[Masks]

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              ...And I am feeling so small
It was over my head...
(...E mi sto sentendo così piccolo
Era sopra la mia testa...)

«Come te lo sei fatto?» chiese il Capitano mentre gli puliva la ferita con dell'ovatta bagnata nel disinfettante.

Erano nella camera di Steve. Tony era seduto sul letto e si lasciava medicare mansuetamente dall'altro, inginocchiato difronte a lui. Sarà stato grazie all'effetto dell'alcool, ma l'inventore non poteva negare di sentire un piacevole calore scaldargli un punto impreciso al centro del petto (il cuore?) mentre l'altro si prendeva cura di lui.

«Sono un Meccanico, Capiscle» rispose, con gli angoli della bocca piegati verso l'alto, come se quella affermazione chiarisse ogni cosa.

Il Capitano sospirò, poi prese a fasciargli delicatamente la mano con della garza candida.

«Non sapevo ci sapessi fare con questo genere di cose» disse Tony, genuinamente sorpreso.

«Sono un Soldato, e in guerra le ferite e i feriti non mancano.» ribatté stringendosi nelle spalle l'altro.

Poi calò il silenzio, intervallato solo dal rumore della ganza che veniva srotolata e tagliata.
Tony rimase a guardarlo, la testa chinata leggermente su un lato, mentre la sua mente e la sua vista tornavano lentamente lucide. Cosa poteva spingere l'altro a essere così gentile con lui? Si stava prendendo cura di lui come se fosse la cosa più naturale del mondo, nonostante quel giorno stesso ci avessero dato dentro di nuovo con il loro velenoso modo di attaccare battaglia ogni volta che si incrociavano nei corridoi della Tower.

«Perché Steve? Tu... Tu mi odi.» chiese aggrottando la fronte, perplesso, la mente ormai tornata del tutto lucida. Ma nonostante ora fosse tornato in sé, non si staccò dal Capitano con una delle sue solite battutine sarcastiche. Voleva capire, voleva capire come fosse possibile che quel Qualcosa gli si agitasse – come un morbo – sotto pelle, e per capirlo, non poteva certo allontanarlo. Avrebbe approfittato di quel primo e ultimo momento di intimità e avrebbe capito. Poi sarebbe tornato tutto come prima e avrebbe finto di non ricordare niente. Semplice. Semplice, fin quando non udì la risposta dell'altro che, con la convinzione che l'inventore non avrebbe rammentato niente di quella notte, gli aveva dato.

«Non ti ho mai odiato, Tony. Come avrei potuto? Ho sempre saputo che il saccente Tony Stark, l'uomo di mondo a cui non interessa nient'altro che la propria immagine, non era altro che una pellicola protettiva dietro cui ti nascondevi, e non si può odiare una maschera. Se così non fosse, perché saresti diventato Iron Man? Anche se lo sai nascondere, devi tenere a cuore la sorte del mondo per rischiare la vita per esso, no? Sai, sei l'uomo più complesso che io abbia mai incontrato e, devo ammetterlo, questo mi intriga.»
Un sorrisetto sbilenco gli si aprì sul volto, mentre terminava di fasciargli la mano.
«Così dovrebbe andare bene» aggiunse in merito a quest'ultima «Ma dirò a F.R.I.D.A.Y. di ricordarti domani mattina di farti controllare nell'ala medica»

Stark non fece altro che guardarlo, seriamente, sprofondando nei suoi occhi simili a due pozze d'acqua sorgiva.
E qualcosa cambiò.
Non erano più Capitan America e Iron Man. Erano solo Steve e Tony.
Tony che si lasciava cadere in ginocchio davanti a Steve e che continuava a guardarlo, confuso.

«Cosa mi hai fatto? Cosa mi hai fatto, eh Capiscle?» mormorò l'inventore, senza staccare neanche per un attimo il proprio sguardo da quello dell'altro, mentre il cuore gli scalpitava in petto.

