Adoro la notte. Quell'incessante silenzio è una melodia che accarezza i miei timpani. Sono incantevoli le tenebre, è fin troppo eccitante aver la piena consapevolezza del fatto che potrebbe già esserci qualcuno al tuo fianco, prima ancora che tu possa rendertene conto. Per questo la notte cerco di prestar attenzione ad ogni minimo rumore, cerco di scogere sagome, di percepir odori non comuni all'ambiente in cui mi trovo magari; vivo la notte col timore che qualcuno possa farmi del male senza che io me ne accorga. Forse è proprio per questo che amo la notte, è come uno sport estremo per me, ogni notte faccio il carico d'adrenalina.
Ho circa vent'anni, anche se la mia barba può sollevare discussioni sull'argomento. Sono un comune ragazzo di provincia, un sempliciotto, pieno di vitalità e carisma, mi piace stare fra la gente, ma ancor più amo star da solo. Dicono che soltanto se riesci a star solo con te stesso puoi poi trovarti in sintonia con tutto il resto delle persone; be, io ne sono la prova inconfutabile. Ma ho già detto abbastanza di me, della mia personalità, ci tengo alla mia privacy, non voglio che tutti mi riconoscano.
No, in realtà mento, è solo che non mi va di star qui a spiegarvi tutto e subito, fatevene una ragione lettori, ed abbiate pazienza; prometto che mi conoscerete meglio.Ma veniamo al dunque. Penso si sia capito che amo la notte no? Altrimenti posso anche spiegarvelo ancora. Sì, sono un burlone, ma non odiatemi per questo.
Sto per raccontarvi una serie di aneddoti riguardanti la mia sorta di amante. Parlo della notte sciocchi!Era novembre forse, o dicembre (ho la memoria corta) e fuori pioveva a dirotto. Avevo appena rollato una sigaretta, ed a luci spente ero andato sul balcone per ammazzarla. Che aria che si respira. Pioveva da più di sei ore, ed il profumo di terra bagnata mi inebriava le narici. Vivo in periferia, e mai cercherei di abbandonarla per il caos della città.
Ad ogni modo, in lontananza mi parve di intravedere una sagoma. D'istinto cercai di mettere meglio a fuoco, eh sì, era proprio una sagoma, e sì avvicinava a passo svelto sempre più vicina al mio balcone.
<<non piove per nulla eh?>> le domandai quasi ironico quando oramai quella sagoma era sotto di me.
Si voltò, quasi sobbalzando; non la biasimo, di certo non si aspettava che qualcuno le parlasse alle due del mattino.
<<l'ironia è di certo un'ottima modalità d'approccio straniero!>> esclamò lei mentre a grandi passi si allontanava sempre più da me. Era una donna, una ragazza. Non riuscii quella notte a definire subito i lineamenti del suo viso, e se l'avessi rivista non l'avrei riconosciuta. Si mimetizzava bene coi colori scuri della notte, e tutto ciò che la riparava da quell'acquazzone era un giubotto con un enorme cappuccio che le copriva la fronte.
<<PETER>> le gridai per farle capire come mi chiamassi
<<scusa se non mi trattengo Peter. Saluti>> e con queste ultime mi lasciò. Scomparve fra le tenebre a passi sempre più svelti nascondendo le sue mani in tasca.Una cosa è certa, quella ragazza, che di sol due parole mi aveva degnato, era già riuscita ad entrarmi in mente. Aveva lasciato il segno. Uno fu il pensiero che mi si accese in mente, "quella ragazza ama la notte proprio come me".
Ripensandola continua a consumar tabacco sigaretta dopo sigaretta, fino a che non si fece quasi mattino, così optai per aspettare l'alba, infischiandomene del fatto che il mattino successivo, avrei avuto delle borse sotto gli occhi che neppure dolce e gabbana saprebbe far di meglio.
Questa è solo la prima di tante, troppe nottate passate ad aspettar il nulla apparentemente; ma poi, il nulla è stato l'unico a non farsi vedere.