Il profumo del dolore era teso nell'aria.
Uno squarcio lungo il petto accentuava il dolore che provavo.
Ero smarrita in un'abisso di mortificazione che neppure le lacrime riuscivano a colmare.
Lacrime... Quelle poche che restavano.
Oramai piangevo veleno.Zeppa di sangue, con dei grossi lividi neri su tutto il corpo. Sulla pancia, le braccia, le gambe.
Del mio vestito era rimasto ormai ben poco, strappato, come la mia voglia di vivere.
Affannosa, passo dopo passo, senza energie stavo lentamente cadendo in un fosso. Un fosso dove ci resti tutta la vita. Un'altra vita.Mi accasciai poco più avanti.
Delle mani mi tenevano in braccio. Uno sguardo famigliare, gridava aiuto e correva disperato. Atrocità di quelle urla sembravano esser dette al vento. Nessuno correva ad aiutarlo. Ad aiutarmi. Ad aiutarci.
Avevo oramai macchiato la sua maglia di sangue. Credevo che se avessi chiuso gli occhi gli avrei chiusi per sempre. Ma quel giovane la cui pelle risplendeva alle primi luci del mattino, non pareva rassegnarsi. E con tutto se stesso correva con me in braccio per chissà dove.Poi chiusi gli occhi...
Mio fratello accompagnava la barella che mi conduceva al pronto soccorso. Lo riconobbi assieme a mia madre che a mani giunte si disperava strappandosi i capelli.
Nessuno aveva da dire. Tutti gli abbracci e i sorrisi di un tempo erano stati sostituiti con urla di pianti agonizzanti, che stendevano anche il miglior pugile, che toglievano il sorriso anche a tutti gli spettatori di un cabaret.Ancora una volta la vita mi si era rivolta contro. Il fato stava lanciando i miei dadi scommettendo con la morte e lo sconforto.
Io in mezzo a due carnefici. Io la preda fragile. Il bottino da spartirsi o quello da vincere come premio. La mia vita, o la mia anima.
E se vivere avrebbe significato continuare per quella via, avrei preferito morire. Subito.Una mano sporca del mio sangue mi accarezzò i capelli e mi baciò la fronte prima di lasciarmi andare in quella stanza del pronto soccorso tutta sola e morente.
Mi si avvicinò all'orecchio quel volto, e lento mi sussurrò dopo avermi baciata
"Tieni duro Mia. Io voglio rivederti".Fierezza e lucentezza nei suoi grandi occhi quasi mi diedero conforto. Grazie a lui mi venne voglia di lottare. Avevo già sentito quella voce, e qualcosa mi dicevo che detestavo quella voce anche se non sapevo esattamente di chi fosse. Ma in quel momento, era tutto ciò di cui avevo bisogno.
I medici parlavano fra loro a gran voce. E poi mi addormentai di nuovo.
E rivolsi a lui il mio ultimo pensiero. A colui che in qualche modo era riuscito a farmi sentire che c'era. Che lui era vicino a me e che mi aveva portata in salvo.
"Grazie"