Il Capitano sgranò gli occhi, mentre quel Vuoto che prima aveva intravisto si faceva più reale e materiale negli occhi dell'altro. E fu l'istinto a guidare le sue braccia intorno alle sue spalle per stringerlo contro il proprio petto muscoloso. Mero istinto, e non sapeva cosa aspettarsi. Certamente, non quello che avvenne.
Tony rispose all'abbraccio, anche lui dominato da chissà quale forza primordiale, sprofondando il volto nell'incavo del suo collo.
Lasciò il Vuoto che sentiva pulsare nel suo petto, fosse riempito da Steve.
Molto probabilmente, quando sarebbero tornati due estranei, quando il Capitano, la mattina dopo, avrebbe dimenticato tutto questo, quel Vuoto sarebbe stato ancora più doloroso ma, come un perfetto masochista, non poté che cullarsi in quell'illusione di completezza.

Non sapeva perché Steve stesse facendo quel che stava facendo, lo mandava in confusione. Il Capitano era il perfettino che lui odiava per la sua costante compostezza e rigidezza, era questo quello che si ripeteva senza sosta: non poteva permettere ad altre emozioni oltre l'odio o al più l'indifferenza di infilarsi nel suo non-rapporto con il Capitano. Eppure si sentiva così pieno, così completo in quel momento. Decise di scacciare quei pensieri, chiuse gli occhi e si lasciò andare per godersi quell'unica 'esperienza'.

«Sai, ho sempre saputo che tu non eri uno di quelli che pensano solo ed esclusivamente a loro stessi, egocentrico, pieno di sé, sicuro delle proprie capacità in maniera odiosa. Certo, penso che Tony Stark SIA tutto questo, ma non Tony. E mi fa piacere averti conosciuto, finalmente.» disse il Capitano con un sorrisetto.

Fu quello a riscuoterlo, facendolo tornare cosciente di quello che stava facendo: stava abbracciando Captain America! E si sentì nudo, completamente spoglio di tutte le corazze con cui si vestiva, capendo che l'altro aveva fatto centro.

«Suvvia, Capitano! Il peccaminoso e senza cuore Tony Stark, ora ha qualcosa di apprezzabile?» disse calcandosi sul volto il suo solito sorriso sarcastico.

Steve aveva visto già troppo.
Basta.
Doveva andarsene da lì. Dimenticare tutto.
Tornare a litigare, infuriare contro di lui.
Doveva ignorare i sogni, gli incubi.
Doveva diventare un tutt'uno con il proprio lavoro.
Tutto qui.
Era quello che aveva sempre fatto dopotutto. Niente di diverso. Si sarebbe allontanato definitivamente e senza ritorno da lui. Per colpa di quel dannato alcool, il Capitano aveva già visto e sentito fin troppo.
Con il suo sorriso sarcastico stampato, inciso, sul volto, si avviò verso la porta, snocciolando qualche altra battuta prevista nel proprio copione.
Con una mano sul pomello della porta, ebbe un attimo di esitazione. Pronuncio un ultimo, vero, 'grazie' , e spalancò la porta, pronto a lasciarsi tutto alle spalle.
Ma prima che potesse andare via, il Capitano gli prese un polso e lo tirò verso di sé, guardandolo dritto negli occhi. Calò il silenzio. Un silenzio innaturale. A parlare furono gli sguardi, sguardi profondi che comunicarono ciò che le parole non sarebbero mai riuscite ad esprimere.
Poi Steve si chinò vero di lui, e gli posò un leggero e impalpabile bacio all'angolo della bocca. Non sapeva perché l'aveva fatto, ma gli sembrava Giusto, Giustissimo.

«Domani mattina, ricordati di tutto questo» gli sussurrò dolcemente, il volto a pochi centimetri da lui, gli occhi fissi nei suoi.

Fu Tony a distogliere lo sguardo, lentamente, come se stesse estraendo un pugnale da una ferita.

«Sarai tu quello a dimenticare» fu tutto ciò che disse quest'ultimo, come se stesse dando voce ad una profezia, la morte nello sguardo e la voce priva di qualsiasi emozione, prima di lasciarsi inghiottire dal buio e lasciarsi la stanza di Steve alle spalle.

Lost time // Stony //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora