24 marzo 2012.
Ieri Marta a scuola non c'era e sinceramente di spiegargli tutto per telefono non mi andava.
Oggi c'era.
Era seduta all'ultimo banco della seconda fila, quella al centro.
La raggiunsi e posai le mie cose sul banco vuoto.
"Che fine hai fatto? Sono giorni che non venivi, successo qualcosa?" mi chiese Marta salutandomi con un bacio sulla guancia.
"Mah niente di che, dopo usciamo in cortile e ti dico tutto."
Marta annuí e intanto entrò il professore di Diritto.
Passò anche l'ora di diritto e arrivò la professoressa di inglese.
Lei arriva sempre in ritardo, erano le 9.15
Io mi alzai, feci cenno a Marta di seguirmi.
"Prof, io e Marta possiamo andare in bagno prima che lei comici la lezione?"
"Andate ragazze, ma fate presto."
Adoro quella prof *_*
Scendemmo le scale e ci sedemmo sul muretto, vicino alla palestra.
Le raccontai tutto, senza tralasciare nessun dettaglio.
"Io te l'avevo detto. So che tu ci stai male, che tutto questo non te lo meriti, che ti manca e che non riesci neanche a dormici la notte.
So tutto questo e questa volta non voglio essere la pecora nera del gruppo che sa solo criticare ogni tua azione. Stavolta dico cosa penso, per filo e per segno.
Il fatto che lui non viene da tre giorni mi fa pensare, molto.
Sono sicura che non viene per te. Sta troppo male. Sono sicurissima e con questo voglio dirti che se ti manca davvero, se lo ami davvero come dici sempre, allora vattelo a riprendere.
Ciò che è tuo non deve essere di nessun altro."
Detto questo la abbracciai.
Mentre ci alzavamo dal muretto arrivò Davide.
"Ehy Francesca, ieri poi non sono riuscito a contattarti per metterci d'accordo. Ho un brutto presentimento. Oggi sei libera? Alle 4 alla fontana della piazza, fammi sapere."
Guardai l'orologio, era tardissimo! Io e Marta ci mettemmo a correre per arrivare presto in classe.
Appena tornata a casa avevo chiamato Davide. Ho accettato, voglio proprio vedere cosa ha da farmi vedere di così importante.
Alle 4, precise, mi feci trovare davanti la fontana della piazza e vidi arrivare Davide.
Mi salutó e mi portò davanti un cancello bordeaux vicino la piazza.
"Cosa ci facciamo qui?" chiesi io.
Lui con l'indice mi fece segno di stare in silenzio e suonó al citofono.
Non avevo letto il nome sul citofono ma appena risposero avevo subito capito di chi era quella casa.
"Sono Davide"
"Si entra pure" rispose Marina dall'altra parte.
Entrammo in casa.
Wow. Favolosa. Completamente differente da quella in montagna.
Tutta in stile arte povera.
Marina mi salutó molto affettuosa, come sempre.
"Matteo non sa che ci sei anche te." mi sussurró all'orecchio.
Davide andò in camera di Matteo e io rimasi in salotto con Marina.
Sentì urlare il mio nome dal bagno vicino la camera di Matteo.
Entrai di corsa e subito vidi il lavandino pieno di sangue e Matteo e Davide a terra.
Mi precipitai anche io a terra e vidi i polsi di Matteo completamente distrutti.
Non dissi niente, non c'era nulla da dire, era tutto così evidente.
Crollai in un pianto e cominciai a baciare Matteo.
Agì d'istinto.
Presi dell'acqua ossigenata e dell'ovatta e disinfettai i polsi di Matteo facendo attenzione a non fargli del male.
Poi portai Matteo sul letto.
"Perché l'hai fatto?" chiesi ancora con le lacrime agli occhi.
"Mi mancavi. Ti amo. Ti amo. Senza te non ci so stare."
"Potevi chiamarmi. Ti amo anche io." risposi.
Scoppiai di nuovo a piangere e mi buttai tra le sue braccia.
"Non lasciarmi mai più" sussurrai.
Davide questa mattina aveva un presentimento.
Eccolo.
Tutto questo è successo.
~ Spazio autrice. ~
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