CAPITOLO II
The Haunting
<"Come on in, boy," said the skeletons
sitting by her closet door
Dirty secrets, empty memories,
and broken hearts across the floor...>
La mattinata scorre monotona e tranquilla. L'allarme tace.Qualche volta, egoisticamente e con una vena di perfidia, desidero che si metta a gridare disperatamente in modo da obbligarci a precipitarci fuori. Leggere è interessante, ti permette di apprendere, conoscere e rilassarti allo stesso tempo, ma quando stai lì, a riflettere per ore sullo stesso argomento, col cervello esausto e l'animo martoriato dai movimenti rumorosi e dagli sghignazzi impertinenti dei tuoi coinquilini, ecco, quando convivi con delle persone, simpaticissime per carità, ma turbolente, vorresti solo che quel maledetto aggeggio suoni per catapultarti fuori e sfogare le tue emozioni represse.
La repressione... la madre di tutte le cattive emozioni.
Altre volte invece, quando sto approfondendo concetti insieme a Malchior, mi viene quasi la necessità di frantumarlo in mille pezzi e farlo tacere per sempre in modo da poter discutere tranquillamente e senza interruzioni perché suona sempre a sproposito.
Oggi penso sia più propensa a pregare l'allarme di suonare.
Al momento, sto fluttuando davanti alla parete in vetro della torre con un libro di poesie fra le mani.
Da quando ho scoperto questo autore, ho capito che ho una propensione verso i libri crudi che ti servono la realtà per com'è e anzi, te la sputano pure citando i peggiori lati negativi.
Come può un libro di poesie essere così pessimista e spesso scurrile?
Beh, semplicemente sono io a trovare estremamente poetica la disperazione umana.Il paesaggio, con questo sole scarno perché coperto da nuvole e quel mare che avanza a fatica, mi sembra così finto e macchinato, come se si muovesse secondo un codice robotico prescritto.
I ragazzi che corrono scambiando la Mains-Room per un campo da rugby stanno mettendo a dura prova il mio auto-controllo. Cosa mi trattiene dal prenderli e scaraventarli fuori da questa torre?
Me lo chiedo anche io.
Tranquillo, non lo farò. Ho una cosa chiamata "buon senso", che di certo non sei tu.
Mi rassegno a sopportare i miei amici quando, forse per compassione o forse per coincidenza, un suono emerge dai fischi e dagli schiamazzi. Un suono impertinente e ripetitivo.-"Merda, proprio mentre stavo per batterti!"- dice Beast Boy al robot umano.
-"TITANS GO!"- all'urlo di battaglia poso frettolosamente il libro sul divano e Robin imbraccia il suo casco mentre gli altri entrano nell'ascensore lasciando perdere i loro intrattenimenti.
Corriamo nei sotterranei.
Devo nascondere questo fremito. È lavoro Rachel.
Com'è, prima fai tutta "professionalità sul lavoro di qua, professionalità di là" e poi ti dai alla pazza gioia?
Non mi sto dando alla pazza gioia, anzi, qualcuno al momento potrebbe rischiare la vita quindi c'è poco da gioire.
Reprimo queste lucciole contrastanti e mi alzo in volo.Dietro di me ci sono Cyborg sorretto da Starfire e Beast Boy trasformato in un piccolo uccello. Preferisce mantenere forme non troppo impegnative prima di uno scontro, più grande è l'animale e più velocemente si stanca.
Sotto di me, Robin sta sfrecciando con la sua moto.
Il verde avanza velocemente verso una centralina e inserendo un codice ci apre l'ingresso del tunnel sottomarino.
-"Cyborg, detta le coordinate!"- urla Robin dal basso.
Dal braccio meccanico appare una mappa sotto-forma di ologramma che segna il punto critico della città.
Stiamo andando verso il centro.
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I Colori Del Buio
FanfictionCosa sono le emozioni? Come le usano le persone? A cosa servono? Che colori hanno? E soprattutto, cosa si cela realmente dietro quella maschera di forza indossata da Rachel Roth meglio conosciuta come Raven? Quando per caso Jump City si ritroverà vi...