Capitolo 1

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"Chanel! Vieni qui!" Mi chiama Katy, dal bancone.

"Arrivo!" La raggiungo e mi pulisco le mani sul grembiule già sporco di ogni tipo di bibita.

"Vai a servire al tavolo 4, è da mezz'ora che aspettano!" Dice, con voce di rimprovero.

"Vado subito." Prendo i piatti e li porto a quel tavolo.

Anche se Katy è un po' severa con me, le voglio molto bene: un anno fa ero in cerca di un lavoro che mi facesse pagare le spese della casa, dire che ero disperata è eufemismo, perché mia madre è un'alcolizzata che spende il suo misero stipendio in dei pub qualsiasi, senza preoccuparsi di me e mio fratello James. Da quando mio padre ci ha abbandonati, quando avevo tredici anni, è cambiata e affoga i suoi dispiaceri nell'alcol. Così Katy mi offrì un posto da cameriera qui da Starbucks, dove lavoro tuttora.

Nonostante il lavoro, frequento il liceo classico qui a New York e la mia media non è delle migliori ma neanche delle peggiori, diciamo che a me va bene così.

Non ho molti amici, per non dire nessuno, perché passo il mio tempo libero a lavoro o casa ad occuparmi di mio fratello. James ha dodici anni e affrontare così la sua adolescenza non è una vera passeggiata: con una madre e un padre assenti. Io ho avuto la stessa adolescenza perché è stato proprio in quel periodo che mia madre è sprofondata nella depressione, cominciando a bere.

"Bene tesoro, per oggi abbiamo finito." Mi annuncia Katy, mentre si sfila il grembiule.

"Abbiamo finito prima del previsto." Rispondo, guardando l'orologio che segna le sette di sera.

"Hai ragione. E menomale!" Sospira stanca, mentre prende le chiavi della macchina.

"Vuoi un passaggio fino a casa?"

"No grazie, andrò a piedi."

"Sei sicura? Guarda che a me non costa nulla".

Katy è una donna di mezza età molto dolce, con i capelli lunghi fino alle spalle, color cioccolato e gli occhi a mandorla color nocciola. È piuttosto bassa per la sua età però questo la rende ancora più tenera.

"No tranquilla, vai pure."

"Ok, a domani allora."Dice dirigendosi all'uscita.

"A domani." La saluto mentre afferro le chiavi del bar e lo chiudo. Fatto ciò, mi incammino verso casa.

La mattina seguente sono già in classe con cinque minuti di anticipo e ascolto la musica, aspettando l'entrata dei miei compagni e del professore di latino. Quanto odio quella materia. Non ci capisco nulla.

Finalmente la campanella suona e un'ondata di studenti frettolosi si fionda in classe per poi sedersi al proprio posto. Il professor Hendriks fa il suo ingresso, posando, al suo solito, la borsa da lavoro sulla cattedra e firmando il registro.

"Ragazzi ho annuncio da farvi." A quelle parole si alza un mormorio di voci che subito il professore zittisce con un gesto della mano.

"Da oggi, si unirà a voi, nel vostro percorso scolastico, un nuovo alunno." Nello stesso istante qualcuno bussa alla porta.

"Vieni pure." Dice Hendriks.

Ed ecco che un ragazzo alto e muscoloso fa il suo ingresso in classe. I mormorii delle ragazze e il fatto che se lo mangiano con gli occhi mi fanno vomitare però devo ammettere che è proprio un bel ragazzo: capelli castani, scompigliati al punto giusto, labbra carnose e quegli occhi. Occhi color della pece, del buio. Il suo sguardo incrocia il mio, che lo sostiene finché lui si volta verso il professore che gli passa un foglio con il programma di quest'anno.

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