[Chains]

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Say something, I'm giving up on you...
(...Dì qualcosa, sto rinunciando a te...)

L' odore acre della muffa gli riempiva lentamente i polmoni, mentre il freddo gelido del pavimento di marmo su cui era seduto si impossessava dei suoi muscoli, irrigidendoli.
Mosse i polsi, facendo tintinnare le catene che pendevano da essi.

«STEEEEEEVE!!!» urlò ancora, per l'ennesima volta, con tutto il poco fiato che gli era rimasto.

L'eco del suo grido rimbombò tra le pareti e fuori, nei corridoio, oltre le sbarre della propria 'porta'.
Chinò il capo con un sospiro esausto, abbassando uno sguardo sui ceppi che gli legavano anche le caviglie. Mosse un po' anche queste, sentendole indolenzite. Spostò lo sguardo sulla piccola finestrella in alto, da cui non riusciva a scorgere niente che non fosse altro cemento. Poi l'occhio gli cadde sulla propria ombra spiegazzata che si allungava sul pavimento. I profili delle catene erano gli unici distinguibili in un ammasso scomposto di sagome.
Un sorriso amaro gli si disegnò sulle labbra.
Tony Stark, Iron Man, incatenato ad un muro come il peggiore dei criminali per aver cercato di salvare il mondo.

~o~

L'alba aveva iniziato a colorare il cielo con i suoi argentei colori, quando, aprendo gli occhi, si era trovato di fronte lo sguardo illuminato da una strana luce del Capitano.
Gli aveva sorriso con pigra dolcezza, ma l'altro non aveva risposto.

«Extremis» aveva esordito invece lanciandogli contro un malloppo di carte, per lo più schizzi, staccando lo sguardo da quello dell'altro «Quando avevi intenzione di dirmelo?»

«Tra un paio d'ore, durante il 'concilio di guerra'» rispose quindi mettendosi a sedere, senza far perdere il sorrisetto, che però contrastava con il suo sguardo, duro e fermo, afferrando al volto il proprio lavoro «Come sei arrivato in possesso dei miei progetti?»

«Cosa hai intenzione di fare, eh Tony?!» ribatté invece l'altro, fulminandolo con uno sguardo carico d'ira.

«Salvare il mondo, come ogni Avengers è tenuto a fare. O forse hai dimenticato che faccio parte della squadra anch'io?» si mise in piedi, avvicinandosi a lui a passo lento e iniziando ad accompagnare le sue parole con gesti calmi e sicuri.

«Sai, non sono solo una carta di credito. Sono Iron Man, ed è mio dovere-»

«È TUO DOVERE PROTEGGERE LA TERRA, NON FARTI ESPLODERE!!!» urlò a quel punto Steve, interrompendolo bruscamente.

«È L'UNICO MODO!» rispose alzando anch'egli la voce, per poi passarsi una mano sul volto e continuare, più pacatamente «Non pensi che se ci fosse stato solo un altro singolo modo, avrei abbandonato Extremis immediatamente?!»

«E a me, a NOI, non ci pensi?» provò quindi Steve, cambiando totalmente approccio e iniziando quasi a supplicarlo, gli occhi sgranati puntati verso il basso e le labbra tese in una linea sottile.

«E proprio a te che penso! Come penso alla Terra e ai suoi miliardi di abitanti. Steve... Proprio tu dovresti capire. Se non distruggiamo quel maledetto portale, non saremo i soli a morire per mano di quegli alieni...» disse addolcendo il tono e avvicinandosi a lui fino a poggiare le mani sulle larghe spalle dell'altro «Il mondo adesso non ha bisogno di Steve Rogers e Tony Stark, ma di Captain America e Iron Man. Sai perfettamente che è la cosa giusta da fare, non possiamo far prevalere il nostro lato umano in questi casi, e lo sai anche meglio di me... Fammi fare la cosa giusta e salviamo questo mondo.»

«...Ma perché proprio tu?» mormorò dopo un po' l'altro, lo sguardo fiero fisso in quello ostinato dell'altro.

«E chi dovrebbe farlo? Clint, che ha tre figli che lo aspettano a casa? È l'unico idoneo della squadra, oltre il sottoscritto: non so che effetto possa avere il virus sui corpi geneticamente modificati tuo e di Banner, per non parlare del DNA divino di Thor che non combacia quasi per niente con il nostro... E poi, Steve, davvero credi che permetterei a qualcun altro, QUALSIASI altro, di pagare questo prezzo al posto mio?»

Il sorriso dolce che l'inventore rivolse al Capitano, però, non riuscì a cancellare la disperazione negli occhi di quest'ultimo. Quindi Tony lo attirò a sé, cingendogli il collo con le braccia. Steve chiuse gli occhi, respirando a fondo l'odore dell'altro.

«No.» disse con disperata risolutezza il Capitano, staccandosi lentamente dall'altro «Non ti guarderò morire, non oggi, non con la consapevolezza di non star per seguirti a ruota.»

Sotto lo sguardo basito dell'inventore, Steve estrasse da una tasca una piccola siringa. L'altro non ebbe tempo di reagire né di fare alcunché, che il Capitano gli affondò la siringa nel collo con un gesto rapido e preciso.
Quando l'inventore si accasciò su sé stesso, Steve fu rapido a sorreggerlo.

«Mi dispiace, ma non posso lasciartelo fare. Non a te.» disse quest'ultimo, prendendo delicatamente in braccio il corpo abbandonato dell'altro e stringendoselo al petto.

Poi sgattaiolò fuori non visto da nessuno e, senza staccare neanche per un attimo lo sguardo dal volto dell'inventore, lo appoggiò delicatamente sui sedili posteriori di una delle numerose auto di Tony. Poi si infilò al posto di guida.
Mentre la strada si srotolava davanti ai suoi occhi, sentì il morso dei sensi di colpa stringergli la gola. Quel che stava facendo in quel momento, andava contro tutti i suoi principi morali: 'Mai mettere sé stesso al primo posto' e 'Non lasciare che le emozioni influiscano sul lavoro', erano le sue regole fondamentali, e mai prima di quel momento le aveva infrante. Eppure in quel momento si trovava lì, a trasportare un uomo privo di sensi che rappresentava probabilmente l'unica possibilità di vittoria in quella guerra.
Premette maggiormente il piede sull'acceleratore.
Era una Catena spessa quella che lo legava a doppio filo all'inventore, non la poteva semplicemente tagliare o far saltare in aria. Era ancorata troppo in profondo, nel suo animo... e non ce la faceva. Non ce la faceva a reciderla.
Ormai non c'era più spazio per i ripensamenti: aveva scelto di salvare l'unica persona che valesse la pena di essere salvata e non sarebbe tornato sui suoi passi.

«Tony. Tony. Tony.» prese a mormorare tra i denti, come se stesse pronunciando una parola magica. E sperò che il suo desiderio, qualunque esso fosse – non sapeva dirlo neanche lui di preciso- si avverasse.

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Ta-da. Sì, beh, lo so. Vi aspettavate finalmente questa dannata guerra, e invece non faccio che temporaggiare, ma, che dire voglio prolungare la nostra agonia XP

And... PROMETTO SOLENNEMENTE CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO ARRIVERO' AL DUNQUE!!

Quindi... se il mondo non finirà prima... al prossimo capitolo.

P.s.: un grandissimo GRAZIE a voi che mi seguite! <3

Lost time // Stony //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora