Capitolo 2

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"Ciao Chanel."
Una voce stridula giunge alle mie orecchie. Tania. Ci mancava solo lei, oggi.

"Ciao"

"Come stai?"

"Tania non ho tempo da perdere, dimmi quello che vuoi adesso"

"Piccola Chanel."
Afferra una ciocca dei miei capelli e sposto la mano con un colpo.

"Come siamo aggressive."
Fa una risata, la più finta che io abbia mai sentito.

"Ti ho vista in moto con Jason ieri."

"Si e quindi?"
Qualcosa mi dice che non avrei dovuto rispondere così.

"Be' si dà il caso, che lui è troppo per una come te."
Scoppio a ridere. Non ci credo, è venuta a parlarmi per questo? Ma fammi il piacere.

"Senti Tania, a me non importa niente di Jason, te lo puoi tenere, a me non fa differenza."

"Meglio così. Comunque non riprovare ad avvicinarti a lui di nuovo in quel modo."

"Ma comunque nessuno ti dà il diritto di dirmi di stare lontano da Jason, non è mica il tuo ragazzo e poi tu non hai mai avuto una relazione che sia durata più di una o due notti."

Rimane un attimo sbigottita, così io ne approfitto per andarmene, quando mi afferra per il braccio.

"Stai ben attenta a quello che fai Chanel, le conseguenze potrebbero non piacerti."
Detto questo se ne va.

Raggiungo la classe e, nel vedere che il professore non è ancora arrivato, vado a sedermi al mio posto sollevata.

Poi lo vedo. Jason è appoggiato allo stipite della porta, mentre parla con un altro ragazzo. I suoi capelli sono più ribelli del solito e il suo sorriso smagliante attira la mia attenzione. Quel sorriso è a dir poco disarmante. Ma lui è arrogante, spavaldo e mi fa sempre salire i nervi. Non sopporto quando mi chiama piccoletta e soprattutto quando sfodera quel sorriso malizioso che gli si forma sulle labbra quando mi guarda dalla testa ai piedi. Fottuto pervertito.

Saluta il suo amico e prima che possa accorgersi che lo stavo fissando, distolgo subito lo sguardo mentre lui entra in classe. I miei occhi finiscono sul banco vuoto davanti a me, quando il rumore di due mani che vi si appoggiano sopra mi fa sobbalzare. Alzo lo sguardo e incrocio quegli occhi color pece. Non mi stancherò mai di osservarli, nascondono così tanto al loro interno che mi fanno venir voglia di scoprire chi è davvero Jason Carter.

"Mi stavi fissando, piccoletta?"
Il suo tono spavaldo mi riporta alla realtà e scuoto la testa.

"Per niente. Non sei così interessante da fissarti."

"A me è parso il contrario."

"Ti sei sbagliato, mio caro."
Gli lancio uno sguardo di sfida, quando entra il professore e lui va a sedersi al suo posto.

La campanella dell'intervallo suona ed io mi precipito alle macchinette per prendere le mie adorate croccantelle alla pizza. Infilo i soldi nella macchinetta, premo i vari pulsanti e aspetto che escano. Passano alcuni minuti e non sono ancora uscite. Maledizione! Fai uscire queste cazzo di croccantelle stupida macchina! Tiro un calcio e quando mi rendo conto che è solo un macchinario, è troppo tardi perché mi fa già un male cane.

"Aaaah!"
Impreco dal dolore.

"Che ti ha fatto quella povera macchinetta?"

"Non mi dà le mie croccantelle."

Incrocio le braccia al petto, sconfitta, mentre Jason si avvicina e preme alcuni pulsanti. In un millesimo di secondo le mie croccantelle escono e io caccio un strillo di gioia, perché finalmente mangerò.

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