Capitolo 9

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Mano nella mano, io e Jason facciamo il nostro ingresso da Starbucks, facendo tintinnare il campanello della porta. Questo attira lo sguardo di Katy verso di noi, che mi sorride radiosa, avvicinandosi.

"Benvenuti ragazzi." Dice, facendomi un occhiolino, mentre Jason si guarda un po' in giro in cerca di un tavolo.

"Ciao Katy." Alzo gli occhi al cielo per l'occhiolino, ma ricambio il sorriso.

"Oggi te la rubo, ma solo per questa volta." Questa volta è Jason a parlare, riferendosi a me e sfoderando uno di quei sorrisi a cui non puoi dire di no.

"È tutta tua." Risponde Katy, alzando le mani, in segno di resa. Detto questo ci accompagna ad un tavolo libero in terrazza.

Il panorama è una ventata di quotidianità. Innumerevoli grattacieli si aprono ai nostri occhi, mentre ai loro piedi le auto sfrecciano ad una velocità troppo alta, facendo suonare il clacson a molti tassisti. Questa è New York: vita e libertà.

"Chanel?"

"Si?"

"Riguardo a prima io..."

"Anch'io Jason, davvero." Alla mia affermazione sulle sue labbra si forma il più felice dei sorrisi. Come sulle mie.

Dopo ciò che ci siamo detti in spiaggia, il nostro rapporto cambierà radicalmente. Io e Jason ci amiamo. Finalmente l'abbiamo capito. Era inevitabile, ormai tutti l'avevano capito, perfino le farfalle nel mio stomaco, che tuttora svolazzano per l'enorme felicità che si è innescata dentro di me da quando ha pronunciato quelle fatidiche parole: "Resta perché ti amo." In quel momento posso dire di essere stata la ragazza più felice della Terra, anzi dell'universo. Non ho mai provato niente di simile per nessun altro e, per me, Jason è tutto. Colui che mi fa sorridere, colui che mi fa vivere. Perché si, quando ho lui al mio fianco mi sento viva, viva come non mai. Lui è la mia àncora di salvezza.

Sfogliamo il menù, che conosco a memoria.
Dopodiché arriva Katy a prendere le nostre ordinazioni, che arrivano dopo pochi minuti.

Per rendere la mia vita una normale vita da adolescente manca soltanto mia madre. Mia madre, non so neanche se chiamarla così. Dopo i tredici anni non lo è più stata per me e nemmeno per James. Quanto vorrei che superasse il dolore, la perdita, come me e mio fratello. Perché alla fine si va avanti perché non tornerà indietro, lo sappiamo tutti e tre. La sua ormai è diventata una dipendenza, lo fa per sfogare il suo risentimento nei confronti di mio padre. Per questo non posso darle torto, ma sono stanca. È giunta l'ora di voltare pagina e vivere una vita migliore, insieme.

"Capito?" Dice Jason, irrompendo nei miei pensieri, pensieri infiniti.

"Ehm, ero distratta...puoi ripetere per favore?" Vorrei davvero che fosse così.

"Piccola, non mi stavi ascoltando. Che succede?" Sorrido, mentre continuo a spostare il cibo nel mio piatto con una forchetta. Dopo un po' la poso, rivolgendo il mio sguardo verso gli occhi di colui che c'è sempre per me.

"Non succede niente, è tutto ok." Rispondo, le mani che mi sudano e la gamba destra che non riesce a stare ferma.

"Non ti credo."

"È tutto ok, davvero." Gli rivolgo un finto sorriso, ma nonostante questo lui non mi crede. E come biasimarlo, è un enorme bugia.

"Va bene, quando vorrai dirmelo sarò lì pronto per ascoltarti." Annuisco e torno a mangiare.

Vorrei davvero dirglielo, ma c'è qualcosa che mi blocca. Forse ho paura, paura di farlo davvero entrare nella mia vita. Ma credo che ormai sia fatta.

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