Nebbia

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È un abbraccio leggero appena ti svegli, la nebbia. È il sapore dei mangimi e la puzza di smog, la nebbia è una nuvola delicata che copre le cose brutte del mondo, che nasconde tutto, la nebbia porta un momento di pace, effimera. È timida: ci mette una notte intera per arrivare e appena spunta il sole fugge via, nessun rumore, non parla, non è come il vento, né come la pioggia, è nebbia.
Il comico si accese una sigaretta, respirò il fumo a pieni polmoni, lo spettacolo che aveva davanti lo faceva sentire bene. L'aria fuori dal capannone era umida e saporosa, l'odore della nebbia mattutina gli era sempre piaciuto. Pensava a tante cose, la notte passata insieme agli altri aveva smosso qualcosa nel suo cervello.
Pensava a tutto quello che aveva passato, la dipendenza, la solitudine e il senso di irrequietezza che ancora oggi lo torturava. La vita era stata dura con lui, così come con i suoi compagni, un errore ti segna per sempre, è così la vita. Che senso ha? Che senso aveva tutto quello che stava vivendo? A volte le persone vengono al mondo e vivono la vita per uno scopo ben preciso, non era ancora riuscito a capire il suo, non sapeva perché fosse venuto al mondo. Quella sicurezza che ostentava, quell'ironia, era soltanto una maschera per coprire le sue fragilità. Questo lui lo sapeva e sapeva anche che nonostante fosse convinto di queste cose una parte di sé non accettava tutto questo. Sono strane le persone. Anche quando va tutto male riescono a vedere il bene, questo è il più grande pregio dell'umanità ed anche il più grande castigo: non riuscire a vedere la realtà così come è veramente. Perfino la persona più sicura di sé ha delle incertezze, forse le persone più sicure sono le più deboli. I raggi del sole erano velati, tagliavano in grandi fette la nebbia che sembrava quasi un'entità solida, sentì aprirsi la porta alle sue spalle ma non si voltò. Era Locke che si era svegliato ed era uscito per fumare.

-"Passato una buona nottata Groucho?"

-"Diciamo che ce ne sono state di migliori." Rispose il comico.

-"Cosa ti tormenta?"

-"Nulla in particolare, è solo che ogni tanto mi chiedo il perché di tutto questo. Vedo le persone, guardo i loro volti e mi chiedo con che criterio il destino assegna le parti in questa immensa opera teatrale. Cerco di capire la storia di ogni essere umano e ne sono sicuro, ne sono sicurissimo, nessuno sa perché è venuto al mondo."

-"Mal comune mezzo gaudio allora, non lo sai tu, non lo sanno loro, non lo sa nessuno. Non credo tu debba incazzarti troppo per questo." Cercò di consolarlo il Critico.

-"Tu non capisci, per il mondo noi siamo la parte più infima della società, dopo gli immigrati ovviamente. Siamo dei rifiuti, siamo criminali. Nessuno si domanda per quale motivo abbiamo fatto questa scelta, ed è proprio questo il punto, non avevamo scelta. Almeno io non ne avevo, avrei dovuto suicidarmi, era l'unica altra soluzione che avevo. Il mondo ci giudica Locke, siamo numeri, ormai non siamo più persone, credo tu lo sappia meglio di me." Il Comico si accese un'altra sigaretta, si appoggiò alla porta.

-"Vedi Groucho è proprio questo il punto: le persone giudicano senza sapere. Sparano a zero. E lo fanno per il loro cazzo di gusto di offendere. Prima di puntare il dito sugli altri, dovrebbero tutti levarsi quell'aureola del cazzo che sfoggiano per ogni occasione, dovrebbero accertarsi di aver messo la loro schifosa mano sulla coscienza. A quel punto, molte persone forse capirebbero che la loro schifosa vita è tale per la loro schifosa indole a giudicare, per quel senso del pudore mal riposto che si portano dentro, per le ventimila maschere che si portano in faccia. Capirebbero che fondamentalmente sono semplicemente degli stronzi.
Siamo figli di un presente che vive tra passato e futuro, siamo figli di un non presente, di un materialismo sterile, siamo figli di amicizie che nascono in un giorno, siamo figli di falsità e di indifferenza! Magari si potesse migliorare tutti, io in prima persona, magari. Ma il mondo non te lo permette, ti dice: "fottili prima che loro fottano a te", e si va avanti così, fino al momento in cui qualcuno si stancherà di tutto questo, ma forse sarà troppo tardi." Locke sospirò.

-"Vorrei solo essere felice sai? Come quando da bambino leggevo le favole e andava sempre a finire tutto bene.
A mio figlio, se mai ne avrò uno, non riuscirò mai ad avere il coraggio di raccontare le favole che hanno raccontato a me. A cosa servono? A fargli credere che al mondo si viva "felici e contenti"? Bella stronzata. Ci illudono, le favole, ci fanno credere che se trovi una ragazza addormenta e la baci si sveglia e diventerà tua per sempre, ci fanno credere che i rospi diventano modelli di Abercrombie, che basta continuare a lottare e soprattutto ci illudono che alla fine vince sempre l'eroe, il puro, il coraggioso, il buono. Nella vita questi soggetti la prendono sempre nel culo. Alice sarebbe stata solamente una ragazzina strafatta di acidi che vedeva conigli bianchi parlanti e Biancaneve ancora era stesa sopra quel letto, che voglia tu a dare i baci, non la svegliava manco un defibrillatore. Mi spiace, ma non voglio illudere mio figlio, so quel che si prova a sentirsi raccontare stronzate."

-"Già. Vissero tutti felici e contenti. Chi ha inventato questa frase è proprio un stronzo. Cristo santo, sono le sette di mattina e la giornata è già iniziata male, sei un testa di cazzo a farmi pensare queste cose, dovresti farmi ridere almeno tu!"

Il comico sorrise alla battuta di Locke, sorrise amaro. Era la verità. Ma cosa era la verità? Era un concetto abbastanza variabile in quei tempi. Il mondo non accetta la verità, le persone non la accettano. È sufficiente che ti metti ad urlare in faccia alla gente la verità e tutti ti prendono per pazzo. Era questo il mondo in cui vivevano, la verità andava a braccetto con la pazzia.
E chi mai avrebbe creduto alle parole di un pazzo?!

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