L'artista

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Le persone con più fantasia e con più talento spesso tendono ad essere insicure e inconsapevoli delle proprie potenzialità, sono timide, silenziose ed evitano di mettersi in mostra.
Un ragazzo poco più che maggiorenne era seduto tavolo del salotto di casa sua, stava disegnando. Lo faceva perché solo in quel modo riusciva a rilassarsi. Non era un bel periodo.

A scuola non andava per niente bene, non studiava, odiava qualsiasi materia scientifica. Credeva che la meccanicità e il mero ragionamento fossero modi per imbrigliare la mente e rinchiuderla in una gabbia in cui la fantasia non può e non deve liberarsi. Il più delle volte si rifiutava di prendere appunti e di seguire le lezioni di matematica, fisica e quanto altro. Mentre l'insegnante spiegava lui disegnava nel suo quaderno, i richiami prima e le note di biasimo poi non tardarono ad arrivare. I voti del primo trimestre, eccezzione fatta per le materie umanistiche, erano insufficienti.

Quanto amava l'arte, la pittura e il disegno in generale. Amava i pittori classici e amava pure quelli moderni e contemporanei: Raffaello, Klimt, Michelangelo, Van Gogh, Mondrian, Turner, Monet e chi più ne ha più ne metta. Cercava di imitarli tutti, disegnava qualsiasi loro opera, quella sera stava cercando di riprodurre "Golconda", un dipinto del 1953 di René Magritte.

In quest'opera il pittore moltiplica a "stampo" il curioso personaggio presente in molte altre sue opere, caratterizzato dal vestito e dalla bombetta neri. Il paesaggio, composto da case e tetti tipicamente belga e da un cielo opaco e senza nubi, è ancora una volta caratterizzato da un realismo elementare. Il quadro è stato letto in modi molto diversi nel tempo. La chiave di questa apertura va probabilmente cercata nella assoluta impersonalità della pittura che conquista la capacità rara di non esprimere assolutamente nulla.

Tutto è standardizzato. L' immagine è fatta di tre elementi, cielo, edifici e uomini in bombetta che stanno sull'attenti. E' un esempio classico della semplicità devastante che rede Magritte artista del Surrealismo minimale.
Il cielo, principale responsabile dell' atmosfera di un quadro, non esprime né allegria né tristezza, né inquietitudine né pena. E' semplicemente azzurro, un azzurro neutro e inespressivo.
Così, il quadro può essere indifferentemente un miracolo o un incubo senza via d' uscita.

Il miracolo visivo che una multitudine di uomini possa camminare attraverso il cielo sulla terra e viceversa, che insomma possa a proprio piacimento salire e scendere. L'incubo dell'omologazione, la parabola che tratta della non-unicità del singolo e dell' isolamento umano. La distanza tra gli uomini con la bombetta è sia uniforme sia innaturalmente ampia, fa si che non sembra che questi abbiano assunto posizione, sembra siano stati messi in quella posizione, come pezzi degli scacchi, sono parti di un modello simile a quello della carta da parati, ripetibile e allungabile all' infinito. Ognuno è uno dei tanti, fatti con lo stampo, tutti uguali, una sorta di "Uno, nessuno, centomila" trasposto in pittura.

In realtà, è probabile che "Golconde" sia entrambe le cose: miracolo e incubo allo stesso tempo.

La matita si era spuntata, il ragazzo andò in cucina ad appuntare la matita. La casa era modesta, era una di quelle case popolari che erano state riscattate. Non c'era parquet, solo mattonelle. Quelle della sala erano in fantasia e il ragazzo le amava, mentre quelle della cucina era in cotto arancione, lisce e piatte, più facili a pulirsi. L'abitazione aveva un solo bagno, due camere ed un ripostiglio in cui la madre teneva le scope e gli stracci, il padre invece gli alcolici. Una porta conduceva al garage dove c'era posto per una macchina soltanto, ma non era un problema, visto che ne possedevano solamente una.

-"Scusa mamma, potrei appuntare la matita?" il giovane entrò in cucina, sua madre stava preparando la cena.

_"certo caro, ma ti prego, oltre che disegnare cerca di studiare anche un po', rischi la bocciatura." lo pregò la madre.

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