece sono venuto: mia sorella voleva conoscervi.» disse indicando Natalie al suo fianco.
«È un piacere conoscerti. Io sono Angel e lei è Emily.» parlò la capo cheerleader, porgendo la mano alla ragazza.
«Oggi c'è anche un breve allenamento di football, così puoi rifarti gli occhi con i giocatori. Ah, il numero undici è mio.» ridacchiò Emy, contagiando Natalie.
«Come è andato il tuo appuntamento?» domandò Allison a Jake, rubando le parole di bocca ad Angel.
«Appuntamento?» chiese sua sorella, guardandolo stranita.
«Sei tu il mio appuntamento.» chiarì lui.
Le altre tre ragazze si guardarono confuse.
«Non dovevi uscire con un ragazzo?» chiese Emy.
«No.» rise lui.
«Ma Austin...» cominciò Angie.
«Austin mi ha sentito parlare al telefono con mia sorella e ha intuito che Nat fosse il diminutivo di Nathan, visto che a quanto pare, una di voi gli ha detto che sono gay. Semplicemente mi sembrava sgradito correggerlo davanti a tutti.»
«Quindi sei single?» domandò Allison.
«Per ora sì.»
Emily concentrò la sua attenzione alle spalle dei due fratelli e sorrise raggiante salutando Sean, correndo poi ad abbracciarlo.
«Austin, eh?» mormorò Natalie con un tono malizioso, in modo da farsi sentire solo dal fratello.
«Smettila con i tuoi film mentali.» sbuffò lui per poi ridacchiare imitando la sorella.

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