A giudicare dalle loro facce avevano sentito la mia affermazione, Ella scoppiò a ridere scendendo dalle mie gambe con un salto e aiutò la madre con le buste mentre io andai col padre a prendere quelle più pesanti in macchina <Ti diverti eh con mia figlia?> disse in un tono che non mi piacque affatto <Beh è simpatica signore> dissi sentendomi uno della marina. Annuì e mi porse le buste che afferrai e portai dentro.
Pov's Ella
Vidi Ethan entrare con le buste in mano e un'espressione sconvolta. Dovevo saperlo che l'arrivo di mio padre da fuori per lavoro non avrebbe portato nulla di buono. <E così questo è un amico del liceo?> chiese mio padre <È il mio ragazzo> dissi decisa senza guardare Ethan, perché infondo non serviva una parola più importante, contava solo l'amore con cui la pronunciavi, vidi Ethan addolcirsi e guardarmi come uno zuccherino. <Ho saputo che vuoi dipingere, io ho fatto lo scientifico e la madre di Ella il classico, tu invece fai disegnini?> lo provocò <Non parlargli così> lo ripresi e si scusò <Si beh io faccio disegnini, lo sa che si dice? Che le figlie scelgano i fidanzati più simili ai padri, quindi qualcosa in comune io e lei dobbiamo averla e pure qualcosa di forte, io le piaccio tanto a quanto pare> sghignazzai sotto i baffi per la faccia che fece mio padre. Andammo a lavarci i denti e salimmo in camera mia. <Mi suoni qualcosa?> disse Ethan. Gli porsi un foglio dove c'era scritta una canzone che mi piaceva particolarmente "It girl it boy" di Jason Derulo. Iniziai a suonare e a cantare la mia parte, dopo un po' prese a cantare Ethan la parte del ragazzo e ci alternammo in in armonia perfetta, la sua voce era bellissima e intonata e combaciava perfettamente con la mia. La canzone finì e gli sorrisi mettendo via la chitarra e saltandogli tra le braccia. <Sei bravo, dovresti imparare a suonare qualcosa> dissi con una luce negli occhi che ero più che sicura di avere <Cosa si addirebbe a me?> chiese indicandosi <Mh.. Ci sono! Il piano!> dissi prendendogli la mano e trascinandolo nel seminterrato dove avevo un piano con il quale suonavo sin da piccola, mi aveva insegnato mio zio e ora mi esercitavo. <Wow... È bellissimo, ma tu sai fare proprio tutto eh> disse carezzando la superficie del piano <Siediti> dissi picchiettando lo spazio accanto a me sulla panca dove ero seduta. Si sedette e gli presi le mani facendogli premere dei tasti e creando una armonia perfetta di suoni. Dopo una mezz'oretta suonò da solo e non se la cavava male, tutt'altro. Era bellissimo mentre si concentrava e ogni tanto mordeva il labbro carnoso mentre rifletteva e le sue dita lunghe sottili e agili si muovevano con destrezza sui tasti creando armonie perfette <Wow Ethan sei davvero bravo... Visto? Il mio intuito non sbaglia mai> gli dissi e sorrise con tutti i denti come un bambino <Ora posso stare un po' con la mia fidanzata?> chiese alzando un sopracciglio. Mi prese in braccio e salì le scale buttandomi sul letto e lanciandosi su di me. Si mise tra le mie gambe e io le attorcigliai attorno alla sua vita <Sei un pervertito> dissi stringendo la presa <Mh io?> alzò un sopracciglio riferendosi alla stretta <Stronzo che vuol dire?> risi piano <Non sapevo di farti questo effetto piccola> mi provocò <Beh allora perché lo fai?> dissi <Cosa?> chiese fingendosi ingenuo <Questo> ci indicai <Sai che stavo pensando?> chiese e scossi la testa <Che voglio farlo con te davanti ad uno specchio, e ti dovrai guardare, dovrai vedere quanto sei bella> mi disse e arrossii solo al pensiero <Che c'è, hai vergogna di me?> chiese malizioso, gli diedi una piccola spinta sulla spalla che non lo smosse neanche di un centimetro e mi coprii la faccia che mi andava a fuoco con le mani. Portò le sue mani sulle mie e le spostò delicatamente prima guardandomi e poi baciandomi. <Guarda che se arrossisci così ti verrà qualcosa> disse sorridendo <Allora dovrò ucciderti> dissi alludendo al fatto che prova gusto a mettermi in imbarazzo. <Lo so, lo so, faccio questo effetto a tutte le mie ragazze> disse vantandosi <Fanculo> dissi guardandolo con disgusto <Ehi piccolina mi dispiace> disse riempiendomi di baci sulle guance per poi scendere sul collo <Vorrei passare una notte con te senza dormire> mi lasciai sfuggire mentre pensavo <Davvero?> chiese staccandosi dal mio collo e salendo verso la mia faccia <S-scusa me lo sono lasciato sfuggire, non intendevo quello, davvero> dissi arrossendo <Ma di cosa hai vergogna piccola? Ti prometto che sarà indimenticabile, solo io, tu, le coperte e i nostri respiri> disse guardandomi negli occhi, stringendomi a se e carezzandomi i capelli <Saresti capace anche di rendere la merda eccitante> scoppiai a ridere seguita da lui. <Facciamo così, domani è sabato, andiamo a scuola e la sera vieni da me, che ne dici?> disse e io annuii terrorizzata e felice. Mi misi a cavalcioni sopra di lui <Che ne dici di andare a fare un giro stamattina?> chiesi <Mangiamo fuori?> mi chiese speranzoso <Va bene> gli sorrisi. Andai in bagno a prepararmi e tornai con una gonna nera una maglia che scopriva un filo di pancia ed era color senape e le mie converse nere. Lui indossò un jeans nero, le converse nere e una T-shirt grigia con sopra un alieno stilizzato, mise un cappello di lana rosso <Come sto?> disse facendo il giro su se stesso <Abbiamo le stesse scarpe> risi a crepapelle <Le cambio?> disse <Ma che dici?! Andiamo a sfottere i passanti> dissi prendendolo per mano, afferrando un borda piccola di stoffa bordeaux con il manico lungo e trascinando Ethan giù per le scale. <Noi usciamo mamma!> gridai per farmi sentire. Camminammo per le strade in cerca di un bar che faccia gelati e cosa che non avevo mai fatto, manco con le migliori amiche, lo presi per mano e dopo che sorrise camminammo. <Wow signore, sua figlia non le assomiglia proprio> disse una vecchietta che stava passando, Ethan stava per rispondere ma lo interruppi, infondo sembravo una bambina <Eddai papi mi compri il gelato?> feci il labbrino da cucciolo <Va bene> disse spazientito <È proprio bella, ma non vi assomigliate per niente> disse alzando un sopracciglio <Tutta sua madre> sorrise Ethan. La vecchia se ne andò dandomi un bombolone. Lo scartai e lo iniziai a mangiare <Se non la smetti di fare quello che stai facendo giuro che ti stupro qui e adesso> disse mordendosi il labbro <Cosa sto facendo?> dissi tirando più volte il bombolone facendo la finta ingenua per farlo innervosire, mi spinse in in vicolo e mi spinse sul muro prendendomi il bombolone da bocca e gettandolo via e prese a baciarmi, avevo le labbra appiccicose per via di quella sorta di caramella e lui le leccò infilandomi la lingua in bocca, mi scappò un gemito mentre stringeva le sue mani sui miei fianchi. Gli misi le mani tra i capelli e li tirai leggermente facendolo mugugnare <Non è uno dei luoghi più adatti per scambiarsi effusioni> mi staccai ridacchiando <Mi hai provocato ragazzina> disse guardandomi con finto sguardo severo. Gli leccai le labbra e sfuggii alla sua presa uscendo dal vicolo seguita da lui, mi affiancò e mi prese la mano chinandosi per dirmi una cosa all'orecchio <Non vedo l'ora che arrivi stanotte, ragazzina> rabbrividii e ridacchiai. Arrivammo ad un bar e misi gli occhiali da sole, i miei strani occhiali da sole vintage. Lui ordinò un caffè e io un cappuccino. <Stasera prima di metterci a letto che facciamo?> chiesi alzando un sopracciglio <Ti va di vedere un film?> chiese <Certo> gli sorrisi.
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Uno sbaglio da rifare.
Chick-LitElla, una ragazza che credeva di essere comune, capelli marroni, occhi nocciola, nulla di speciale, almeno ai suoi occhi, ma agli occhi di lui, un'anima nera, l'unica che poteva vedere in una ragazza ormai trascurata qualcosa di speciale, qualcuno d...